Come mai mio figlio non mi ascolta? Quante volte dovete ripetere le cose prima che i bambini ci obbediscano?
Oggi vi propongo di considerare alcuni dei comportamenti tipici dei bambini per i quali dobbiamo ripetere 300 volte:
“Non si fa così!”
- usare le mani col fratellino o la sorellina;
- lasciare i vestiti sporchi in giro;
- correre e toccare tutto quando siamo nei negozi…
E capire come passare dal ripetere inutilmente le stesse cose, al pianificare un vero e proprio apprendimento del bambino.
Iniziamo cercando di capire la motivazione del comportamento, per poi decidere come possiamo intervenire noi.
Vediamo passo passo come possiamo fare un vero e proprio piano perché il bambino possa acquisire il nuovo comportamento.
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Quella disobbedienza che ci fa arrabbiare.
Ok genitori, vediamo un po’.
Come mai dobbiamo ripetere tante volte le stesse cose ai nostri bambini? E a volte, anche così, senza successo?
Abbiamo 2 parti nell’equazione: noi, cosa diciamo e come, e come agiamo; e poi, i nostri bambini, come ricevono questo messaggio e cosa decidono di fare in conseguenza.
In precedenza abbiamo già accennato più volte al fatto che il cosa diciamo e il come ha una grande influenza sul come i bambini rispondono; e abbiamo anche visto che c’è di più.
Il comportamento dei bambini nasconde anche dei bisogni e un’interpretazione che loro fanno di ciò che gli succede e delle nostre azioni; e se non prendiamo in considerazione questi aspetti, è più difficile non solo capire i nostri bambini ma anche trovare la risposta educativa appropriata.
Vi propongo oggi di considerare alcuni dei comportamenti tipici dei bambini per i quali dobbiamo ripetere 300 volte “Non si fa così”!
(basta picchiare tuo fratello! Ma quand’è che metti a lavare i vestiti sporchi! Smettila di correre e toccare tutto quando siamo nei negozi!)
E capire come passare dal ripetere inutilmente le stesse cose, al pianificare un vero e proprio apprendimento del bambino.
Come mai mio figlio non mi ascolta?
Il primo step: il comportamento del bambino è normale per la sua età?
Come mai i bambini si comportano così? Come mai non ascoltano? Perché non obbediscono?
Come sempre, il primo step è provare a rispondere a questa domanda.
Una prima risposta possibile è che il comportamento sia in realtà normale per l’età del bambino e per la sua fase di sviluppo.
Un bimbo che a 8-12 mesi tocca tutto e si mette tutto in bocca – è normale.
Una bambina che a 2-3 anni sta seduta a tavola sì e no 5 minuti e poi inizia ad agitarsi, a voler andare in giro, a esplorare e giocare — è normale.
Che ancora a 5 anni facciano fatica a controllare gli impulsi e possano mostrare aggressività quando sembra loro di aver subito un torto, un’ingiustizia o una frustrazione – normale anche qui.
Secondo step: se mio figlio non mi ascolta, forse c’è qualcos’altro sotto – Il bisogno nascosto
Una seconda risposta, è che ci sia qualcosa sotto. Una richiesta di attenzione, o di autonomia per esempio; l’effetto di un bisogno fisiologico, o di rassicurazione e contatto col genitore.
Le risposte a queste domande ci aiutano a capire come prevenire in futuro questi comportamenti, oltre che ad intervenire quando si presentano.
Se ho verificato, ad esempio, che il comportamento è normale per l’età del bambino, posso chiedermi:
Cosa posso modificare dell’ambiente, del mio comportamento e delle mie aspettative?
Se, invece, penso che mio figlio potrebbe comportarsi diversamente – per esempio, mia figlia a
7 anni è perfettamente in grado di mettere a posto i suoi vestiti, così come mio figlio a 5 potrebbe contenersi ed evitare di correre come un forsennato per il supermercato – posso chiedermi:
Quale limite e quali conseguenze posso porre io genitore?
Mi serve un vero e proprio piano d’azione.
In qualunque caso e situazione, nel momento in cui vogliamo insegnare al bambino un nuovo comportamento, una nuova abitudine, un nuovo automatismo – dobbiamo prevedere abbastanza tempo e ripetizioni perché questo comportamento sia acquisito.
Pensate a come si fa ad imparare a camminare:
Prima dobbiamo essere in grado fisicamente e cerebralmente di farlo; la nostra muscolatura e soprattutto lo sviluppo e le connessioni cerebrali devono essere pronte, altrimenti non se ne parla.
Ma questo non basta. Devo provare a camminare, sentire come stare in equilibrio, come bilanciare il peso; fare qualche passo, cadere, rialzarmi. Non si può camminare senza questa fase di tentativi e cadute.
O pensate a quando avete imparato a guidare, a quante lezioni di guida vi sono servite prima di fare un parcheggio in retromarcia in salita.
Perché i nostri bambini imparino a mettere in pratica un certo comportamento, dobbiamo prevedere tempo e spazio per questo apprendimento. Vediamo come con degli esempi.
Terzo step: l’esempio del supermercato
Prendiamo un primo esempio: il supermercato.
Dicono che per semplificarci la vita, bisogna evitare di andare a fare la spesa con i bambini. Sono d’accordo sono in parte: perché se è vero che certe volte ci diamo la zappa sui piedi quando ci ritroviamo alle 7 di sera con la coda che non finisce mai e un bambino stremato che urla, se sappiamo scegliere i tempi e i modi, i bambini imparano tantissimo.
Quando i miei bimbi avevano 4 e 2 anni, ricordo che tornavo stremata dalla spesa. Erano spedizioni verso l’ignoto che mi lasciavano sull’orlo di una crisi di nervi.
Quante volte, prima di entrare, mi facevo ripetere da loro le linee-guida su come comportarsi; quante missioni inventate, quanti pianti.
Ma oggi, a distanza di 3 anni, mi aiutano, sanno come si guardano gli ingredienti, hanno un’idea dei prezzi.
Non hanno imparato immediatamente come comportarsi.
All’inizio, mio figlio si agitava dopo pochi minuti nel carrello e se non gli davo qualche compito, il suo sguardo cadeva immediatamente sul primo pacchetto colorato ed erano guai. (comportamento normale per un bimbo di 2 anni).
E se gli davo più attenzione perché più piccolo, era la grande e combinarne una (bisogno nascosto).
Così, piano piano, ho ridimensionato le aspettative e cercato di coinvolgere i bambini.
Prima di entrare, chiedevo loro: come ci si comporta? Quali sono le regole?
“Mani lungo i fianchi!”
“Si chiede prima di toccare”
“E si corre o si cammina?”
“Si cammina!”
Davo loro dei compiti, delle cose che potevano scegliere o cercare.
Dopo alcuni tentativi catastrofici, e dopo tante ripetizioni.. Ora ci siamo.
Quarto step: se mio figlio non mi ascolta, faccio un piano
Come faccio a pianificare?
Considero l’età dei bambini e le loro capacità, e stabilisco delle tappe.
A 2-3 anni magari non reggono la spesa a fine pomeriggio in un ipermercato gigante, ma possono aiutarmi il sabato mattina nel supermercatino e scegliere frutta, verdura e pane.
A 6-7 anni possono scrivere loro la lista e aiutarmi a seguirla.
Posso insomma da un lato, cercare di adattare il contesto come il tipo di supermercato e l’orario, e dall’altro, coinvolgerli in un modo adatto.
Ma immaginiamo la casistica peggiore – magari, una bella crisi di urla in mezzo al reparto merendine. Come posso agire io (anziché forzare il comportamento?)
Magari posso decidere in anticipo che lascio un attimo da parte il carrello, prendo il bambino e lo porto fuori e aspetto che si calmi, lo aiuto a calmarsi, prima di tornare dentro.
Magari le prime volte ci vuole molto più tempo a fare la spesa, molte più energie.
È un investimento di lungo periodo per tutte le cose che il bambino impara nel frattempo lungo il percorso.
Quinto step: l’esempio dell’aggressività
Vediamo invece l’esempio dell’aggressività.
Il fratello piccolo mi porta via il gioco, e arriviamo alle mani.
Fino a una certa età, è normale che i bambini facciano fatica a controllare gli impulsi. Oltre a questo, la reazione può anche essere dettata da altri bisogni come attirare l’attenzione del genitore, sentimento di gelosia, eccetera.
Ciononostante, non voglio e non posso permettere al mio bimbo di far male.
Ecco che creare un piano e lasciare abbastanza tempo per gli apprendimenti ci aiuta:
Da un lato, cosa posso fare io?
Intervengo fisicamente. Separo i miei bambini; prendo la mano del bambino e lo allontano.
Insegno al bambino che è necessario riconoscere i segnali che ci dicono che stiamo per perdere il controllo, e trovare delle strategie per calmarsi prima di tornare insieme agli altri.
Allora posso vedere insieme a lui, in un momento di calma:
“Cosa puoi fare per calmarti? E cosa senti nel tuo corpo quando hai voglia di picchiare? Cosa puoi fare di diverso che usare le mani? Come puoi fare per rimediare?”
Sicuramente ci vuole tanta pazienza da parte nostra perché abbiamo bisogno di accompagnare il bambino nell’apprendimento, di dargli l’esempio, di accettare che i primi tentativi non funzioneranno.
A volte, alzare la voce ci fa sentire più forti, ci dà l’illusione di “aver fatto qualcosa” sul momento; ma è sul lungo periodo che si vede l’apprendimento.
Mio figlio non mi ascolta, inizio da qui
L’esercizio di oggi è allora iniziare con uno di quei comportamenti sul quale vi sembra di dovervi ripetere tanto, che più vi irrita.
Provate a chiedervi:
- È un comportamento normale per l’età del bambino?
- In quali circostanze si verifica?
- Posso individuare un bisogno o una motivazione?
- Cosa posso fare per anticipare e prevenire?
- Quale azione posso compiere per mostrare con fermezza il limite, e come posso contemporaneamente mostrare empatia?
- Come posso dare l’esempio del comportamento che mi aspetto?
- E poi, fate un piano. Cosa volete insegnare?
- Segnatevi i miglioramenti fatti di volta in volta. Immaginatelo proprio come un vero allenamento.
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Note e risorse
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Il ritorno delle Regole : Sì, è il 2020 e tuo figlio ha ancora bisogno di disciplina –
Perché trovare il tuo stile educativo conta più di quanto credi –
Relazione genitori figli: 7 abitudini da non trascurare se vuoi un rapporto straordinario –
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Come sostituire minacce e punizioni
La Disciplina Positiva di Jane Nelsen e Lynn Lott (link affiliato)
Le Emozioni dei Bambini di Isabelle Filliozat (link affiliato)
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