Perché parlare di stress dei neonati? Per il terzo episodio di questa mini-serie dedicata allo stress, mi sta particolarmente a cuore ripartire dall’inizio. Perché anche i bebè si stressano (e molto); e il modo in cui noi li accompagniamo determina la formazione delle strutture mentali fondamentali che li aiuteranno ad affrontare la vita anche da adulti. E anche se i tuoi figli sono più grandi, vale comunque la pena saperne di più, e diffondere alle future generazioni!
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Perché parlare di stress dei neonati ?
Tutto quello che sto per scrivere oggi non lo sapevo quando sono diventata mamma la prima volta.
Ero serena, tranquilla e ingenua, convinta che avrei fatto i miei errori nel migliore dei modi.
L’istinto mi suggeriva come reagire; ma poi c’erano molte altre voci che si alzavano più forti :
“Così la vizi!”; “Non vorrai mica che prenda l’abitudine?” “Sei troppo buona/ troppo paziente/varie”.
E poi, la stanchezza; talvolta, la solitudine dell’incomprensione.
Spero di non aver fatto danni gravissimi, ma allo stesso tempo mi dico: “Se solo l’avessi saputo prima!”
Allora, neonati di oggi e di domani, mamma neo o in divenire, tu papà che hai un ruolo così importante ma non sempre lo sai.. Queste righe sono per te.
Se stai pensando che non ti riguardi, e stai per cliccare altrove (perché so bene che il tempo è poco e prezioso, e l’attenzione su internet dura solo pochi minuti).. Aspetta.
Chi sei, oggi, dipende almeno in parte da quei primi mesi con i tuoi genitori.
#1: siamo noi genitori a formare il cervello dei nostri bebè
Alla nascita, il cervello di un neonato ha circa 100 miliardi di neuroni. Eppure, non è ancora finito : è solo l’inizio.
Questa scelta è biologicamente voluta : gli esseri umani nascono malleabili, pronti ad adattarsi a qualsiasi ambiente sociale li accoglierà.
Il cervello, insomma, si costruisce sulla base dell’esperienza.
I primi mesi e anni, le sinapsi (cioè le connessioni tra un neurone e l’altro) aumentano moltissimo, mentre le connessioni non più utilizzate vengono rapidamente eliminate per far spazio alle nuove. (Ecco perché fino ai 3 anni i bambini dimenticano rapidamente persone e eventi se non sono ripetuti).
E quali sono le principali esperienze di un neonato? Noi, i suoi genitori. Attraverso i sensi.
Il bebè nasce già equipaggiato per usare al massimo alcuni sensi, in particolare:
- olfatto – riconosce l’odore della mamma e del latte
- tatto – sente la presenza del genitore con tutto il suo corpo
- udito – riconosce già la voce della mamma e ricerca il battito del suo cuore (ecco perché tendiamo ad allattare per primo dal seno sinistro..)
Ti ricordi quella sensazione di calma profonda, quelle prime ore in cui hai potuto tenere in braccio la tua creatura? Non sembrava forse che il mondo fosse fermo, che esisteste solo voi in quella stanza d’ospedale diventata improvvisamente una bolla di sapone colorata?
A un certo punto, anche le bolle più resistenti scoppiano..
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Che cos’è lo stress per un neonato
Abbiamo visto che cos’è lo stress, i suoi effetti sul lungo periodo e come siamo noi stessi a volte a indurci in una situazione di stress elevato (cortisolo alto).
Sembra assurdo pensare che una creaturina appena nata possa già stressarsi, giusto?
Se ti dico “Stress”, probabilmente pensi alla prossima riunione importante, all’aumento di stipendio che vuoi chiedere, a come annunciare la tua maternità senza rischiare di perdere il posto di lavoro (anche se questo ormai non dovrebbe più succedere no?)
Riprendiamo la definizione di stress :
“Quando siamo esposti a un qualsiasi elemento, interno o esterno, che scompensa il nostro equilibrio fisiologico o psicologico”
Pensa adesso al tuo bimbo appena nato. A quanto dipenda completamente da te per la sopravvivenza.
Qualunque stimolo potenzialmente può metterlo in pericolo, perché non sa ancora cosa sia realmente pericoloso e cosa no.
Non ha ancora le chiavi di interpretazione necessarie, e comunque non può rimediare in nessun modo.
#2 : Anche i neonati si stressano!
Mettiamola così: per almeno i primi due mesi di vita, ogni volta che succede qualcosa (un rumore improvviso, un sorriso, la sensazione di fame..) l’equilibrio del neonato si stravolge. La tua reazione (o la sua assenza) manda dei segnali fondamentali al cervello del bebè.
Il suo sistema nervoso non ha altri elementi per interpretare lo stimolo se non quello dato dal genitore.
Il genitore sorride, mi prende in braccio, magari mi dà anche da mangiare? Tutto sotto controllo. Le fonti di piacere del bebè (i 3 sensi già citati sopra) comunicano direttamente al suo cervello e riportano l’equilibrio.
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Il genitore non reagisce, o manifesta a sua volta paura o rabbia? Allarme rosso!
Quando la situazione stressante si prolunga, entra in circolo il famoso cortisolo.
In difesa delle neo-mamme alle prese con il primo figlio
Trovo che spesso si dia troppo per scontato che l’occuparsi di un nuovo nato sia istintivo, naturale (“Se ce l’hanno fatta secoli di mamme prima di noi..“)
Ignorando, però, che..
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Oggi le mamme molto spesso lavorano, e devono far fronte a situazioni talvolta difficili, anche perché la società in qualche modo ci rimanda un’immagine della “mamma perfetta”
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Spesso le famiglie si spostano, e viene a mancare il supporto dei nonni, dei fratelli più grandi, di chi c’è passato prima di noi e può dare una mano.( Per crescere un bambino, ci vuole un villaggio..)
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Inoltre, fino a pochi anni fa non si sapeva molto su come funziona un cervello; perché non approfittare delle nuove scoperte? Che talvolta ci spingono a cambiare metodi rispetto al passato.
Salvo casi estremi e problemi gravi, non si chiede aiuto.
Come si fa ad allattare?
È normale che il mio bebè voglia così tanto spesso il seno?
Devo aspettare che pianga?
Invece, occuparsi di un neonato non è sempre così facile e istintivo, e può essere faticoso.
La lista dei dubbi potenziali è lunga, e se una volta usciti dalla fase bebè ci sembrano superati, per chi ci si trova c’è da perdersi il sonno. (Letteralmente).. E talvolta perpetuiamo inconsciamente certi luoghi comuni.
Come quello che i neonati possano prendere vizi, o fare capricci.. Quando il loro cervello ancora non è in grado di farlo.
La buona notizia? In generale, faremo bene la maggior parte delle cose e per il resto, facciamoci aiutare! Perché..
#3 : è il tuo intervento che insegna ai neonati come regolare lo stress
I neonati sono incapaci di regolare internamente da soli lo stress. Dipendono interamente da noi per farlo.
Come si fa?!
Lo stress può dipendere da:
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un bisogno fisiologico – tipicamente, fame e sete;
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un bisogno psicologico – un’emozione da interpretare
Nel primo caso, mamma, resta attenta ai segnali che indicano che il bebè ha fame.
Di solito, almeno nelle primissime settimane, quando muove la bocca e dà segni di esser ben sveglio. Eh già, sarebbe meglio intervenire prima che il piccolo pianga disperato, nonostante quello che si pensa generalmente!
#4 : Per rispondere allo stress dei neonati, mostriamogli le sue emozioni
Nel secondo caso, invece?
Sai quando hai quel riflesso istintivo di sorridere ai neonati e fare versi, linguacce, facce buffe e vocine che per fortuna usiamo solo coi neonati?
“Che sorrisone! Sei felice eh?!”.
“Oh, sei arrabbiato, hai fame e la mamma non se n’è accorta”.
(Potrebbe interessarti anche : accettare le emozioni dei tuoi figli farà di te un genitore più sereno
Ecco, questo vuol dire interagire come uno specchio (in inglese si chiama proprio “mirroring“); far vedere al bebè che abbiamo capito quello che sente, e “spiegarglielo”.
Per capire gli effetti di questa interazione, e quanto facilmente possiamo “stressare” i nostri bimbi, guarda il video di questo esperimento (in inglese).
Mostra la reazione di una bimba di un anno quando la mamma smette di rispondere ai suoi stimoli, mostrandole una faccia impassibile:
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Questa interazione, ripetuta infinite volte nei primi mesi e anni, insegna ai neonati:
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Che c’è qualcuno che si occupa di loro e li tiene al sicuro
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ad associare sensazione a conseguenza (e poi, piano piano, anche alla parola associata.. ma andiamo con calma!)
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Le 3 tipologie di stress
Per andare un po’ più sul concreto, i neonati possono essere esposti a 3 tipi di stress:
- positivo
- tollerabile
- tossico
#5: Non tutto lo stress è cattivo
Questa è la buona notizia! Proprio come per noi adulti, una dose contenuta di stress è molto sana!
Insegna e permette al bambino di costruirsi, di saper reagire agli eventi “da solo”.
Insomma: niente panico. Tua figlia non crescerà con delle turbe mentali se l’hai fatta piangere un po’ di più stanotte, perché eri stravolta.
Quello che conta, è la ripetitività, la continuità.
I problemi possono sorgere quando noi genitori abbiamo un problema serio, che ci impedisce di essere presenti per il nostro bebè.
Penso a : depressione, abbandono, problemi economici gravi, abusi, eccetera.
E quindi, a livello di società, di comunità, di famiglia, è importante essere a conoscenza di tutto questo per poter AIUTARE se mai dovesse essercene il bisogno.
Gli effetti dello stress sui neonati
Se ti stai chiedendo, ma cosa succede al cervello del bebè in questione se davvero si trova ad affrontare un lungo periodo di stress tossico?
Per chi vuole una risposta schematica e riassuntiva:
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Stress tossico = cortisolo troppo alto = la formazione del cervello viene intaccata
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Da un punto di vista fisiologico = il bambino cresce con una reattività maggiore allo stress
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Invece, dal punto di vista del comportamento = difficoltà ad adattarsi
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Per quanto riguarda l’apprendimento = mancanze linguistiche, cognitive e socio-emotive.
Insomma, non partiamo col piede giusto.
Se volessi la risposta più tecnica, quindi solo per gli interessati:
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livelli troppo alti di cortisolo fanno ridurre le connessioni neuronali nella corteccia orbito-frontale.
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questo fa sì che il cervello faccia ancora più fatica a rispondere alle reazioni dell’amigdala, che invece è “sovreccitata”
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l’amigdala diventa più reattiva e cresce di più
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In parole povere: ci si stressa più facilmente e si hanno meno risorse neuronali per far fronte allo stress. E questo ce lo si porta dietro anche in età adulta, in modo diverso secondo le caratteristiche proprie a ciascuno.
#6 Per concludere: per poter regolare meglio lo stress del tuo bebè, circondati di zenitudine
Il modo in cui noi adulti sappiamo accompagnare i nostri bambini fin dalla nascita dà degli strumenti preziosi per saper affrontare la vita.
(E parlo in senso largo: non solo i nostri figli, ma i bambini con cui abbiamo l’occasione di trascorrere del tempo)
Riappropriarci del nostro ruolo con consapevolezza non vuol dire aggiungere una preoccupazione supplementare nel tentativo (vano) di “fare tutto giusto”.
Vuol dire, al contrario, :
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osare chiedere e offrire aiuto concreto senza sensi di colpa, per esempio.
-
Imparare a prenderci cura di noi, per poter essere poi aperti e disponibili a rispondere ai bisogni dei nostri bimbi.
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Non aver paura a mostrare la nostra vulnerabilità, i nostri dubbi..
Perché se noi siamo sereni, allora riusciamo a essere presenti, e a “prenderci sulle spalle” i bisogni dei nostri neonati. A regolare il loro stress.
E credimi, è un ottimo esercizio per tutte le fasi della crescita che ancora ti aspettano..
Fonti e riferimenti
Nota : le letture che cito per approfondimento includono principalmente i libri che ho usato per la redazione di questo articolo, che mi hanno personalmente appassionato, o talvolta che che mi ispirano e vorrei fare io stessa. I link verso Amazon.it o www.ilgiardinodeilibri.it sono affiliati: significa che se clicchi e decidi di effettuare un acquisto, io percepisco una piccola commissione senza costi aggiuntivi per te.
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È da questo libro che ho tratto la maggior parte delle informazioni: “Perché si devono amare i bambini” (lo trovi anche su Amazon) approfondisce il legame tra le relazioni e lo sviluppo cerebrale, con esempi di vita vera quanto alle conseguenze possibili sulla salute (in senso ampio del termine). Poiché è un filo tecnico, te lo consiglio soprattutto se sei interessato ad approfondire il tema.
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Questa è una guida indispensabile : “Le prime relazioni del bambino. Dalla nascita a due anni, i legami fondamentali per lo sviluppo” è pieno di fotografie che illustrano come interagire con bambini accompagnandoli nel loro primo sviluppo, in fasi delicate come insegnar loro ad addormentarsi, lasciarli la prima volta in asilo, e così via; il tutto con un tono leggero, non colpevolizzante ma informativo. Per me, una perla rara che purtroppo ho scoperto “tardi”. Della stessa autrice, trovi anche “Il linguaggio prima delle parole“
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Infine, “Errori da non ripetere. Come la conoscenza della propria storia aiuta a essere genitori“, porta a fare un lavoro di “auto-analisi” sul legame tra la nostra storia e quella dei nostri figli. (lo trovi anche su Amazon)
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Alcune delle situazioni tipiche che causano stress nei più piccoli, e qualche strategia per aiutarli a calmarsi.
Infine, ecco un paio di video (il primo in italiano, il secondo in inglese coi sottotitoli)!
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