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Cosa mi blocca? Luce sulle convinzioni che ci limitano

Non sono capace! Ma cosa vuoi che faccia? Tanto, le cose stanno così.. A volte, mi sorprendo annodata in questi pensieri. Inconsapevolmente, senza davvero saper dire cosa mi blocca. Ma.. davvero non si può fare niente per cambiare le cose? In che modo queste frasi automatiche influiscono poi nella mia vita? Cosa mi blocca impedendomi di avanzare, facendomi invece recriminare? E se davvero ho dei freni.. non voglio trasmetterli ai miei figli! Voglio che crescano pensando che tutto (o quasi) è loro possibile. E voi, avete mai riflettuto a quante convinzioni costellano la nostra mente, nel bene e nel male? Vediamole insieme!

cosa mi blocca una prigione
La prigione della routine

Intanto mi devo rendere conto di cosa mi blocca…La routine

Era il primo autunno a scuola, faceva ancora buio quando uscivamo la mattina. Presto, muoviti amore, la mamma deve arrivare presto in ufficio! Dai forza! Possibile che non riusciamo mai ad uscire puntuali?

Poi, la lasciavo al prescuola. Le signore cercavano di essere gentili e sorridenti, eh? Ma non erano molto convincenti. O almeno, non per mia figlia. Lei si voltava verso di me come se la stessi lasciando sul patibolo.

A volte, vedendo un amichetto, se andava da sola a disegnare. Più spesso, si aggrappava a me piangendo. Amore, mamma deve andare al lavoro, anche io vorrei stare con te.

Già. Devo andare al lavoro? O scelgo di andarci? Perché? Queste domande cercavo di non pormele troppo spesso. Non ce n’era il tempo.

E quando le lasciavo filtrare nel mio spazio cosciente, un’ombra scura mi avvolgeva.  Perché è questo che ti frega, dopo che diventi genitore ( o almeno, questo è quello che è successo a me)..

Quello che prima era normale serena routine, dopo prende un altro significato. Ti fa considerare aspetti nuovi. Dove vuoi andare? Cosa vuoi diventare? E quando inizierai a fare qualcosa per diventarlo?

Un giorno. Ma sì, un giorno, avrò tempo. Lo so, un giorno, saprò rispondere. Ma non adesso, non oggi figlia mia. Oggi devi fare veloce! Ti distrai sempre! Non riesci mai a concentrarti!

Parlando di cosa mi blocca

C’era un disequilibrio in questo nostro equilibrio.. Ma non è di questo che voglio parlarvi oggi. È solo per disegnarvi l’inizio della mia ricerca.

Mentre mi chiedevo : Dove voglio andare a parare? Come posso dare un senso più profondo a quello che faccio ogni giorno? cosa potevo rispondere a mia figlia quando mi chiedeva perché devo andare in ufficio, che non fosse perché così guadagno qualche soldo con cui comprare da mangiare e andare in vacanza? Che per carità, è anche in parte vero.

Ma togliere del tempo a mia figlia per riguadagnarlo in vacanza è un filo illogico no? C’è altro sotto. E poi, non è questo il messaggio che voglio trasmetterle. Cosa mi blocca?

Nel mio percorso tra corse e analisi, tra ricerca e confronti.. Un bel giorno, in azienda, mi viene proposta una formazione che pareva fatta apposta, e per cui non ringrazierò mai abbastanza.

Siamo solo donne, sedute a parlarci di queste interrogazioni esistenziali, di cosa mi blocca, cosa mi impedisce di sentirmi realizzata, eccetera. E viene fuori: cosa mi blocca, spesso sono dei messaggi registrati. (Tra le altre cose).

Sì, delle frasi che si dicono, o si percepiscono, e si imprimono dentro di noi fino a forgiare il nostro pensiero. Da lì, modificano non solo il nostro modo di pensare, ma anche le azioni che decidiamo di intraprendere.

Quante convinzioni sono così ben registrate dentro di noi, da diventare parte incosciente delle nostre decisioni? Diventate verità assolute. Se non riusciamo a rendercene conto, le trasmetteremo ai nostri figli…

cosa mi blocca la routine
Nuovi orizzonti o barriere ?

Ecco cosa mi blocca! Ce n’è per tutti

  • Dovresti accontentarti di quello che hai! Vero. In parte. Ma allora cosa mi spinge a fare meglio?
  • Passata una certa età, non ti vuole più nessuno. Chi l’ha detto? Il mio valore dipende dai miei anni? In modo inversamente proporzionale magari.
  • Se non stai attenta nella vita finirai sempre per soffrire O mamma e adesso cosa faccio? Sono spacciata !
  • Ecco, ora la giornata è rovinata” in seguito a un imprevisto che modifica i nostri piani.. E perché non potrebbe invece andare meglio? Certo, con quella piva..
  • Senza un po’ di fortuna non si va da nessuna parte e quindi quando le cose vanno bene non è per merito nostro, ma solo perché abbiamo fortuna, no?
  • Senza sacrifici e duro lavoro non otterrai mai nulla Dipende dai sacrifici.. Non tutto è sacrificabile. E poi, se invece sono brava e riesco a raggiungere i miei obiettivi senza morirne? E non dipende anche da quali sono i miei obiettivi e cosa è importante per me?
  • Non si può avere tutto Botte piena e moglie ubriaca? Certo. Però aggiungo : “Chi non risica non rosica”.. no?
  • Alla mia età non si può Dipende.. cosa? perché?
  • A una donna non è concesso sbagliare Si salvi chi può!
  • Tanto sei tu la nostra roccia E quindi non ho diritto ad avere anche io bisogno di sostegno o mostrare la mia fragilità?

Il denominatore comune che vedo io in queste frasi sono le espressioni di certezza assoluta e giudizio. Non si esprimono fatti, si esprimono delle “regole sociali” che appaiono inconfutabili.

cosa mi blocca tutto
Niente mi può fermare !

Era solo una frase?! Ma allora cosa mi blocca?

Non so se ho reso l’idea.. 🙂 E il bello è che nonostante fossero frasi ricorrenti, non ci avevo mai davvero pensato!

Sabato mattina. Volevo proprio fare una gita in montagna. Però abbiamo corso tutta la settimana, siamo stanchi, non abbiamo di che farci i panini, io sono l’unica che adora la montagna ma non voglio andarci da sola..

Finisce che facciamo troppo tardi, il meteo si guasta.. Niente gita.

Possiamo andare da un’altra parte? Cosa vorresti fare? Mi chiede il consorte. Ma la mia faccia esprime una rabbia senza soluzione.

Nella mia testa, una frase è andata in loop “Tanto ormai la giornata è rovinata.” E quindi, tanto vale confermare questa affermazione comportandomi in modo tale che mi faccio odiare, rovino l’umore anche a tutti gli altri, e non riuscirò ad apprezzare niente di quello che accadrà in questa altrimenti serena giornata in famiglia.

Così, tanto per fare un piccolissimo insignificante esempio 🙂

Perché queste frasi, queste convinzioni possono farci male ?

  1. Sono frasi ripetute talmente spesso da diventare, per l’appunto, convinzioni. Per di più, convinzioni inconfutabili, che non vale la pena provare a smentire.  Una singola frase, una sola cosa che mi blocca e pone dei limiti che forse in realtà non ci sono.
  2. Ci convincono che non siamo capaci. Che non meritiamo qualcosa. Che poiché non abbiamo una o l’altra caratteristica, allora è inutile, niente cambierà le cose.
  3. Possono legarci a un giudizio su noi stessi o sugli altri.
  4. Riescono a convincerci che ci meritiamo qualcosa solo per quello che FACCIAMO, non per chi siamo.
  5. Fanno credere che siamo degni di amore a condizione di.., anziché incondizionatamente.
  6. Ci impongono di mostrare solo un lato di noi, le nostre forze e non le nostre debolezze ad esempio.
  7. Inducono senso di colpa se proviamo a liberarcene, a rompere le convenzioni.
  8. Insinuano che le cose belle capitano solo dopo le dovute sofferenze. Che il nostro valore è legato alla nostra sofferenza, o a quello che facciamo. Che bisogna quasi sentirsi colpevoli se sentiamo di stare bene, di essere felici senza motivo, o per delle piccole cose.

E il rischio, a lungo andare.. è di rinchiuderci in una gabbia di limiti fatti di parole, senza accorgercene, senza poterne uscire. E di perdere il senso dietro al nostro fare permanente (ne ho già parlato anche in quest’articolo sulla respirazione).

Quanto è difficile poi riformattarsi e liberarsi da questa programmazione cerebrale!

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Approfondimenti filosofici

È stato liberatorio vedere come, nel nostro gruppo eterogeneo durante la formazione, avessimo ognuna una frase in particolare, ma tutte condividessimo le stesse barriere.

Io avevo bisogno di interiorizzare, di far scendere dentro i miei antri oscuri le implicazioni di tutta questa rivelazione. Quindi andiamo avanti di qualche mese. Un’amica mi suggerisce di guardare una conferenza tenuta da Thomas d’Ansembourg (di cui ho parlato anche in questo articolo).

Le sue parole, e la sua persona mi hanno colpito. Sapete come a volte, riceviamo una mano tesa ad aiutarci in modi inaspettati; il suo messaggio mi è arrivato così, quando ero pronta a sentirlo.

Ho subito comprato un paio dei suoi libri. In moltissimi passaggi di “Più felici di così... si può. Come salvarsi dalle trappole anti-felicità”  vengono presentati diversi messaggi registrati. Quelli che più subdolamente ci vengono instillati dalla società. Vi cito quelli che mi hanno lasciato più il segno.

“Doppio vaccino con doppio richiamo”

Così li chiama l’autore; cioè frasi contraddittorie ma che si vogliono egualmente vere :

“Non siamo mica qua per scherzare!” = tutto si ottiene con lo sforzo = se sei felice sei probabilmente un egoista e devi sentirti in colpa = trova almeno qualcosa che non va (Primo Vaccino)

“Dobbiamo essere contenti di quello che abbiamo” = abbiamo il dovere di essere felici = se non ti senti felice, devi sentirti in colpa (Primo richiamo)

Avete notato l’incongruente costante del senso di colpa? Siamo abituati a pensare che le cose (sensazioni, emozioni, ecc.) debbano esistere soltanto in opposizione : O sono felice, O sono triste. E se fossi soddisfatto di un aspetto della mia vita, e deluso per un altro che in questo momento non va? La paralisi.

Ecco un altro paio di esempi :

“Bisogna essere i migliori” = il successo è necessario per essere felici e/o valere qualcosa (Secondo Vaccino)

“Non bisogna prendersi per i migliori” = bisogna tenere un profilo modesto, non osare né mettersi in mostra = il successo mi è precluso (Secondo Richiamo)

Tralascio l’analisi approfondita di queste due frasi adesso (ma se vi interessa comprate assolutamente il libro! preziosa lettura!)

Invece mi sono chiesta : quali frasi fatte condizionano il mio essere, oltre che il mio agire? E quali sto inconsciamente trasmettendo ai miei figli (che se posso risparmiargli un po’ di fatica non sarebbe male!)

Non voglio passar loro il messaggio che il mio amore sia in qualche modo condizionato. O apporre un’etichetta. O far loro credere che nella vita, bisogna sempre fare di corsa. (Ok. Per questo, secondo me ormai è troppo tardi. Anche se ci faccio attenzione, glielo dico almeno un paio di volte tutte le mattine..)

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Un labirinto filosofico

Per sciogliere i nodi dei condizionamenti

Da alunna modello, ho seguito i dettami; e dopo letture e ricerche, mi sono data un tempo di auto osservazione. In cui mi sono sforzata di fare attenzione a cosa dico, soprattutto quando sono esasperata o innervosita e mi parte il pilota automatico (cioè il peggio del peggio!)

Ho letto vari articoli sulla psicologia positiva, il libro dedicato alla non-violenza; una lampadina si è accesa e mi sono resa conto di usare costantemente piccole paroline apparentemente inoffensive.. Ma pur sempre giudicanti.

Mai, Sempre, Troppo, bello, brutto, cattivo, bravo.. anziché dare descrizioni oggettive.

Ora, noi possiamo dirci che se dobbiamo stare a controllare ogni parola che ci esce di bocca, è finita. Vero. Però è anche vero che le parole hanno un loro peso, delle conseguenze. E che a volte, quando ci alleniamo a esprimerci in un certo modo, poi, pian piano, col tempo, un po’ cambiamo anche noi. Modifichiamo le impostazioni del nostro pilota automatico, per così dire.

E coi bambini?

Cosa mi blocca coi bambini
E coi bambini ?

Ad esempio, “che bravo che hai messo a posto!” sotto sotto insinua che se non hai messo a posto non sei bravo.. Ma un bimbo vuole sentirsi dire che è bravo dalla mamma perché si sente amato.. Faccio dipendere il mio amore alle azioni di mio figlio? Ma io lo voglio amare sempre!

Mentre “Hai messo a posto da solo i tuoi vestiti!” con tono approvatore salva capra e cavoli, per così dire..

“Non fai mai come ti dico!” tuona fatale e immodificabile; oltre che di nuovo, sembra legare la mia approvazione solo al risultato di un’azione, al fare anziché all’essere, volendo essere filosofici.

Mentre “Vedo che non hai messo via i tuoi giochi dal pavimento come ti avevo chiesto” è fattuale e non emette giudizio.

Una cosa che ripeto spesso a mia figlia è “Aspetta! concentrati, non riesci mai a concentrarti” perché lei ha tendenza a vagare da un’attività all’altra, da un pensiero all’altro (come me del resto) e riesce a fissare la mente solo sulle attività che davvero la appassionano.

Ma se fosse questa la sua ricchezza, la sua forza? perché darle il messaggio che lei abbia qualcosa che non va? In altre parole : come trasformare il giudizio in un incoraggiamento positivo?

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Da : Cosa mi blocca? A : cosa posso cambiare?

E’ possibile trasformare una convinzione che ci limita in una che invece ci apre al possibile? Nei nostri pensieri prima, e nelle nostre parole poi?

Io sono convinta di sì, nonostante sia anche consapevole che questa trasformazione necessiti TEMPO.

Perché se siamo abituati da anni a usare un certo tipo di vocabolario, di costruzione della frase, di aggettivi e avverbi, il nostro cervello ce li propone in automatico. Se vogliamo, ci serve uno sforzo cosciente per rendercene conto e modificare il linguaggio (verbale o sotto forma di pensiero). Finché il nuovo modo di parlare e pensare non sostituirà il vecchio. Una trasformazione !

La trasformazione positiva. Spunti..in piccole azioni

ok, ho delle convinzioni che mi limitano, me ne sono accorta. E ora che faccio ?

Perché di queste frasi, la nostra mente ahimé è piena. E mi sono accorta che appena ne identifico una, e ci lavoro, per un po’ vado avanti serena; poi zac, me ne compare un’altra. Una specie di lavoro da giardiniere con le erbacce, insomma.

Convinzioni sul denaro, ad esempio. Come consideriamo inconsciamente le persone che ne hanno più o meno di noi?

Oppure alla realizzazione personale. Cosa significa per noi avere successo? Avere una certa funzione di prestigio, o avere un titolo di studio?

O anche, abbiamo un grande sogno, vogliamo cambiare il mondo.. ma in fondo in fondo siamo convinti che non sia per noi, che non siamo capaci/ in grado/meritevoli, e quindi non facciamo nulla.. Il sogno resta sogno.

Se dovessi dirvi in due step da dove ho cominciato io.. vi direi

  1. Un tempo di osservazione e ascolto consapevole.
  2. Tanta lettura.

Ad esempio, io ho apprezzato molto il libro di Marshall B. Rosenberg sulla Comunicazione non Violenta di cui parlavo sopra. Presenta in modo chiaro e concreto, con tanto di esercizi, il tipo di linguaggio giudicante e le sue caratteristiche, e come trasformarlo in un linguaggio rispettoso.

La comunicazione non violenta è un tema a parte, ma se vi interessa saperne di più, iniziate a leggere qui per una breve definizione, e qui per info sull’organizzazione in Italia.

cosa mi blocca niente
Cosa mi blocca? Niente!

Cosa mi blocca, in conclusione

Vorrei concludere confidandovi la mia, di frase più difficile da sradicare.

La soluzione più difficile è sempre quella che alla lunga porta più soddisfazione

perché in fondo, ne sono davvero ancora convinta..

Durante la formazione, le altre mi hanno suggerito di trasformarla in :

Il mio valore come persona non dipende da quanto soffro.

Ahhh. Quanta più libertà in questa frase!

Scegliamo una frase, e iniziamo a cambiare quella. Quando questa sarà diventata automatica, passiamo alla seconda e così via.

E voi? quali sono le vostre convinzioni limitanti, i vostri messaggi registrati? Quali pensate di stare trasmettendo ai vostri figli? Se avete voglia di condividere, scrivetele nei commenti! potremmo ragionare insieme a trovare un “antidoto” o una frase positiva!

 

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