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Come fare per accogliere la paura dei bambini (e la nostra)? Con la curiosità.

Non aver paura! Vinci le tue paure! Le persone coraggiose non hanno paura. E se, al contrario, dovessimo imparare ad accettare la paura come un’emozione naturale, a riconoscerla nei segni che lascia sul nostro corpo, e poi usare queste informazioni per intraprendere un’azione consapevole? Invece di etichettare la paura come qualcosa di negativo? E ancora più importante: non sarebbe fantastico se potessimo insegnare ai nostri bambini a mantenere il loro legame istintivo con le sensazioni, e aiutarli a usare la loro naturale curiosità per accogliere (e poi superare) la paura ?

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Ecco Emilie e la sua famiglia 🙂 foto per gentile concessione di Emilie Hoffman

Un’intervista per capire come aiutare i bambini ad accettare la paura

Sono felice e onorata di ospitare un’intervista (qui la versione da me tradotta dall’inglese) con Emilie Hoffman, coach americana, istruttrice di pilates e creatrice del metodo di coaching mente/corpo “The science meets soul” (La scienza incontra l’anima).

Adoro il suo approccio. Consiste nel creare una connessione più profonda con il nostro corpo e le nostre sensazioni, per farci capire più profondamente il nostro io interiore – i nostri bisogni, le nostre emozioni, i nostri valori.

La convinzione di fondo è che, una volta che siamo in grado di stabilire un rapporto positivo con noi stessi, siamo poi capaci di costruire relazioni sane anche con il mondo esterno.

In una delle sue recenti newsletter, Emilie ha scritto qualcosa sulla paura che mi ha colpito profondamente: come facciamo a capire quando la paura ci blocca dall’intraprendere qualcosa che in realtà ci migliorerebbe la vita? E quando invece è un segnale reale di qualcosa che davvero è pericoloso per noi?

Spesso tendiamo a pensare alla paura come a un’emozione negativa, proprio come facciamo con la rabbia. Sono invece emozioni naturali e molto importanti: ci inviano informazioni utili che non dobbiamo ignorare, ma imparare a interpretare, per guidare le nostre azioni in un modo che ci sia utile e ci faccia bene.

Mentre leggevo, non ho potuto fare a meno di pensare al modo in cui insegniamo ai nostri figli ad affrontare queste emozioni. Ho capito che, molto spesso, esso si basa sulla nostra esperienza da bambini più che su un approccio riflettuto e consapevole.

E in quel momento ho avuto l’idea di questa intervista! Sono grata che Emilie abbia accettato di contribuire a questo argomento e di aiutare noi genitori a capire meglio come guidare i nostri bambini ad avere un miglior rapporto con la paura.

Le 2 domande che dovremmo farci per accettare la paura dei bambini

I bambini sono tutti diversi, lo sappiamo bene; e la loro paura può avere una causa e un’intensità diverse.

A volte è difficile per noi genitori trovare il giusto equilibrio tra:

  • il bisogno di incoraggiamento – quando sappiamo che potrebbero osare spingersi oltre i loro limiti e imparare dall’esperienza;

  • e una paura “utile” – quando la situazione è al di là delle possibilità per il bambino.

Per non parlare di quando entrano in gioco le nostre paure. A volte mi sorprendo a impedire ai miei bambini di fare qualcosa perché sono io ad avere paura, mentre loro sono fiduciosi e sicuri di quello che fanno. E tipicamente poi riescono benissimo sotto il mio sguardo terrorizzato.

Emilie, quale ragionamento suggerisci? Come dovremmo guidare i nostri pensieri in questi casi, quando non abbiamo soltanto da capire noi stessi, ma anche i sentimenti e le possibilità dei nostri figli?

Clio, più che un ragionamento, ti propongo di partire da due domande.

Domanda #1. Qual è l’intenzione dietro le nostre azioni?

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Lascia che i bambini seguano la loro naturale curiosità! Foto di Joseph Rosales su Unsplash

Sai Clio, nella mia esperienza di genitore, trovo che le volte in cui mi accorgo di controllare di più mio figlio avvengono quando mi sono già creata in testa la mia versione di quello che lui sta per fare e perché, senza verificarla prima con lui.

Se in quel momento non sono aperta e curiosa, mi perdo probabilmente qualcosa di quello che sta succedendo dentro entrambi.

Mio figlio non ha ancora due anni, quindi a volte è piuttosto difficile cogliere la sua versione della faccenda, ma è importante provare!

Quali sono le intenzioni di tuo figlio dietro le azioni che sta per intraprendere?

Ci sono un sacco di modi diversi per eseguire la stessa intenzione, ed è davvero utile seguire i nostri bambini passo passo e capire la loro versione di come si aspettano che una situazione si svolga.

Che tu sia un bambino o un adulto, spesso ottieni quello che ti aspetti.

E poi vengo alla seconda domanda.

Domanda #2. Quali sensazioni provi fisicamente?

Scopri come si sente il tuo bambino fisicamente, per verificare che si senta ancora al sicuro:

  • Un po’ di farfalle allo stomaco, ma ancora capace di pensare lucidamente, fare domande giocose, e fare respiri profondi sono probabilmente indice di un livello di paura “avventuroso”.

  • Ma se tuo figlio si sente davvero teso; non riesce a respirare profondamente, e comincia a perdere il contatto con il suo ambiente, è il momento di tirarsi indietro e ritrovare un senso di sicurezza.

Un senso di sicurezza interiore ci aiuta a superare i nostri limiti in un modo che ci porta ad imparare.

Al contrario, senza sicurezza interiore, spingerci oltre i nostri limiti ci fa chiudere al mondo. Ci impedisce di essere curiosi o aperti verso qualsiasi cosa.

I bambini sono esempi sorprendenti di come può essere l’apprendimento: è creativo, stimolante, fantasioso e integrato nella mente e nel corpo.

Quando possiamo ancora attingere alla nostra curiosità, le situazioni nuove ci sembrano eccitanti e divertenti, anche se siamo nervosi!

Ma quando la paura è eccessiva, non proviamo quell’eccitazione, e non sentiamo nessuna curiosità.

Ci sentiamo sopraffatti dalla tensione e dalla voglia di essere sulla difensiva, di scappare o di richiuderci in noi stessi.

Se non si fosse già capito, io apprezzo molto la curiosità. Una delle mie priorità principali come genitore è aiutare mio figlio a soddisfare la sua curiosità e sentirsi al sicuro allo stesso tempo, alterando l’ambiente o guidandolo fisicamente per aiutarlo a mitigare i rischi che sono troppo grandi.

Se arriva al punto in cui è terrorizzato piuttosto che curioso, io sono lì per fornire un punto di riferimento stabile e sicuro cui lui possa tornare e su cui contare per aiutarlo a cambiare la sua situazione.

Dovremmo spingere i bambini a ignorare la paura o ad accettarla?

Capisco cosa vuoi dire, Emilie. Eppure, mi vengono in mente diverse situazioni in cui non ho saputo come fare a placare le paure dei miei bambini. Qualche mese fa, ad esempio, li ho portati a sciare. 

Avevo programmato di scendere tenendo mio figlio di 3 anni tra le gambe, e di lasciare che la maggiore, 5 anni e mezzo, andasse da sola vicino a me – ovviamente ho scelto una pista per bambini principianti, di quelle col tappeto automatico per risalire.

Con mio grande stupore, mio figlio si è lanciato giù senza nemmeno aspettarmi (mettendosi in pericolo) mentre mia figlia era bloccata dalla paura.

Non sapevo cosa fare, perché lei mi afferrava le gambe e piangeva, mentre io volevo seguire suo fratello (che ovviamente non mi aspettava e stava sciando pericolosamente da solo) prima che si schiantasse da qualche parte.

Allora ho detto a mia figlia : “So che hai paura, è normale avere paura; stai facendo qualcosa di nuovo e non sai come si fa. La paura è come un campanello d’allarme. Ma io sono qui con te, e l’unico modo per imparare è buttarti anche se hai paura, e io resterò con te.”

Questo è solo un esempio di molte situazioni che potremmo affrontare come genitori, in cui vorremmo che i nostri bambini superassero la paura perché sentiamo che se solo ci provassero, acquisterebbero fiducia e capirebbero che possono farcela.

Dopo aver letto il tuo articolo, comincio a pensare che forse non era la cosa giusta da dire.

Quali parole possiamo usare quando i nostri figli vanno nel panico, per insegnar loro quando e come possono fidarsi di se stessi, del loro corpo, del loro istinto; e quando possono invece lasciarsi andare e provare?

Ci sono sempre più opzioni tra cui scegliere

Beh Clio, vorrei farti una domanda. Dov’era focalizzata la tua attenzione in questa situazione? Nel piccolo racconto che condividi qui, sembra che tu ti stessi concentrando sul fatto che tua figlia dovesse sciare; ma in realtà forse il tuo obiettivo principale era che tu avevi bisogno di stare con suo fratello.

È possibile che parte del suo disagio derivasse dal suo percepire la discrepanza tra ciò che le stavi dicendo e ciò che invece stavi esprimendo nelle tue azioni e nella tua energia personale?

Vorrei anche sfidare tutti noi (me inclusa!) a fermarci davvero un attimo quando affermiamo che c’è solo “un modo” o “una verità” o “una possibilità”; perché il più delle volte, ci sono un sacco di opzioni a nostra disposizione! Abbiamo molta più scelta di quanto pensiamo.

Renderci conto che abbiamo delle scelte e che ci è permesso scegliere alle nostre condizioni è molto responsabilizzante!

A volte questa convinzione da sola può alleviare una paura che sembra travolgente.

Il potere della scelta

Chiudi gli occhi e immagina i seguenti scenari:

Nota cosa fa il tuo corpo quando qualcuno di cui ti fidi e che rispetti ti dice: “DEVI fare COSÌ!”.

Poi, nota cosa succede al tuo corpo quando la stessa persona dice: “Possiamo trovare insieme alcune opzioni per come andare avanti e a te decidere l’approccio da seguire.”

Quale scenario pensi che sarebbe più utile per permettere a tua figlia di calmare la sua paura e imparare qualcosa di nuovo con fiducia ed entusiasmo?

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Stiamo davvero considerando tutte le opzioni possibili per ottenere quel senso di sicurezza? Foto di Cristina Gottardi su Unsplash

Oltre che con i nostri figli, è davvero importante che seguiamo questo approccio anche per noi stessi.

Quando senti pressione e paura allo stesso tempo, vedi se riesci a sentirti maggiormente in controllo quando ti crei diverse opzioni e ti lasci lo spazio necessario per prendere le tue decisioni personali.

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Accettare la paura dei bambini (e la nostra) in 5 step

Sulla stessa nota: cosa possiamo fare per sostenere i nostri bambini e insegnar loro che la paura non è negativa, e per riuscire a interpretare ciò che ci dice? Puoi anche darci alcuni esempi pratici, Emilie?

#1. Non c’è niente di male nella paura: datti il permesso di sentirti al sicuro

Nella mia vita, e la vita di molte persone cui sono vicina, ho visto come il fatto di autorizzarci a cercare sicurezza e protezione sia fondamentale per fidarci di noi stessi ed essere resilienti. Gli umani non sono robot e noi non siamo invincibili!

Siamo animali sociali sensibili che hanno bisogno di un senso di sicurezza per prosperare.

Quindi, la prima cosa che possiamo fare per i nostri bambini è far loro sapere che la paura è normale, e perfino utile! Non significa che sei “debole”. Significa che sei sensibile!

Non siamo fatti per buttarci a capofitto in qualsiasi situazione che incontriamo. A volte ci fa bene dire di no.

#2. Impara a riconoscere i segnali del tuo corpo

Il nostro cervello, corpo e sistema nervoso sono così intelligenti nella loro capacità di percepire cosa siamo in grado di affrontare, e cosa no.

Quando sentiamo le sensazioni fisiche che accompagnano la paura, è un po’ come se ricevessimo un messaggio automatico: “Non hai ancora le abilità di cui hai bisogno!” .

Ecco un esempio che mi riguarda. Mi accorgo di quando il mio respiro diventa superficiale. Mi prendo una pausa per riavvolgere i miei pensieri e vedere ciò che mi è passato per la mente proprio prima di sentire quella stretta al petto.

So che questo è un momento in cui ho una grande opportunità di:

  • praticare nuove competenze che sto ancora imparando,

  • o identificare una mancanza, in modo da poter ottenere aiuto per imparare quelle competenze che potrebbero aiutarmi in questo caso.

#3. Dalle competenze all’abitudine – va bene chiedere aiuto

In questo periodo, nella mia vita la paura spunta più frequentemente in due ambiti: faccende economiche legate alla mia attività, e il mio matrimonio.

Ho acquisito così tante capacità legate alle relazioni umane negli ultimi anni. Ora so davvero molto!

Ma non sono ancora riuscita a integrare tutte queste competenze nelle mie abitudini.

Quando capisco che il mio corpo va da uno stato di calma, presenza, e calore a uno rigido, teso, vigile e iper-concentrato in uno di questi due ambiti, tiro fuori i miei appunti su quello che già so e probabilmente ho ancora bisogno di praticare.

Se davvero non so cosa fare e mi rendo conto di voler evitare il problema, è un segno che ho bisogno di aiuto!

Quando ricevo aiuto, la mia curiosità torna e ricomincio a sentirmi capace e forte.

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Quando si sentono al sicuro, i bambini possono seguire la propria strada Foto di Emma Frances su Unsplash

#4. Lascia che i bambini seguano la loro naturale curiosità naturale per superare la paura

Nel caso di mio figlio, ho lasciato che fosse la sua curiosità a guidarlo. È troppo piccolo per parlarmi di emozioni o sensazioni; ma fa capire molto chiaramente cosa gli piace e cosa no, e i suoi desideri.

Abbiamo l’aria condizionata in casa e c’è una ventola sul lato, nel retro del cortile. Mio figlio ne è un po’ diffidente.

Ogni volta che giochiamo in quella parte del cortile, ascolta sempre il ventilatore e mi dice: “ventilatore spento!” o “ventilatore acceso”.

Non è ancora del tutto a suo agio; ma ogni volta che lo vedo controllare la ventola, gli chiedo se vuole avvicinarsi.

A volte dice di sì, e a volte non lo fa. Se dice di no, gli chiedo se vuole che lo prenda in braccio; e lo porto in un posto dove può vedere il ventilatore, ma senza che sia troppo vicino.

C’è una fioriera (mio figlio la chiama la scatola di terra) sul lato opposto della ventola. Se la ventola era accesa, era solito rifiutare quando gli proponevo di giocare nella “scatola di terra”. Era troppo spaventato perfino per passarci davanti.

Ora, se ci sono anch’io, ci passa davanti per arrivare alla fioriera; e ha iniziato a parlare più liberamente della ventola.

“La ventola gira!”

La sua curiosità lo sta aiutando a trovare il suo senso di sicurezza rispetto alla ventola dell’aria condizionata.

È un processo serio e importante per lui, anche se è “solo una ventola” per noi adulti.

#5. Proteggi il senso di sicurezza dei tuoi bambini

Questo è lo stesso approccio che uso per tutte le situazioni in cui sento mio figlio timoroso.

Non c’è bisogno di avere fretta e spingerlo in situazioni che minerebbero il suo senso di sicurezza; perché a lungo termine, non farebbe altro che rendere la paura una sensazione ancora più spiacevole per lui da sperimentare.

Voglio che sappia che può lavorare con la sua paura, che non deve essere sopraffatto dalla paura.

Lascia che i tuoi bambini abbiano paura

Un’ultima domanda, Emilie. Noi adulti siamo cresciuti in un modo che ci ha portato a disconnetterci da noi stessi e dal nostro corpo. Tra l’altro, è per questo che hai creato la tua attività, giusto? Ricostruire questa fiducia e questo allineamento dentro di noi non è un lavoro facile. Cosa possiamo fare, mentre siamo ancora in cammino verso una migliore comprensione di noi stessi, per aiutare i nostri figli a crescere in modo più “connesso”? (E ovviamente non sto pensando a internet ;))

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Trova la connessione dentro di noi. Foto di Will O su Unsplash

Riconnetterci alle nostre sensazioni in 3 domande

Ah ah ah… molto intelligente, Clio!

Per me funziona sforzarmi di rispondere alle seguenti domande in modo consapevole nel corso della giornata:

  1. Come si sente il tuo corpo?
  2. Cosa pensi che ti dica quella sensazione?
  3. Come puoi rispondere in modo gentile e rapido al messaggio?

La maggior parte di noi adulti ha perso il contatto con quello che proviamo! E poiché abbiamo perso il contatto con quello che sentiamo, non possiamo nemmeno rispondere alle altre domande.

Molti adulti finiscono per sapere molto poco di se stessi. Provano un sacco di dubbi perché non si rendono conto dei messaggi brillanti che il loro corpo sta loro inviando; e non si danno la possibilità di rispondervi.

Mi pare importante insegnare ai nostri bambini che le loro sensazioni fisiche sono preziose; perché i nostri pensieri, sensazioni e comportamenti sono tutti intrecciati insieme.

Le sensazioni dei nostri figli saranno la radice del loro benessere, della loro esperienza emotiva e della loro intuizione.

Più diamo l’esempio ponendoci queste domande e cercando di darvi una risposta, più i nostri figli potranno avere fiducia in noi e fiducia in se stessi. “Come si sente il tuo corpo? Cosa pensi che ti dica quella sensazione? Come puoi rispondere gentilmente e rapidamente al messaggio?”

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Fonti, riferimenti, approfondimenti

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