Quando perdiamo la pazienza coi nostri figli, le nostre prime reazioni istintive sono di alzare la voce, magari dare uno scappellotto.. E se invece la soluzione fosse riempirli di coccole?!Se vi sembra contro-intuitivo usare le coccole per far cessare una situazione o un comportamento che non ci piacciono, leggete qui! Potreste ricredervi..e la scienza della coccole potrebbe venirvi in aiuto.
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Piccole frustrazioni crescono
Prendiamo un fine pomeriggio a casa.
Sono appena tornata dal supermercato con i bambini, e ora siamo tutti esausti dopo una lunga giornata. Avevo promesso a mia sorella e ai miei genitori, che vivono lontano, che li avrei chiamati in video su Whatsapp per raccontargli della nostra ultima settimana.
I bambini al’inizio erano contenti di parlare con loro, e poi piano piano hanno iniziato ad innervosirsi per la mia mancanza di disponibilità. Appena ho preso io il telefono in mano e ho attaccato con argomenti “più seri” da adulti, hanno cominciato coll’interrompermi ogni due parole e mezzo.
Sono rimasta calma all’inizio, e ho gentilmente chiesto di aspettare fino alla fine della frase prima di intervenire. Mi sono arrabbiata intorno alla decima volta, ma poiché conosco molto bene la sintomatologia, ho capito e ho chiuso rapidamente la chiamata.
Il mio sguardo interrogativo esprimeva il mio sconforto : “Come farò a preparare la cena ora che i bambini hanno appena svuotato il loro “serbatoio” e hanno bisogno di me un’altra volta di me?”
Ho provato con la “tecnica dell’aperitivo”. Ho chiamato i bambini al tavolo della cucina e mi sono offerta di far sgranocchiare loro qualcosa intanto che io preparavo la cena, in modo che potessimo essere vicini; speravo davvero che il cibo potesse sostituire la mia presenza mentale.
Sintomi non colti del bisogno di coccole
(Quando vorremmo chiuderli momentaneamente in camera e non vederli per almeno un’oretta)
Ho commesso un errore, però. Ho notato che avevo dei messaggi sul mio telefono e … ho risposto. Il mio corpo calloso probabilmente non è abbastanza spesso, e quando mi concentro su una risposta, non riesco a concentrarmi contemporaneamente sulle richieste dei miei figli.
Quindi, non solo ho perso alcuni preziosi minuti nella preparazione della cena, ma ho anche perso di nuovo la connessione con loro. Il che si è risolto in piccole scaramucce e provocazioni da parte dei miei figli, e un po’ più di stanchezza e irritazione per me.
Ho suggerito ad alta voce: Perché non ceniamo subito, potete aiutarmi a preparare il tavolo, così poi prima di andare a letto possiamo giocare a Super Farmer?
(un nuovo regalo, è un gioco divertente adatto per i 4 anni in su, ma anche mio figlio di due riesce a partecipare – il che lo rende un’ottima attività da fare tutti insieme).
NO MAMMA, VOGLIO LEGGERE LE STORIE ORA!
(Dovete immaginarvi la voce urlante, acuta e imperiosa di mia figlia)
Respiro.
Amore, sono molto stanca, possiamo mangiare in fretta e poi ti leggerò la storia.
NO!
Altro respiro.
Uhm. Ok, allora vieni qui e aiutami a preparare la tavola mentre io finisco di cucinare per la cena, e poi leggiamo UNA storia prima di mangiare.
NO! Non voglio aiutarti! Sono stanca e poi sei sempre tu che fai il lavoro per noi! Non voglio aiutarti oggi, perché dovrei?!
Come potevo lasciar correre una risposta simile a una bambina che non ha ancora 5 anni? Cosa ne sarà di lei (di noi genitori!) quando ne avrà 15?
Quando coccole rimano con attenzione – e funzionano sempre
Avevo capito che il suo bisogno era stare con me, avere la mia attenzione. Io però volevo che lei si scusasse, si alzasse e mi aiutasse, proprio come stava facendo suo fratello.
Ho provato a portarla più vicino a me per abbracciarla, ma lei ha continuato a urlare, il che mi ha fatto perdere il controllo e gridare a mia volta. Fino a quando non è riuscita a dirmi che era arrabbiata con me perché non le ho risposto mentre ero al telefono.
A-ah! Voleva solo attenzione fin dall’inizio… Non le sono stata abbastanza vicina dopo la lunga giornata che aveva avuto senza di me al suo fianco.
Quindi mi sono scusata con lei, sottolineando che il suo comportamento non era accettabile e che riceveva in questo modo solo un’attenzione “negativa” invece di un abbraccio. Abbiamo ripristinato le cose con una coccola e una storia (dopo che mi ha aiutato con la preparazione della tavola!). E poi le cose sono migliorate molto fino a (quasi) ora di andare a letto.
Cos’era successo?! E come possiamo evitare questa situazione la prossima volta?
La teoria delle coccole
In svariati testi che ho avuto l’opportunità di incontrare e leggere, lo stress è indicato come una delle principali cause di comportamenti inadatti e di svariati problemi nei bambini.
Parlare di stress in sé è complesso, e credo sia meglio farlo più nel dettaglio in un articolo a parte. Tuttavia, ciò che noi adulti potremmo cercare di tenere a mente in una situazione del genere è che lo stress è una risposta fisica che inizia nel cervello e scatena una serie di reazioni nel corpo.
Non sto parlando dello stress che proviamo da adulti sul posto di lavoro per esempio, o quando abbiamo problemi finanziari o di relazione, ecc. Ma fin dalla più tenera età, i bambini sono sottoposti a stress (con conseguente reazione fisiologica) quando i loro bisogni non sono soddisfatti. Tra questi c’è il contatto fisico e la vicinanza alla figura di attaccamento.
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Proviamo a ricordarci di quando andavamo a scuola, quando eravamo piccoli.
Immaginiamo di aver passato l’intera giornata con i nostri compagni di classe e le nostre maestre (o maestri), con tutta la pressione sociale che questo comporta. Dobbiamo dimostrare che facciamo parte del gruppo, che siamo come gli altri, per essere accettati. Dobbiamo nascondere le nostre emozioni, le nostre particolarità, per obbedire alle regole di comportamento imposte. Tutto questo è difficile e … stressante.
Alla fine, quando torniamo a casa, in un ambiente sicuro, non aspettiamo altro che stare con mamma e papà, che sanno chi siamo, ci accettano, amano e sostengono; ed è lì che lasciamo andare tutte le tensioni che abbiamo incamerato durante il giorno.
E’ lì che perdiamo il controllo, quando riceviamo commenti di per sé innocui, quando tutto ci infastidisce e perdiamo la pazienza per delle inezie.. e stavo parlando di quando eravamo bambini a scuola, ma non somiglia un po ‘alla nostra vita oggi quando torniamo a casa dal lavoro? I meccanismi sono gli stessi.Rilasciamo le tensioni accumulate in un ambiente protetto.
Cosa succede dentro di noi
Di fronte a un evento stressante, l’amigdala rilascia una serie di ormoni che segnalano all’ipotalamo e ad altre aree del cervello di rispondere. Questa è chiamata reazione di “attacco o fuga“. Chimicamente, l’ipotalamo rilascia cortisolo, un ormone responsabile di una serie di reazioni fisiche come cambiamenti nei livelli di zucchero nel sangue e di pressione sanguigna, risposte immunitarie, aumento della frequenza cardiaca, ecc.
Queste reazioni fisiche creano una tensione interiore che può essere espressa in comportamento aggressivo (reazione di attacco) o in paralisi (reazione di fuga). È un po’ come uno svenimento per non provare dolore. È qui che la punizione fisica come lo scappellotto peggiora la situazione perché aumenta il livello di stress e il bambino semplicemente non riesce a contenere e rilasciare questa tensione.. Aiuta forse noi adulti a scaricare la nostra, di tensione. Meglio ricordarcene per agire a livello cosciente.
Questa teoria è ben spiegata e corredata di esempi nel bel libro di Isabelle Filliozat “Il me cherche!”, purtroppo non ancora tradotto in italiano. (Se sapete il francese, potete leggerne una mia recensione qui.)
Le soluzioni?
La prima cosa da fare è aiutare i nostri figli a ritrovare uno stato di calma eliminando tutto il cortisolo. L’ossitocina è il perfetto antidoto! Viene prodotta.. con una bella dose di coccole, abbracci, contatto fisico. Funziona anche per noi adulti : se sentiamo che il nostro livello di cortisolo aumenta sempre di più (leggi: rabbia e frustrazione), la prima cosa da fare è respirare profondamente e restare calmi.
Poi :
- Voce dolce e confortante
- Gesti di affetto e di empatia nei loro confronti, il più che possibile.
- Per i bambini più piccoli : trattenerli fisicamente, tenerli stretti a noi
- Per i più grandi : possiamo cominciare a parlare dei loro sentimenti e di quello che è successo dentro di loro; portarli fuori per una passeggiata o fare attività fisica, per esempio.
Con i miei figli funziona bene fare dei bei respiri profondi insieme, come quando facciamo yoga. (sui benefici della respirazione, vedi anche il post dedicato).
Sempre e soprattutto, tante coccole.
Messa in pratica…
Durante quella famosa serata, ho chiesto ai bambini di smettere di dire “pupù” tutto il tempo, specialmente durante la cena. Poiché le mie parole sono cadute nel vuoto, mi sono di nuovo arrabbiata .. Alla fine, ho preferito auto-isolarmi chiudendomi in bagno.
I bambini immediatamente mi hanno inseguito e mi hanno pregato di uscire. Il che li ha fatti anche promettere di smetterla con la storia della pupù quindi .. ha funzionato!
Vedete, ho scelto questa soluzione perché non volevo minacciarli o punirli. Mi permette di calmarmi e vedere la situazione da un altro punto di vista.
Respiro, respiro, mi calmo, evito di urlare sempre più forte … e poi torno a coccolarli. Aumenta anche la mia, di ossitocina 😉
La lezione che ho imparato? Devo essere più rapida a cogliere gli indizi! A sapere subito quando i miei figli iniziano a non poterne più e ad avere bisogno di me. E allora, smettere tutto quello che sto facendo e trascorrere fossero anche solo 5 minuti con loro, così si “ricaricano”. Altrimenti, poi potrebbe essere troppo tardi!
E quando a voi capita di perdere le staffe come fate? Avete qualche “trucco magico” da suggerire? Scrivete nei commenti!
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