Ci sono quei periodi in cui ci sentiamo stanchi, esasperati. Un po’ soli, molto criticati, più sensibili ed esposti. Genitori sull’orlo di una crisi di nervi. Perché il sonno, il pensare per 3 o per 4, il correre. A volte, anche la paura di non essere più considerati come prima sul lavoro. E allora, in questa grigia giornata autunnale, voglio ricordarti di tutti quei punti di forza, di quelle capacità acquisite da quando sei genitore, per farti ritrovare il sorriso e un po’ di fiducia.
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Ma quali capacità? da quando sono genitore mi sento a pezzi…
Quasi tutti i miei capi erano uomini, quasi tutte le loro mogli non lavoravano. Causa o conseguenza del loro successo?
Mi chiedevo ogni tanto mentre correvo per arrivare in tempo a scuola, salutando tutte le mie colleghe ancora sedute alla scrivania.
Nessuno mi ha mai fatto rimproveri, anzi! Era tutto nella mia testa. Quel sentimento di non essere all’altezza, di non essere mai al mio posto: non abbastanza a casa, non abbastanza in ufficio.
Questi pensieri erano ancora là, la sera quando mia figlia aveva paura e non riusciva ad addormentarsi da sola.
E io naturalmente, oggi mi ricordo solo quelle volte in cui perdevo la pazienza ed esplodevo.
In certi momenti siamo bravi a dimenticarci di tutte quelle migliaia di volte in cui siamo rimasti calmi; abbiamo saputo capire e consolare; con una mano cucinavamo, con l’altra tenevamo il biberon e il bimbo in braccio..
Da dove nasce questa sfiducia, genitore? Io penso che le ore di sonno arretrato contribuiscano a farci dimenticare tutte le capacità che, in un modo o nell’altro, la vita ci ha costretto ad imparare da quando quegli adorabili frugoletti sono entrati nella nostra vita.
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La lunga lista degli elementi di sfiducia
Partirei dalla top 10 delle situazioni snervanti che solo un genitore può capire (effetto catartico garantito):
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i bambini litigano perché .. non c’è bisogno di un motivo, litigano e basta, possibilmente urlando e facendosi male;
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i bambini non dormono. Anche qui, forse avrebbe aiutato sapere che fino ai 3 anni, è normale e fisiologico non fare notti complete, anziché pensare che il numero di ore dormite fosse direttamente proporzionale all’abilità del genitore;
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il conflitto interiore tra il tempo sul lavoro e il tempo coi bambini (apparentemente, questo conflitto colpisce prevalentemente le donne. Statistiche francesi di qualche anno fa dicono che durante il primo anno di vita del bambino, i padri lavorano in media un’ora in più al giorno..);
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gli sguardi degli altri, che tu tendenzialmente leggi come riprovatori, non appena tuo figlio non sta zitto e fermo;
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i litigi col partner su come e dove mettere le priorità – perché avere dei bisogni diversi diventa improvvisamente un problema quando di mezzo ci sono anche i bisogni dei bambini.
Improvvisamente, non so perché, ma sembra che in quei momenti di sfiducia, mettiamo su degli occhiali con lenti speciali che ci fanno vedere il mondo come se tutti avessero la situazione perfetta, tranne noi.
Basta un’ora di sonno in meno e bam, non riusciamo più a mettere a tacere quelle vocine interiori che ci fanno sentire come..
“Nessuno mi capisce”
“Tanto, è sempre così, sono sempre io che..”
“Forse non sono capace a fare la mamma/ il papà”
“Il mondo è ingiusto e io subirò sempre”
Ci crogioliamo per un po’ in questi sentimenti di amarezza come sotto una vecchia coperta calda.
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Penso positivo: quelle capacità acquisite da quando sono genitore..
Poiché sono cresciuta idolatrando Pollianna; e poiché quella coperta ce l’ho anche io e so che dopo un po’, è meglio uscirne affrontando quei pochi secondi di gelo..
provo a cambiare le lenti per ricordarci che, certo, da quando siamo genitori abbiamo dovuto affrontare certamente delle situazioni impreviste, scoprire dei lati scomodi di noi, sentirci attanagliati dai dubbi; ma abbiamo anche sviluppato una marea di competenze.
E forse, ogni tanto, dovremmo ricordarci di rispolverarle, custodirle, e valorizzarle.
Se poi come me hai la lacrimuccia facile, puoi guardare questo video:
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Capacità acquisite #1: la biologia e l’empatia del genitore
Non posso non menzionare qualche studio e ricerca, lo sai. Uno studio che ha fatto scalpore qualche anno fa ha preso in considerazione 20 donne, che sono state passate allo scanner cerebrale più volte a distanza di tempo: un gruppo prima e dopo la gravidanza, e un gruppo che non aveva avuto figli in quel lasso di tempo; la stessa cosa è stata fatta con due gruppi di uomini.
Il risultato era così evidente tra le donne, che i ricercatori erano in grado di dire chi o meno avesse avuto figli.
La gravidanza altera la struttura e la dimensione di quelle aree del cervello coinvolte nella percezione dei sentimenti e dei punti di vista altrui, e i cambiamenti erano ancora visibili due anni dopo il parto.
Lo studio della faccenda è ancora agli albori, ma l’interpretazione che va per la maggiore è questa: il cervello si ristruttura, specializzandosi in quelle abilità a riconoscere i bisogni dei bambini, eventuali minacce sociali e favorire il legame col bambino.
Il processo cui va incontro il cervello durante la gravidanza ha ricordato ai ricercatori quello che avviene durante l’adolescenza; la perdita di materia grigia in alcune aree permette di fare spazio a nuove connessioni neuronali più utili per svolgere la nuova funzione materna.
La conclusione che ne traggo io, è che noi mamme in particolare siamo programmate biologicamente per svolgere la nostra funzione, e abbiamo già in noi le risorse necessarie.
In più, queste capacità empatiche sono utilissime a prescindere in tutti gli ambiti della nostra vita, sul lavoro in primis.
Amen (e siamo solo al punto uno!)
Capacità acquisite #2: il genitore ha imparato a ottimizzare i tempi
A mio avviso, il rischio più grande cui possiamo andare incontro quando diventiamo genitori è quello di cedere al cosiddetto “multi-tasking”.
So di dire forse un’eresia, perché il multi-tasking è stato per molto tempo portato in auge come la soluzione a mille problemi e la capacità chiave dei leader in azienda, quindi mi spiego facendo un distinguo tra multi-tasking e ottimizzazione dei tempi.
Multi-tasking:
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aiutiamo nostro figlio a fare i compiti mentre leggiamo la ricetta per preparare la cena;
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passiamo l’aspirapolvere e contemporaneamente rispondiamo ai messaggi Whatsapp arretrati;
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spingiamo nostra figlia sull’altalena mentre parliamo al telefono e teniamo d’occhio l’altro figlio sullo scivolo.
Il denominatore comune: svolgere in contemporanea azioni che richiedono la nostra attenzione cosciente.
Ottimizzazione:
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mettiamo a cuocere le verdure per la cena del giorno seguente subito prima di andare a cena, in modo che siano cotte finito di mangiare, e pronte per essere usate nel piatto che abbiamo previsto per il giorno seguente;
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ci facciamo aiutare dai bambini a preparare la torta che dobbiamo portare alla festa della scuola il giorno dopo;
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mettiamo a bollire l’acqua per la tisana prima di andare a cercare bustine zucchero e tazze, in modo che tutto sia pronto contemporaneamente.
Qui il denominatore comune è che organizziamo la sequenza delle azioni in modo tale che una possa essere portata avanti senza il nostro intervento mentre ne svolgiamo un’altra, al fine di minimizzare i tempi morti.
Per lungo tempo mi sono forgiata del titolo di multi-tasker seriale, per poi rendermi conto che in realtà, perdevo più tempo di quello che guadagnavo.
Facendo più cose insieme, peraltro spesso di fretta, da un lato nutriamo quella sensazione di “non avere tempo”; e dall’altra, per forza di cose, non siamo concentrati quanto dovremmo su ciascuna delle azioni.. col rischio di farle male.
Quanti documenti ho dovuto riscrivere, reinviare, con le dovute scuse, perché li avevo fatti troppo di fretta; quante cose rovesciate a terra, bicchieri rotti..
Capacità acquisite #3: genitore che diventa “project & event manager”
Feste di compleanno organizzate all’ultimo minuto per quindici bambini sotto gli 8 anni; per non parlare del Natale.
Già, Natale. Quando devi mettere insieme bisogni e desideri di minimo due famiglie, nelle migliori delle ipotesi.
Genitori che studiano gli algoritmi del traffico natalizio per calcolare come sfruttare al meglio gli orari per fare la cena della vigilia con gli uni e il pranzo del 25 con gli altri, ripassando da casa per l’apertura dei regali che sennò i bambini ci rimangono male e inventando le storie più variopinte per giustificare il fatto che Babbo Natale è passato anche dai nonni.
E non ho neanche affrontato il discorso pranzo! Se non è gestione degli eventi questa..
Capacità acquisite #4: genitore fa rima con pianificatore (seriale)
Mio marito non riesce a ricordarsi di quando escono da scuola i bambini. Penso che gli farò una tabella excel.
Settembre è il mese fatidico. Devi far combaciare gli orari delle attività extrascolastiche di ogni figlio coi vostri rispettivi impegni di lavoro, più i tempi per i tragitti, meno le collaborazioni con gli altri genitori.. Oggi vai a prenderli tu; domani li recupero io e li porto a tennis; poi li viene a prendere papà una settimana su due..
[optin-monster-shortcode id="sai7bab1ena3mym458x5"]Capacità acquisite #5: famiglia o team, il genitore è manager
Quando motiviamo a riprovare dopo un errore vissuto come un fallimento.
O ci inventiamo la storia della principessa che ha abitato il castello medievale. (Quello che noi avevamo voglia di visitare). Convincendo così i bambini che stiamo vivendo un’incredibile avventura e non una noiosa gita al museo.
Motivare, coinvolgere, implicare per un obiettivo comune.
Negoziare con un cliente non sembra più facile che mettersi d’accordo col figlio adolescente sull’ora di rientro il sabato sera?
Capacità acquisite #6: il genitore e il problem-solving. Ovvero, l’arte di consolare e rimediare
La ricetta inventata perché l’ultimo uovo è caduto a terra e si è rotto… (E sono le 6 di una domenica sera.)
Dita tagliate guarite col bacino magico.
Un pianto trasformato in risata quando abbiamo improvvisato una danza scatenata con nostro figlio in braccio..
Ora che ci penso, adesso vado ad aggiornare il mio profilo LinkedIn.
Fonti, riferimenti, approfondimenti
Ecco un elenco di siti, libri e articoli consigliati o da cui mi sono ispirata!
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“Maternity as a master” è anche un libro e un diario di esercizi, che non ho ancora avuto la fortuna di leggere ma che mi sembrano utili, pratici e molto interessanti.
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Tra le tante ricerche e proposte su come gestire lo stress e le fatiche varie dell’avventura dei genitori, quella che fin’ora ho trovato più utile e convincente è quella di Daniel J Siegel. In “Mindsight. La nuova scienza della trasformazione personale” affronta più nel dettaglio come mente, cervello e relazioni siano interconnessi.
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Qualche articolo (in inglese) che descrive più nel dettaglio le ricerche sull’impatto della gravidanza sul cervello: uno del New York Times“, un altro di Brain Facts.
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Se invece, volete saperne di più sulle competenze acquisite grazie alla maternità, questo articolo (sempre in inglese) ne propone ben 17!
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In italiano, mamme.it e la Repubblica presentano come possiamo mettere in risalto sul lavoro le competenze acquisite da genitori.
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Infine, come non citare il fantastico progetto (presentato in questo articolo sulle mamme leader) di “Maternity as a Master“? Come trasformare la maternità in un punto di forza in azienda. Bellissimo.
Brava Clio, hai centrato l’argomento!
Proprio vero, che soft skills sviluppiamo e non sappiamo di avere quando diventiamo mamme.