A cosa pensi se ti dico la parola “routine”? Qualcosa di prevedibile, da cui ogni tanto è bello evadere? O al contrario, a un’ancora di salvezza che ti protegge? E ti sei mai chiesto come mai quando tuo figlio era piccolo non sopportava neanche il più insignificante dei cambiamenti? Per i bambini, la routine è un’impalcatura mentale, una guida.. E se invece che una costrizione, vedessimo anche noi la routine come la base della libertà dei bambini?
Ma perché i bambini sono quasi maniacali con le routine?
I bambini erano in vacanza dai nonni, quando una sera, mentre eravamo a cena, ha squillato il telefono.
“Puoi spiegare per favore a tua figlia che, anche se non è mercoledì, deve lo stesso fare il bagno e lavarsi?”
Respiro di sollievo: questa è ordinaria amministrazione!
“Mamma. Io ho cercato di spiegare alla nonna che i giorni del bagno sono mercoledì e domenica. Oggi è martedì, quindi io non voglio fare il bagno!”
Logica ineccepibile.
“È vero amore. Però adesso sei dai nonni, e non a casa. Le regole sono diverse.”
“Sì, ma sei sempre tu la mia mamma. Sei tu che decidi.”
Fregata.
“Certo, ma le mie sono regole che vanno bene quando sei qui a casa. Oggi sei andata a giocare tutto il giorno al parco, ti sei sporcata tanto. Non puoi andare a dormire così sporca. Facciamo così: visto che non è il giorno del bagno, ma devi comunque lavarti, perché non fai la doccia?”
Uff. Andata. Ma perché i bambini sono così legati alle routine? Voglio dire, lo so che serve loro a ritrovarsi nel tempo e nello spazio eccetera; ma mia figlia ha sei anni. A cosa le serve tutta questa rigidità? E come fare per capirla e aggirarla in modo da evitare crisi conseguenti?
#1. La routine dei bambini: Maria Montessori e il bisogno di ordine
Maria Montessori è stata tra i primi a teorizzare che i bambini hanno un “periodo sensibile” all’ordine.
Due postille prima che mi prendiate per matta:
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Crescendo, i bambini attraversano delle fasi che sono più o meno propizie a sviluppare una determinata abilità, o a manifestare un certo bisogno. Salvo eccezioni, non vuol dire che non possono farlo in altri periodi, ma che nella “finestra sensibile” sono più predisposti.
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L’ordine dei bambini non è il nostro. Per noi, ogni cosa al suo posto vuol dire che in giro non ci deve essere niente. Vuoto estetico. Per i bambini, significa che gli oggetti devono restare là dove loro si aspettano che siano.
Per prenderla larga, tra i 6 mesi e i 6 anni i bambini hanno particolarmente bisogno di routine e ordine per raccapezzarsi.
Le routine sono, insomma, un punto di riferimento sia fisico che temporale; una base solida all’interno della quale si sentono liberi di muoversi in sicurezza…
E che a noi, ogni tanto, fa impazzire.
Come si sviluppa nei bambini il bisogno della routine?
Fin dalla nascita, i bambini si basano sulle loro esperienze per costruire la loro rappresentazione interna del mondo.
Naturalmente, non ce ne rendiamo per forza conto: ricordo che i primi mesi, c’erano delle volte in cui mia figlia detestava il bagnetto, e altre in cui squittiva di gioia.
Tutto sono andata a pensare:
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la temperatura dell’acqua;
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la paura dell’acqua che talvolta si manifestava di più in base alla stanchezza;
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che avesse fame o sonno
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o che semplicemente non ne avesse voglia in quel momento..
Mai mi sarei immaginata che protestasse perché non seguivamo una routine precisa: orario, prima o dopo cena, prima metto l’acqua o prima il sapone, sono io o il papà a lavarla e così via.
Secondo le osservazioni di Maria Montessori, molti bebè si agitano non appena invertiamo l’ordine nella sequenza degli avvenimenti.. ma noi non sempre riusciamo ad associare il loro pianto a un cambiamento nella routine, a meno che non sia una modifica grossa.
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A partire dai due anni
È solo intorno ai due anni che i bambini imparano a crearsi delle immagini nella loro testa; a fare delle rappresentazioni mentali di quello che vedono.
Hanno bisogno, quindi, che quello che si sono rappresentati corrisponda perfettamente con quello che vedono con gli occhi.
Insomma, se mondo interiore e mondo esteriore non combaciano, sono persi.
Tutto questo mi affascina perché quando lo sai sembra così ovvio! Eppure, prima di leggerlo, ignoravo perché fosse così primordiale per un bambino che le cose si susseguano nello stesso ordine.
Ma in pratica succede questo: finché il bambino sta imparando a crearsi queste fotografie mentali, il suo cervello fa una fatica pazzesca.
Le routine lo aiutano tantissimo: gli evitano di dover ricominciare da capo nella costruzione di quell’aspetto della sua vita o del suo mondo.
Per noi è ovvio che vestirsi voglia dire togliere il pigiama, cambiare le mutande, infilarsi i calzini, i pantaloni e la maglietta. E tutto sommato, l’ordine con cui eseguiamo la sequenza può anche variare un po’.
Per un bambino di meno di due anni, concettualizzare una sequenza di azioni così lunga è impossibile.. Una routine sempre uguale è un sollievo enorme.
Quando l’ordine non viene rispettato, il cervello dei nostri adorati bimbetti si riempie di ormoni dello stress.
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#2. Le routine e lo spazio
Hai presente quando hai ospiti a casa, e inavvertitamente si siedono proprio al posto in cui di solito si siede tuo figlio?
Può essere una vera catastrofe.
Ecco, non è per forza un capriccio o un desiderio di controllo, un gioco di potere eccetera.
Di solito succede che il bambino vede la persona seduta sulla sua sedia:
“Quello era il mio posto!”
“Ma non è il tuo posto, tu adesso sei seduto qui, non c’è mica l’etichetta sopra! In questa casa, tutti condividiamo le cose.
“Ma sì mamma era il mio posto!”
E via di seguito, in un’escalation verso le urla.
Il fatto è che per i bambini, soprattutto tra i due e i tre anni, la sequenzialità e l’ordine nello spazio sono fondamentali.
Può anche essere che dicendoci “Quello è il mio posto” stia cercando di comunicarci la sua rappresentazione mentale.
Insomma, non è per forza una richiesta di ridar loro la sedia.
Può bastare riconoscere la sequenza delle azioni:
“Sì, tu di solito sei seduto in quel posto. Adesso invece là si è seduta la nostra amica e tu ti sei seduto qui vicino a me. Hai cambiato posto.”
Descrivere la sequenza aiuta i bambini a ricostruire mentalmente l’ordine dello spazio e del tempo.
(E può evitare a noi di arrabbiarci inutilmente).
#3. Le routine e il tempo
Quante mattine ci siamo ritrovati davanti alla porta di casa, ovviamente in ritardo, con mio figlio che scalciava e urlava..
Perché gli avevo messo prima il calzino sinistro anziché il destro. O perché gli avevo messo i pantaloni prima dei calzini, orrore e tragedia!
A te non capitano queste scene apocalittiche?
Ho risolto chiedendogli sempre in che ordine desiderava che lo vestissi. (Perché io francamente non me lo ricordavo l’ordine giusto..ehm.. devo avere una capacità di astrazione molto forte).
In effetti, le routine sortiscono lo stesso effetto sui bambini che il fatto di lasciarli scegliere: controllo e padronanza della situazione. In un mondo che a loro ancora sfugge per buona parte.
#4. I bambini, le routine e le regole
Anzi, la routine può essere un prezioso alleato per farci obbedire:
Anziché dare ordini, possiamo elencare in sequenza le azioni da compiere che fanno parte della routine.
Inconsciamente, il bambino passa da uno stato passivo a uno attivo: anziché “subire” l’ordine, il bambino deve attivarsi per ricostruire la sequenza. Il che, per lui, è spesso un gioco piacevole!
Possiamo divertirci a creare delle filastrocche che elenchino in sequenza le azioni che compongono la routine- come lavarsi le mani, andare a dormire, mettere a posto eccetera.
7-8 anni e l’amore per l’ordine
Questa è un’età in cui la corteccia prefrontale si sviluppa tanto.
I bambini iniziano ad avere un’immagine più chiara di cosa sia il futuro, e poter fare delle anticipazioni, a programmare.
In questo marasma di nuove connessioni neuronali, le routine e l’ordine continuano a rappresentare un modo efficace di incanalare le energie dei bambini… se sappiamo come sfruttare la cosa a nostro favore.
I bambini di quest’età sono già capaci di “organizzarsi” da soli.
E le regole sono una parte fondamentale del tassello, in quanto strutturano, definiscono e permettono.
Se riusciamo ad implicare i bambini nella definizione delle regole e dell’ordine, saranno lieti di partecipare e seguirle; il fatto che “ogni cosa sia al suo posto” dà loro sollievo.
(Un po’ come per noi adulti in fondo. C’è chi si entusiasma davanti a una tabella excel ben fatta, in fondo.)
Insomma, il modo per migliore per occuparli in una situazione nuova è quella di chieder loro di eseguire un compito, lasciando che decidano autonomamente come svolgerlo.
#5. Routine o flessibilità?
E dov’è lo spazio per la creatività, l’improvvisazione, il divertimento in tutto questo?
Possibile far convivere il bisogno di routine dei bambini con la nostra esigenza di “libertà”?
Instaurare delle routine non significa chiudersi rigidamente in uno schema immutabile.
Anzi: coi bambini, ho scoperto, la flessibilità è sempre vincente.
Le routine, per me, sono come la cornice di un quadro. Mettono in risalto, ma non definiscono quello che c’è dentro.
Se siamo attenti a seguire e sottolineare la sequenza di certi passaggi chiave, il bambino si sentirà sufficientemente sicuro per lasciare che introduciamo altri cambiamenti nella sua vita senza sentirsi in pericolo.
Quando abbiamo cambiato casa, il fatto che abbiamo continuato a seguire gli stessi rituali della buona notte, del cenare insieme eccetera hanno fatto sì che ci sentissimo “a casa”, anche se in un contesto diverso.
È invece quando non c’è nessun ordine che scoppia il caos: difficile addormentarsi, obbedire a una regola, stare tranquilli se non c’è nulla di sicuro nelle nostre giornate.
Insomma, non c’è bisogno di rinunciare alle vacanze perché abbiamo dei bimbi piccoli; ma ricordarsi di rispettare certe sequenze fondamentali farà sì che ce le godiamo, anziché farle diventare un incubo.
Adesso sappiamo anche perché 😉
Fonti, riferimenti, approfondimenti
Ecco un elenco di siti, libri e articoli consigliati o da cui mi sono ispirata!
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Molte delle informazioni specifiche cui ho fatto riferimento sono tratte dal libro di Isabelle Filliozat, “Le ho provate tutte!“- attualmente non disponibile e da “Il me cherche!” – purtroppo non ancora tradotto in italiano. Trovi invece “Le emozioni dei bambini” (anche su Il giardino dei libri)
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Per comprendere meglio come servirsi delle abitudini per portare avanti un cambiamento, consiglio il nuovo libro di Luca Mazzucchelli, “Fattore 1%“. Chiaro, esaustivo, simpatico e con consigli molto pratici e concreti.
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Ben spiegata la teoria di Maria Montessori in questo sito di approfondimento della pedagogia montessoriana.
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L’abitudine come meccanismo di stabilità, è spiegato molto chiaramente in questo articolo.