Tu odi il latte, ma tuo figlio continua a insistere perché tu lo beva insieme a lui, che lo adora.. Fino alla tua esasperazione. Poi piange, ma non sa spiegarti il perché.. e perdi la pazienza. Quand’è che i bambini iniziano a saper parlare di sé, e a capire che gli altri possono avere idee e percezioni diverse? Conoscere le tappe dello sviluppo sociale, e in particolare la teoria della mente, possono aiutarti a vivere meglio la relazione coi tuoi figli. Vediamo come!
Foto di : Billy Huynh
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Teoria della mente : dal parlare di sé al capire gli altri
Aspettavo con trepidante impazienza il momento in cui mia figlia avrebbe saputo esprimere il suo immaginario, le sue certezze; e spiegarmi il perché dei suoi pianti senza dover enumerare infinite ipotesi inconcludenti. (Perché di solito il motivo era l’unica cosa ovvia a cui non avessi pensato).
Sai, quelle volte in cui state serenamente giocando insieme, con tanti sorrisi. Ti distrai 30 secondi per un qualunque motivo, finché urla disperatissime non ti fanno voltare bruscamente : cosa può mai essere successo? Amore, cosa c’è? Ma in risposta, ottieni solo grida ancora più forti.
Provi ad abbracciare la tua creatura, ma lei ti respinge.. Niente, bisogna cercare di capire. Ti sei fatta male? Hai perso il gioco? È perché sono andata un attimo in cucina a prendere da bere lasciandoti da sola? Probabilmente gli uomini si sentono così quando le donne rispondono “Niente” alla domanda “Cosa c’è?”.
Ma è così ovvio che l’uso delle parole coincida anche con la capacità di raccontarsi? Di capire e verbalizzare bisogni e desideri, e inferenze sulle emozioni altrui? I due apprendimenti sono figurativamente come i pali portanti di una scala a pioli, indipendenti ma interconnessi, o hanno bisogno di un ulteriore sostegno ?
In altre parole : come glielo spiego a mio figlio che se non mi dice cosa c’è che non va, io non riesco ad aiutarlo e lui continuerà a piangere inutilmente ?
E quand’è che capirà che la mattina ho bisogno che usciamo in orario e per me non è importante se si siede a destra o a sinistra nel rimorchio della bici, basta che ci sbrighiamo?
Mettersi nei panni di un bimbo di 3 anni..
Teoria della mente e punti di riferimento
Sono andata a prendere mio figlio all’asilo, l’ultimo giorno prima delle vacanze di Natale. Quando torneremo, a gennaio, avrà ancora un mesetto prima del nostro trasloco. Lui lo sa, come può saperlo un bimbo di 3 anni.. Già, come? Cosa si immagina?
La sua maestra preferita era già andata a casa. Aveva chiesto a tutti noi genitori di portar via durante la chiusura per le feste tutte le cose dei bambini, perché prevedevano una grossa sessione di pulizia all’interno della scuola. Arrivo quindi con un grande sacco, e chiedo alle maestre presenti. Mi portano la “sleeping box” di mio figlio.
Ogni bimbo ha una sua scatola dove riporre coperte, peluche, cuscini, eventualmente il ciuccio.. insomma tutto il necessario per fare il riposino pomeridiano a scuola.
Spiego a mio figlio quello che sto facendo. No mamma! La sleeping box resta qui! Provo a rassicurarlo, dicendogli che riporteremo tutto a scuola dopo le vacanze. Niente da fare.
Inizia la crisi peggiore di tutta la mia vita di mamma.
Emotività in crisi
Grida, urla, pianti disperati. Provo a vestirlo, ma peggioro le cose. Metto comunque tutto dentro il mio sacco, e allora mio figlio prova a colpirmi.
Lo porto fuori dalla classe, mostrandogli gli armadi e mobili delle altre classi tutti sparsi in giro nell’atrio principale.
Appena lo lascio andare, lui corre dentro la classe cercando la sleeping box, che nel frattempo le maestre hanno portato via. La mia sleeping box! La mia sleeping box! Urla tra le lacrime.
Riprovo a prenderlo tra le braccia, ma lui mi tira calci, mi graffia, mi colpisce; il suo sguardo pieno di una rabbia disperata che non gli ho mai visto prima. Ha la bava alla bocca; non si lascia prendere, vestire, tenere.
Teoria della mente nell’adulto : restare calmi
Ho soppresso l’istinto di arrabbiarmi con lui, o di dirgli di smetterla. Ho letto tante opinioni in merito, e sono convinta che alla lunga, sia meglio lasciargli esprimere la sua bolla di rabbia restandogli vicina. Avevi bisogno e sono rimasta vicino a te, aspettando che tu riuscissi a calmarti amore.
Dopo quasi mezz’ora, che mi sembra un’eternità, cerco l’aiuto della direttrice. Il suo ufficio è già stato quasi completamente svuotato; voglio mostrarlo a mio figlio, fargli vedere che stanno togliendo proprio tutto. La direttrice ci porta anche nell’aula dei più piccoli, dove altre sleeping box sono state a loro volta svuotate. Niente da fare.
Allora, mi aiuta a prendere tutte le sue cose, e mi accompagna all’auto, mentre io lo porto in braccio, urlante, senza scarpe, senza golf né giacca. Mi sento un verme, vorrei piangere e implorarlo di smetterla.
Quando esprimiamo i nostri bisogni
Una volta in auto, legarlo al seggiolino è un’altra impresa impossibile.
Finalmente, riesce ad urlarmi “in braccio mamma! in braccio!” Allora mi siedo nel sedile centrale, e me lo tengo stretto come un bebè, mentre fuori piove e si sta facendo buio.
Dopo pochi minuti, tutto si calma. Mamma, mi fai sentire la canzone?
#1. La teoria della mente non è innata
Una delle magie del nostro cervello è che è meravigliosamente plastico; nasciamo quasi con un foglio bianco che si sviluppa in funzione del tipo di esperienze e relazioni che viviamo.
Se l’apprendimento del linguaggio è un aspetto dello sviluppo cognitivo del bambino, imparare a parlare di sé e degli altri richiede aver capito la propria alterità rispetto al resto del mondo, fa parte dello sviluppo sociale. E ci vuole tempo ed esperienza.
Si chiama Teoria della Mente, e indica la capacità a capire gli “stati mentali” degli altri, e a saper usare questa capacità per predire i comportamenti altrui. Con stati mentali si intendono desideri, percezioni, pensieri, credenze.
A cosa serve sapere queste cose, mi dirai? Per esempio, a ricalibrare le nostre aspettative riguardo a quello che tuo figlio può capire e cosa no. A meglio interpretarne i comportamenti. L’acquisizione di concetti astratti, su di sé e sugli altri, è infatti un esercizio graduale.
Infine, ci aiuta a guidarlo nella comprensione e espressione di sé, rispettandone le tappe di crescita. Vediamole insieme 😉
#2. La teoria della mente implica capire prima se stessi..
Non si dice che prima di poter amare gli altri bisogna amare se stessi? E per amare se stessi, non dobbiamo prima.. conoscerci?
Ecco, il nostro cervello di bambini si è sviluppato proprio così. Da bebè, abbiamo iniziato a astrarre idee su di noi.. In particolare, su cosa vogliamo 🙂
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A 6 mesi, il tuo bebè inizia a saper identificare nella sua mente i suoi desideri. Non li può apertamente verbalizzare, ma se hai avuto a che fare con un bimbo di quell’età, avrai visto anche tu che riesce a farsi capire perfettamente!
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Tra i 15 e i 24 mesi, il bambino inizia a identificare e esprimere i suoi stati interni, le sue emozioni. Soprattutto se aiutato dagli adulti (attraverso i libri, le interazioni guidate : “Hai visto, tuo fratello è triste perché non gli hai prestato il gioco..”).
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A 18 mesi, vedrai che tuo figlio inizia a riconoscersi allo specchio e a parlare di sé, dei suoi desideri e percezioni (il senso del sé). Prova a disegnarli un pallino rosso sul naso con un pennarello, e a metterlo davanti allo specchio. Se quando si vede si tocca il naso, vuol dire che si è riconosciuto, e di solito avviene proprio intorno a quest’età.
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Verso i 30 mesi, ecco che parlerà anche dei propri pensieri, di quello che lui crede.
In queste fasi, il nostro aiuto può davvero fare la differenza. Secondo Sue Gerhardt*, il bambino che impara a verbalizzare le sue esperienze ed emozioni in modo coerente, diventa un adulto emotivamente equilibrato; e questo, indipendentemente dal tipo di infanzia (felice o meno).
E poi gli altri! La teoria della mente si sviluppa adesso
La teoria della mente propriamente detta riguarda infatti l’interpretazione degli stati mentali altrui, e si sviluppa dopo che il bambino ha imparato ad astrarre i propri, seguendo all’incirca lo stesso ordine :
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I desideri degli altri a 36 mesi; in cui capisce che ci possono piacere cose diverse. (Come dimostrato dal test sui broccoli e i cracker, di cui vi ho parlato qui ).
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le emozioni degli altri (empatia) tra i 3 e i 4 anni.
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Infine, verso i 4/5 anni, i bambini imparano ad astrarre le proprie esperienze da quelle degli altri. Capiscono che non solo desideri, ma anche le idee, le credenze e le percezioni possano differire dalle loro..
Ci avevi mai pensato, a quanto fosse in effetti complesso arrivare ad astrarre e distanziare a tal punto la nostra mente? Prima di leggere di questa teoria e dei suoi esperimenti, non avevo davvero afferrato le difficoltà del mio secondogenito rispetto a sua sorella..
Un apprendimento che dura tutta la vita direi!
#3. Da cosa capisci che tuo figlio inizia a sviluppare la teoria della mente? Dal linguaggio
Da un punto di vista “scientifico”, l’elemento chiave per verificare lo stadio dello sviluppo sociale, e quindi il formarsi di una teoria della mente, è attraverso il linguaggio.
Quando i bambini hanno circa 3 anni, iniziano a contrapporre i propri gusti a quelli degli altri. Mio figlio per esempio mi dice “A me piace la pizza, a mia sorella la pasta.” o meglio: “Io voglio sempre guardare Peppa Pig, mia sorella le Winx, ma a me non piacciono!”
Man mano che sviluppano e il linguaggio, e la comprensione del mondo, le loro parole riflettono le rispettive acquisizioni.
I ricercatori in psicologia dello sviluppo hanno elaborato diversi esperimenti, che riguardano la comprensione di differenti stati mentali : la percezione delle diverse sensazioni, la diversa interpretazione di quello che accade, eccetera.
Ci sono alcuni esperimenti particolarmente divertenti che puoi fare, in particolare se hai tra le mani dei bambini sia sotto che sopra i 4 anni. Io mi trovo proprio nel periodo perfetto quindi.. ho testato per te! ;)p
#4. La teoria della mente ci dice che non vediamo la stessa cosa
Percezione visiva : quello che vedo io può non essere la stessa cosa che vedi tu.
Se hai a che fare coi bambini e li hai mai visti giocare a nascondino, sai già di cosa parlo.
Fino ai 4-5 anni, i bambini credono che quello che vedono loro corrisponda a quello che vedono gli altri. E quindi, se la loro testa è coperta, allora sono perfettamente nascosti. Ma come hai fatto a trovarmi?!
Dai, avrai senz’altro sorriso di tenerezza anche tu vedendo il tuo bimbetto mettere la testa sotto la coperta con tutto il resto del corpo visibile, che pensa di essere in un nascondiglio perfetto!
Ma se vuoi provare un test più scientifico, ecco quello che hanno fatto i ricercatori.
Il bambino si siede a un lato del tavolo. Di fronte a lui ma dall’altro lato, un pupazzo. In mezzo a loro, sul tavolo, una montagna. Davanti al bimbo, ai piedi della montagna, viene messa una casetta.
Poi si chiede al bambino : “Secondo te il pupazzo riesce a vedere la casa?”Cosa pensi che risponderà? Se il bambino avrà già acquisito la teoria della mente, dirà di no. C’è la montagna di mezzo! Ma altrimenti, dirà “certo! Io la vedo!”
#5. La teoria della mente ci dice che non sappiamo le stesse cose
Conoscenza : io posso sapere cose che tu non sai e viceversa.
Cosa intendo? Prova con quest’altro esperimento. Prendi un contenitore destinato a contenere un oggetto specifico, come ad esempio una scatola di fiammiferi, o di biscotti, o di cerotti, o di pennarelli; insomma, qualunque cosa che usiate di solito in casa.
Svuotala, e al posto del solito contenuto, mettici qualcosa di completamente diverso.
Facciamo finta che prendi una gomma per cancellare e la infili in una scatola di fiammiferi. Ora vai da tuo figlio, mostragli la scatola e chiedigli : “Cosa c’è in questa scatola?”
Lui risponderà “fiammiferi!”
Chiedigli quindi di aprirla per verificare. “Una gomma!”
La seconda domanda è questa : “Se facciamo vedere questa scatola a papà (o qualunque altra persona che non ha assistito a questo scambio), secondo te che cosa dice quando gli chiedi cosa c’è dentro?”
Cosa risponderà tuo figlio? Prova. Dai!
Va bene, provo a dirtelo io, poi mi dici se ho indovinato.
Se tuo figlio ha meno di 4/5 anni, e non ha ancora acquisito la teoria della mente, ti dirà : “Una gomma!”. Tu sai quello che so io.
Se invece, tuo figlio ne ha di più, ti risponderà : “Dei fiammiferi!”
Adesso prova se non mi credi!
#6. La teoria della mente ci dice anche che non crediamo e non ci comportiamo tutti nello stesso modo
Comprensione : possiamo avere credenze e aspettative diverse.
Questo è l’aspetto più astratto, più difficile di tutti a mio avviso nello stadio della comprensione degli stati mentali altrui. Come dicevo prima, anche da adulti a volte facciamo fatica.. Ma ecco l’esperimento.
Prendi due bambole, o due pupazzi, e dai loro un nome se già non ce l’hanno. I ricercatori hanno chiamato i due personaggi Anne e Sally.
Cerca poi una pallina o altro giochino piccolo e attrattivo, e due oggetti dove poterlo nascondere, come ad esempio un cestino, una cassettiera, una scatola, eccetera.
Adesso devi mimare una storiella per tuo figlio. Anne e Sally stanno giocando insieme. Anne trova una bella biglia rossa, la prende e la va a mettere nel suo cestino. Una volta messa al sicuro la sua biglia, esce dalla stanza per andare a giocare da un’altra parte.
Cosa fa allora Sally? Va a prendersi la biglia dal cestino di Anne, e la infila in un cassetto.
Ma adesso Anne rientra per andare a cercare la sua bella biglia! Dove andrà a guardare per prima cosa Anne? Questa è la domanda per i tuoi bimbi.
Quando ho fatto questo test per la prima volta ai miei, la mia grande aveva quasi 5 anni e mio figlio 2 e mezzo. Ho presentato loro il gioco insieme, e chiesto a entrambi.
È stato impressionante : ho lasciato rispondere prima mio figlio piccolo, che mi ha detto : “Nel cassetto! L’ho vista, la biglia è nel cassetto!”
E subito mia figlia : “Ma no, lei non lo sa mica che è nel cassetto, va a guardare nel cestino, lei l’ha messa nel cestino!”
“Ma la biglia è nel cassetto quindi Anne la va a prendere nel cassetto!”
Non è incredibile? Nonostante mio figlio abbia visto la rappresentazione, non riesce ancora ad astrarre il concetto di una diversa osservazione di quello che è successo.
La sua verità è ancora l’unica verità.
E nota bene che questo non ha nulla a che vedere con l’empatia, nel caso specifico : mio figlio è un bimbo molto empatico e se vede qualcuno star male, si impensierisce e cerca di risollevarlo. Eppure, gli manca ancora la comprensione dei diversi punti di vista.
Foto di Daniel Hjalmarsson
#7. Quando sviluppiamo presto la teoria della mente..pro e contro
Ora sai com’è possibile che il tuo primogenito riesca a intortare così bene il suo fratellino o la sua sorellina (no perché mia figlia ci riesce benissimo! se non sto attenta..)
Ma a parte gli scherzi. Quello che i ricercatori hanno “misurato”, è che i bambini che sviluppano prima la teoria della mente, hanno poi maggiori facilità a farsi amicizie a scuola, risultano più “simpatici” nel gruppo – probabilmente proprio perché hanno capito meglio degli altri come interpretare gesti e comportamenti altrui.
Se usata male, però, questa maggiore comprensione può portare a più acuta sensibilità, ad esempio nei confronti delle critiche che sono loro rivolte, e/o ad atteggiamenti di bullismo.
A un non corretto sviluppo della teoria della mente sono invece associati problemi più seri come l’autismo o sindrome di Asperger, anche se non è ancora del tutto chiaro nel dettaglio.
Questi test per noi sono dei giochi, certo, ma possono servire anche da segnale per indicarci il livello di comprensione di nostro figlio.
[optin-monster-shortcode id="sai7bab1ena3mym458x5"]#8. Dimmi se hai la teoria della mente, e ti capirò
Al di là delle quattro risate simpatiche che possiamo farci tutti insieme (perché i vostri piccoli adoreranno comunque il gioco e le domande, anche se non ne capiscono lo scopo o il senso); a cosa ti può servire riflettere a queste tappe di sviluppo?
Ti faccio un esempio concreto. Mio figlio è piuttosto precisino. Magari leggermente più della media degli altri bimbi.
Cosa intendo dire con ciò? Che se deve svolgere un compito, come vestirsi o lavarsi le mani, esegue le singole azioni necessarie sempre nello stesso ordine. Si rifiuta di cambiare o accelerare. Se interviene un minimo cambiamento, lo rifiuta..
Forse anche il tuo bimbo fa lo stesso.. E talvolta, quando sei di corsa per uscire la mattina e vorresti che si lavasse le mani di corsa per poi filare a mettersi le scarpe, proponendogli di mettergli i calzini intanto che lui fa colazione, ti sale una leggera irritazione di fronte al suo incaponimento (ehm, storie di vita vera ..)
Ma il tuo bimbo dice NO e si arrabbia se provi a fargli cambiare idea. TU insisti, lui insiste, finisce coll’urlare, magari tu ti imponi con le maniere forti.
Ebbene.. visto che alla sua età non riesce ancora ad astrarre certi concetti, avere chiara in mente la struttura di un’azione e l’ordine in cui ogni passo deve essere eseguito, lo aiuta a ritrovarsi nello spazio e nel tempo. Sono i suoi punti di riferimento, perché ancora non può acquisirne altri come noi adulti. Inutile irritarsi.. (poi certo, mio figlio magari è anche esagerato in questo suo ordine mentale. .)
Allo stesso modo, difficile spiegare a un bimbo cosa può e non può riferire di quello che ha sentito dire dai suoi genitori.. è un concetto non ancora alla sua portata.
Sai, il classico : “Maestra, la mia mamma ha detto che non ti devo dire che lei ti ha chiamato un po’ vecchia.”
Anche il concetto di tempo è un altra questione spinosa e difficile. Ancora oggi, la mia primogenita si riferisce al passare dei giorni in “Nanne”. Quante nanne mancano a Natale? Quante nanne mancano al mio compleanno?
Per mio figlio, tutto quello che è domani è futuro indefinito, senza troppe distinzioni tra un giorno o un mese. L’unico modo per farglielo capire è dandogli una sequenza di azioni che si svolgono per tappe successive.
Capire le tappe del suo sviluppo mentale vuol dire che siamo noi, adulti, a mettersi nei suoi panni, e ad adattare il nostro discorso e le nostre aspettative, per trattarlo in un modo rispettoso delle sue risorse.
Diversamente, come mi è capitato numerose volte.. significa uscirne frustrati noi, e abbattuto lui, per non esser stato capito, e magari sentendosi pure in difetto. “Come fai a non capire che..”
Prova il gioco. Vi divertirete insieme e poi potrà darti delle risposte interessanti!
Risorse utili, spunti e riferimenti
Per scrivere questo articolo, mi sono appoggiata a diverse fonti. Ve le cito qui, aggiungendo alcune risorse che mi sembrano utili (i link ad Amazon sono link affiliati).
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*Sue Gerhardt, Perché si devono amare i bambini
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“Il concetto di teoria della mente“, dal blog del Dr Guglielmo Campione (medico psichiatra).
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Video-corso “Introduzione alla psicologia dello sviluppo“, in inglese, dell’Università del Queensland, Australia, sulla piattaforma edx.
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Un po’ di testi sulla teoria della mente, il suo sviluppo, e le sue applicazioni pratiche.
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Una guida alle strategie per favorire lo sviluppo mentale del bambino, di Daniel J. Siegel. (Psichiatra americano, dirige il Mindsight Institute di Los Angeles e ha scritto diversi libri di successo dedicati all’infanzia).
Hai fatto gli esperimenti coi tuoi bambini? Racconta com’è andata nei commenti!