Te lo ricordi, vero? La sensazione di bruciore allo stomaco che ti prendeva quando non ti sentivi completamente inserito nel gruppo. Il timore delle prese in giro. Quella tensione sottile e lacerante tra le aspettative degli adulti e quelle dei compagni. La voglia inconciliabile di tornare bambino e essere grande allo stesso tempo. Ah, la preadolescenza, come aiutare i nostri figli a destreggiarsi nelle relazioni tra coetanei? C’è una chiave per entrare in questo mondo delicato?
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Come aiutare i genitori ad affrontare la preadolescenza dei loro figli?
Qualche settimana fa, ho ricevuto una mail da una mamma lettrice (grazie!).
Mi chiedeva se potevo approfondire il tema della preadolescenza, per capire come aiutare i ragazzini di quest’età.
Parlo spesso di bambini più piccoli.. perché la mia esperienza con preadolescenti (e oltre) è ancora limitata al mio passato.
Per fortuna, mi è venuta in soccorso Giorgia!
Giorgia Veronese è pedagogista a Verona, e la storia del nostro legame mi sta particolarmente a cuore.
Perché io e Giorgia non ci siamo mai incontrate di persona. Ho trovato il suo blog quando ricercavo materiale d’approfondimento per uno dei miei articoli.
Ne sono stata subito catturata per la delicatezza del suo scrivere, i consigli utili; il tutto con la leggerezza e la gioia di condividere un mestiere che si ama.
Mi sono permessa di scriverle, per farle sapere che avevo inserito i riferimenti al suo articolo nel mio. Mi ha risposto subito.. E siamo rimaste in contatto epistolare.
Non è magnifico internet? Si possono instaurare dei legami a distanza, appesi al filo delle parole sospese alla rete.
Giorgia ha accettato di approfondire per noi questo periodo difficile che è la preadolescenza, e io la ringrazio infinitamente!
Se ti interessa saperne di più, puoi intanto leggere gli articoli di Giorgia sul suo blog, tra cui, sempre in tema, “Preadolescenza: età di grandi cambiamenti“.
Inoltre, Giorgia riceve i genitori su appuntamento nel suo studio a Verona! Per contattarla troverai tutti i riferimenti nel suo sito, www.educazionequotidiana.it, sia nella pagina “Chi sono“, sia in “Contatti“.
Preadolescenti: la relazione con i coetanei
Nell’età della preadolescenza, età che indicativamente va dagli undici ai quattordici anni, cioè quelli della scuola secondaria di primo grado, le amicizie dei ragazzini e delle ragazzine nascono e crescono per lo più tra i compagni di classe o almeno della stessa scuola, anche perché è molto il tempo che la scuola richiede loro, sia per la frequenza delle lezioni che per lo studio ed i compiti.
Qualche amicizia si fa strada anche grazie allo sport o altre attività extrascolastiche, come danza o musica, ma, al di fuori di questi orari così organizzati e strutturati, resta ben poco tempo per conoscere o frequentare coetanei e per coltivare amicizie importanti.
L’amicizia in preadolescenza…
In questa fascia d’età e per tutto il periodo dell’adolescenza le amicizie che si creano e si coltivano spesso sono tra le più importanti e alcune rimangono per la vita.
La complicità che si scopre, la possibilità di condividere le insofferenze verso i genitori e gli adulti in genere, le confidenze più segrete, il sostegno e la conferma delle proprie idee e scelte, rendono queste relazioni quasi esclusive e ricche di significati profondi, difficili da definire, rassicuranti e allo stesso tempo in balìa di variazioni repentine di umori e sentimenti, ma sempre “totalizzanti”, come solo a quest’età sono quasi tutte le esperienze che si vivono.
L’amica o l’amico del cuore…
Questa amicizia esclusiva rappresenta la possibilità di rispecchiarsi, di vedere se stessi nell’altro e di ricevere e restituire in questi scambi conforto, approvazione, anche le critiche, purché poste e vissute come spinte a migliorare.
L’amica o l’amico del cuore può anche diventare un esempio da imitare se ha qualità che affascinano, ad esempio un carattere più aperto o un’intelligenza più acuta, un intuito più pronto o una sensibilità più marcata, la parlantina più fluida e convincente o una maggiore sicurezza nel rapporto con gli altri…
Nel cercare di diventare come lei o lui, ci si mette alla prova, ci si sforza di migliorare, si mettono in atto comportamenti che incoraggiano man mano a modificarsi per assomigliarle/gli pur sentendo di poter rimanere se stessi perché l’amica o l’amico ci ha scelto tra tanti e la reciprocità di questa scelta è continuamente rinnovata.
Sono esperienze molto importanti di crescita personale e sociale, che ogni preadolescente dovrebbe poter vivere.
Con l’amica o l’amico del cuore, soprattutto se piace anche ai genitori (si spera, altrimenti si possono innescare reazioni di ribellione e di ostinazione difficili da controllare…), si può ottenere il permesso di vivere esperienze man mano sempre più aperte al mondo esterno alla famiglia, pur con la sicurezza che dà la “supervisione” degli adulti: l’uso dei mezzi pubblici per raggiungere la scuola o il centro, la vacanza con la sua famiglia e senza i propri genitori al seguito, la festa di compleanno di qualche altro amico, dormire a casa sua qualche volta, fare qualche piccola spesa personale, …
Il gruppo dei pari…
Anche il gruppo dei pari a questa età ha un’importanza grandissima nella costruzione definitiva dell’identità personale, perché rappresenta e contiene possibilità diverse di confronto, personalità varie e sfaccettate che permettono il rispecchiarsi l’uno nell’altro, negli altri, di scoprire diverse modalità di comprendere il mondo e di porsi in confronto ad esso, di cercare aspetti da imitare o di individuarne altri da rifiutare, nella vantaggiosa posizione di sentirsi parte di qualcosa, di poter sperimentare nuovi atteggiamenti, protetti in qualche modo dallo scudo dei compagni, uniti contro tutti, in particolare gli adulti…
Attenzione ai rischi…
Il gruppo può talvolta far sentire invincibili, coraggiosi e spinti ad azioni anche rischiose per ottenere l’ammirazione degli altri, molla molto potente nell’attivazione di certi comportamenti.
Provare il piacere dato da sensazioni forti, eccitanti, trasgressive è qualcosa che i preadolescenti ricercano il più possibile, spesso senza tener conto delle possibili conseguenze.
Genitori e adulti in genere devono vegliare in questo senso, tenere alto il livello di attenzione, informarsi sugli amici che il loro figlio frequenta, cercare di conoscerne i genitori, mettere in guardia i ragazzi dai possibili rischi di certe azioni e bravate, prendersi la responsabilità di dire di no, di impedire alcune scelte potenzialmente pericolose.
Non si tratta di mettere i figli sotto una campana di vetro o di limitarne la giusta possibilità di fare esperienze, ma di stare al loro fianco con occhi e orecchie attenti e vigili, ragionando con loro e motivando le proprie decisioni, prese sempre per il loro bene.
Femmine e maschi…
Per lo più composto da sole femmine o soli maschi, il gruppo dei pari per qualche tempo mantiene ben divisi ruoli, legami e frequentazioni perché è più semplice a quest’età stare tra persone dello stesso sesso, anche per le diverse modalità che femmine e maschi hanno di interpretare ciò che accade e di agire di conseguenza…
Naturalmente entrambi i sessi praticano attività fisica, sport di qualche tipo e cercano con gli amici un legame intellettivo ed emotivo importante, ma, con le dovute eccezioni, si può dire che le femmine sono più interessate alla sfera emotiva degli eventi, alle relazioni, al dialogo, al decifrare ogni dettaglio di ciò che accade loro con l’amica o le amiche, mentre i maschi sono più portati all’azione, ad agire e comunicare con il corpo, al mostrarsi forti ed a mascherare meglio le loro emozioni più intime.
La curiosità reciproca verso l’altro sesso c’è, anche se spesso viene tenuta a freno e filtrata attraverso lo schermo di protezione che il proprio gruppo garantisce, ma non mancano occasioni di contatto, di incontro, di osservazione, di scambio.
Come non mancano le critiche, i pregiudizi, le convinzioni svalutanti che vengono rinforzate nello scambio interno al gruppo, ma che possono, sotto sotto, nascondere la tentazione di avvicinarsi a qualcuno o a qualcuna dell’altro gruppo.
Le relazioni difficili…
Non tutti riescono con facilità a trovare l’amicizia o a coltivarla nel tempo e spesso questo non dipende nemmeno dalla volontà della ragazzina o del ragazzino stesso, ma da una timidezza, una riservatezza e una grande sensibilità che fa provare loro un forte pudore a condividere confidenze ed a raccontarsi, una fatica ad aprirsi a nuove relazioni, per cui non si sentono pronti a prendere l’iniziativa per conoscere meglio un compagno o una compagna che ammirano.
Queste loro caratteristiche o un diverso modo di intendere le relazioni e l’amicizia stessa, a volte frenano e limitano la possibilità di inserirsi in un gruppo, di legare con i coetanei e così non riescono ad entrare nel gruppo dei pari o a percepirsi come parte di esso e si sentono sempre un po’ “fuori dal coro”.
Oppure può accadere che vengano guardati con diffidenza dagli altri, se non addirittura con scherno e la loro timidezza può essere scambiata per alterigia o per una limitata capacità generale e possono essere evitati o perfino esposti a prese in giro, scherzi stupidi, provocazioni varie…
Il gruppo stesso non si dimostra accogliente o, anzi, li può tenere alla larga o addirittura prendere in giro per qualche improbabile motivo, spesso futile, pretestuoso, legato talvolta a pregiudizi che non sono sostenuti da vere convinzioni o valide motivazioni…
Se tuttavia, qualcuno del gruppo, che abbia un forte carisma sugli altri e venga ascoltato e seguito in quello che dice o fa, dimostra loro amicizia e voglia di accoglierli, ecco che tutti gli altri possono cambiare idea e mostrarsi disponibili verso di loro.
Voi genitori vi accorgete o dovreste accorgervi se vostro figlio preadolescente vive una situazione di solitudine sociale, della scarsa o nulla attività telefonica con amici, della noia che pare manifestare ma contemporaneamente della non volontà ad uscire di casa, della ricerca di attività solitarie come la lettura o l’ascolto della musica in cuffia, del molto tempo passato al computer (… ma starà studiando o starà esplorando contenuti in rete? E, in caso, quali?…), della preferenza per sport individuali, dello studio sempre da solo e mai condiviso con qualche compagno o compagna…
Cercate di capire cosa fa quando è da solo o da sola e, se le sue attività sono creative (di tipo artistico o intellettuale o artigianale, ecc.), probabilmente avete davanti un essere sognatore, un po’ idealista, con un immaginario ricco, che incanala le sue idee in attività che lo appagano e che forse, per questo, ricerca una tranquillità da non scambiare con la solitudine, anche se rimane importante avere la possibilità di frequentare coetanei. Se invece vi accorgete che prevalgono in lui o in lei la noia, l’apatia, la pigrizia fisica e mentale, è importante che pensiate a come intervenire.
Come aiutarli? Qualche spunto per riflettere…
Non è semplice aiutare ragazzini così sensibili e, come genitori, la prima cosa utile da considerare è sempre quella di ascoltarli il più possibile, in modo vero, profondo, sintonizzandovi anche su ciò che non vi dicono, ma che segnalano con il comportamento: forse un bisogno maggiore di attenzione, forse un disagio se in famiglia c’è qualche tensione… Magari vivono un senso di insicurezza se non si sentono valorizzati oppure hanno davanti un modello materno (per le ragazze) o paterno (per i ragazzi) “irraggiungibile” secondo loro; o anche fratelli o sorelle maggiori “troppo avanti” in tutti i sensi per potersi confrontare e con cui forse non hanno, per ora, una grande confidenza…
Provate a pensare, a ricordare come vi sentivate voi alla loro età, ad aprire il canale del dialogo il più possibile, ma sempre rispettando i loro tempi e non insistendo troppo: saranno loro, quando si sentiranno pronti, a cercarvi per un consiglio, uno sfogo, il racconto di un episodio o altro…
Cercate di essere presenti in modo incoraggiante, rassicurarli sulle loro capacità e di ritagliarvi momenti significativi da condividere, magari entrando in punta di piedi nel loro mondo; facendovi spiegare qualcosa di tecnologico che vi può servire; accompagnandoli quando fanno sport e fermandovi a guardarli mentre lo svolgono; incuriosendoli con un libro che vi era piaciuto a quell’età; vedendo insieme un film che interessi ad entrambi e dia spunti di dialogo; camminando insieme; preparando con il loro aiuto un dolce o una pietanza… insomma… godendo della loro compagnia e facendoli sentire apprezzati e importanti.
L’esempio è sempre molto importante, soprattutto se voi avete amicizie che coltivate da tempo o che incontrate anche in nuove occasioni (ad esempio una vacanza) e li avete abituati a vedervi come persone socievoli ed a stare, anche loro, con voi, in mezzo agli altri.
Se vostro figlio o vostra figlia frequentano insieme a voi questi vostri amici, magari con i loro figli, questi rapporti, anche se non nascono spontaneamente (e senza mai venire forzati da parte vostra), possono crescere a volte con più tranquillità, al riparo dai rischi di un gruppo più grande o dei confronti che emergono in campo scolastico.
Condividere la condizione di “figli di amici, che sono costretti a vedersi e non si sono scelti” può anche farli sentire complici, liberi da reciproche aspettative e dalle relative ansie e fornire occasioni per mettersi alla prova ed esercitare la loro capacità relazionale.
Un’attività che potrebbe interessarli ed aiutarli ad entrare in contatto con le loro emozioni ed a poterle esprimere più serenamente, è il teatro.
Esistono in molte città realtà valide di corsi – per varie fasce di età – di avvicinamento e di preparazione alla recitazione, che in genere vengono guidati da persone motivate e sensibili.
Gli allievi vivono percorsi intensi, che li guidano, oltre agli aspetti tecnici legati all’arte teatrale, all’esplorazione ed alla comprensione del proprio mondo espressivo ed emotivo e che li possono portare a scoprire parti di sé impensate.
Anche gli insegnanti possono avere molti elementi di osservazione delle dinamiche relazionali che avvengono in classe e, se individuano situazioni di questo tipo possono intervenire con tatto e strategia ad esempio nel proporre agli alunni attività a due, affiancando all’alunno più riservato un compagno o una compagna più aperti, ma che abbiano caratteristiche equilibrate, accoglienti e non un carattere eccessivamente espansivo o impulsivo che potrebbe inibire l’altro invece che incoraggiarlo a fidarsi e ad aprirsi.
La lettura di testi specifici che parlino di questa età è sicuramente molto utile e illuminante e, nei casi più complessi, in cui non si riesca a stabilire una buona comunicazione con i propri figli, si inneschino dinamiche molto conflittuali o si tema di perdere di vista la propria competenza genitoriale, rivolgersi agli specialisti del settore può essere di aiuto.
[optin-monster-shortcode id="sai7bab1ena3mym458x5"]Fonti, riferimenti, approfondimenti
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Alcune indicazioni bibliografiche di Giorgia:
Qualche testo non proprio recente, ma sempre attuale, interessante e utile:
- “Intelligenza sociale”, di Daniel Goleman, edizioni Best BUR;
- “Intelligenza emotiva per un figlio”, di John Gottman, edizioni BUR parenting.
- “L’età incerta. I nuovi adolescenti” di Silvia Vegetti Finzi e Anna Maria Battistin, edizioni Mondadori;
- “Psicologia dell’Adolescenza” di Giovanni D’ Agostini, edizioni La Casa Verde.
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Un testo più recente e utilissimo:
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“L’età dello tsunami. Come sopravvivere a un figlio pre-adolescente” di Alberto Pellai e Barbara Tamborini, edizioni De Agostini.
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I link aggiuntivi di Clio
Non perdere il sito di Giorgia: ci sono articoli e approfondimenti, adatti qualunque sia l’età dei tuoi figli.
Inoltre, Giorgia ha pubblicato qualche ebook per genitori e dei libri per bambini!
Qui sotto qualche titolo:
- “Basta con i capricci!: Come affrontarli? Come prevenirli?“
- “Bambini e Cibo: A tavola con serenità“
- La serie dedicata alle vicende di Geraldina!