Guida completa all’allattamento al seno per la donna che lavora (ma non solo)

Che bisogno c’è di scrivere una guida all’allattamento al seno oggi? Dovrebbe essere facile, naturale. La mia esperienza è un po’ diversa.. Mille dubbi mi hanno accompagnato dopo il primo parto: qual è la posizione giusta? Sto dando la giusta quantità? Quando e quanto mettere il bebè al seno? E come fare quando riprendo il lavoro? Giusto o sbagliato allattare oltre l’anno? E meno di sei mesi? Come fare a conciliare le contraddizioni della società che ci vuole da un lato belle e in forma e con una vita sociale ricca a pochi mesi dal parto, e che dall’altro storce il naso se allattiamo in pubblico? Come mettere insieme le esigenze affettive e nutrizionali del neonato con il bisogno di tornare presto al lavoro? Questa guida all’allattamento al seno vuole essere d’aiuto a chi si sta ponendo questi stessi quesiti!

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Guida all’allattamento al seno: in gravidanza

I miei figli sono nati in Francia. Ho avvertito le prime avvisaglie di una differenza culturale con l’Italia quando il mio capo, mentre ero incinta, mi ha chiesto se pensavo di allattare.

Sono rimasta alquanto perplessa dalla domanda : perché, non era ovvio che avrei provato ad allattare? Era un modo per cercare di capire se sarei rimasta a casa in maternità più a lungo del previsto?

In seguito molte altre persone mi hanno rivolto la stessa domanda, e ho capito che era posta senza malizia. In Francia le donne rivendicano la maggiore indipendenza acquisita quando il biberon è stato sdoganato dai sensi di colpa da “madre inadeguata” e hanno potuto scegliere se allattare o meno.

Io però trovavo assolutamente naturale voler occuparmi della mia creatura anche tramite l’allattamento. Inoltre, ho sempre sentito dire che il latte materno è più salutare, trasmette gli anticorpi, contiene tutti i nutrienti di cui ha bisogno..

Insomma, razionalmente ed emotivamente sentivo di voler allattare.

Peccato che nessuno mi avesse spiegato come si fa.. fino a ben dopo il mio primo parto.

Se dove vivi organizzano riunioni di informazione sull’allattamento, ti consiglio di partecipare (puoi cercare delle informazioni qui)

5 cose da sapere sull’allattamento al seno prima di cominciare

  1. Qualunque cosa succeda, qualsiasi scelta tu farai, SEI LA MAMMA PERFETTA PER TUO FIGLIO. Stop al senso di inadeguatezza, sì a cercare un sostegno e un ascolto non giudicanti se ne senti il bisogno.

  2. Allenati a bere tanto e a riposare. So che tante, me compresa, alla prima gravidanza si immaginano di poter approfittare della pausa per seguire mille progetti. Dopo il parto è meglio non farsi illusioni: occuparsi di un neonato richiede tempo ed energie. È meraviglioso, ma non è “stare a casa a fare niente”. Sei autorizzata a riposare mentre il bimbo dorme!

  3. Il tiralatte elettrico a doppia pompa può essere una buona risorsa, e per diversi motivi che dettaglierò più sotto. Certamente non è sexy, ma può diventare un prezioso alleato.

  4. Allattare è non solo naturale, ma un investimento sulla salute del tuo bimbo che va a vantaggio di tutti (società compresa). Ognuno ha la sua sensibilità sull’esporsi agli sguardi altrui e allattare in pubblico; io penso che a volte bisogna osare e essere precursori. Più mamme allattano in pubblico, più diventa normale per tutti.

  5. Se pensi di riprendere il lavoro e continuare con l’allattamento, sappi che si può assolutamente fare con un po’ di organizzazione, ma a maggior ragione occhio a non strafare.

Guida all’allattamento al seno: il parto

Premessa: qualunque sia il tipo di parto cui vai in contro, l’allattamento è possibile.

Appena nato, il neonato ha i sensi particolarmente all’erta. Per istinto è portato a cercare il seno della mamma col tatto, l’olfatto e l’udito:

  • l’odore del seno è lo stesso del liquido amniotico
  • riconosce già, da quando era nella pancia, la voce della mamma
  • sente con tutto il corpo e con la bocca

Se è vero che l’istinto di suzione è innato, il neonato ha bisogno di sperimentarlo per imparare.

Come fa?

Quando il bebè viene posato sulla pancia della mamma, per istinto cerca il seno. Ci impiega più o meno tempo, ma in genere, se non viene disturbato, in circa un’oretta inizia a succhiare al seno.

Questa “sperimentazione” è molto importante perché gli permette di imparare sul campo tutte quelle capacità che assicureranno poi un buon proseguimento dell’esperienza di allattamento al seno.

I primi giorni

guida-allattamento-al-seno-neonatoSi attaccherà? Arriverà il latte? Gli infermieri e gli ostetrici, le dottoresse, un via vai di movimenti che non capivo. Tra le mie braccia impacciate, un frugoletto ancora raggrinzito.

Come devo porgerle il seno? A ogni passaggio di un camice, lanciavo uno sguardo disperatamente interrogativo.

È arrivato il latte? Mi chiedevano durante le visite. Come si fa a capirlo?

Il bebè perde peso.. sembra una corsa contro il tempo. Ce la farò? Sto facendo giusto?

Non sapevo, allora, che per i primi giorni di vita dei miei bimbi, avrei dovuto prevedere un normale picco di richiesta di latte, in particolare di notte e il secondo o terzo giorno.

Né che il neonato non ha le capacità cognitive per “prendere vizi” o “abituarsi alle braccia e a essere consolato al seno”, ma che si tratta del modo naturale per far partire l’allattamento in modo efficace.

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Allattamento a richiesta

Come funziona l’arrivo del latte?

Il bimbo succhia. Succhiando, stimola dei recettori ormonali che sono situati nell’aureola, i quali inviano un segnale all’ipotalamo nel cervello della mamma.

L’ipotalamo comanda quindi il rilascio di due sostanze: la prolattina e l’ossitocina. Entrambe hanno delle funzioni fondamentali per l’allattamento al seno, e si mettono in funzione a partire dalle prime poppate.

Ecco perché è importante, soprattutto i primi giorni e le prime settimane, dare il seno il più possibile:

  • più il bebè succhia, più stimola i ricettori delle aureole

  • più ricettori sono stimolati, più in fretta si mette in moto correttamente tutto il sistema che regola la produzione del latte (e prima arriva la “montata lattea”

  • meglio si regola la produzione, più latte verrà prodotto, con evidenti vantaggi sia per il bebè che per la mamma.

  • questa fase di “stimolazione dei ricettori” evolve soprattutto il primo mese; dopo, la quantità di latte prodotta aumenta poco

Riconoscere i segnali del tuo bimbo

Contrariamente a quanto talvolta si dica e si pensi, i neonati ciucciano meglio quando sono tranquilli.. e non quando piangono disperati.

Il segnale che ci fa capire che è il momento della poppata NON è il pianto.. Ma bensì che il bebè è in stato di veglia:

  • anche se con gli occhi ancora chiusi, inizia a muoversi, a stiracchiarsi e a aprire la bocca girando la testa

  • si agita, fa le smorfie, si ciuccia il dito

Se “è troppo tardi” e piange (quindi soprattutto la notte quando dormiamo) è bene cullarlo un po’ e calmarlo prima di metterlo al seno.

Guida all’allattamento al seno: le tecniche

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Ci sono anche altre domande che affliggono le neo-mamme:

  • offro entrambi i seni a ogni poppata, iniziando una volta dal destro e una volta dal sinistro;
  • do solo un seno?

Poiché il primo latte è quello più leggero, e poi viene quello più grasso o nutriente, alcuni consigliano di far svuotare completamente uno dei due seni, perché il bebè riceva un apporto nutritivo equilibrato.

Allo stesso tempo però, il bebè non mangia la stessa quantità di latte a ogni poppata, né mangia a intervalli sempre regolari; quindi seguendo questa “tecnica” si corre il rischio di lasciare uno dei due seni pieno per più tempo del previsto.

Il rischio è che si crei un “ingorgo” di latte che può causare infiammazioni; o di lasciare spiacevoli tracce di latte sulle magliette, se siete del tipo cui il latte cola.

L’ideale è riuscire a riconoscere quando il bebè sta rallentando il ritmo della suzione; che questa non è più efficace insomma. E a quel punto dargli l’altro seno.

Guida all’allattamento al seno: potenziali ostacoli

Ripensandoci, ho incontrato tante difficoltà con l’allattamento di mia figlia.. Perché non sapendo, non ho fatto partire l’allattamento nel modo giusto.

Verso i due mesi ha iniziato a cercare il seno, poi rifiutarlo piangendo disperata.

Probabilmente non avevo abbastanza latte; e quando ha scoperto il biberon alla ripresa del lavoro, mia figlia non ne ha più voluto sapere del mio seno.

Molto più facile e veloce col biberon.. Ho provato le tisane per l’allattamento, insistito tirato e tirato al tiralatte, ma niente.

Devo ammettere che è stato molto difficile da accettare per me, l’ho vissuto come un rifiuto da parte di mia figlia, non ero pronta a rinunciare all’allattamento.

Ho continuato col tiralatte fino ai suoi 7 mesi, tenendo solo la poppata del mattino quando il latte era abbondante, e dovendo comunque integrare con il latte artificiale perché il mio non bastava.

Ma ora che ho scoperto qualcosa in più, ecco una guida ai principali “ostacoli” al far partire un buon allattamento al seno.

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Il ciuccio

I bimbi hanno l’istinto di ciucciare (o istinto di suzione) per calmarsi e tranquillizzarsi  fin da quando sono in pancia.

È perfettamente normale, ed è per rispondere a questo bisogno che esiste il ciuccio.

Usare il ciuccio non è “terribile” o sbagliato in sé, ma attenzione, soprattutto il primo mese:

  • se il bebè ciuccia il ciuccio anziché il seno all’inizio, il seno sarà meno stimolato..

  • meno stimolo, meno latte

  • il bebè chiede il seno più spesso perché il latte non è sufficiente

  • ci viene quindi la tentazione di dargli il ciuccio più spesso (ha appena mangiato!)

  • e il ciclo continua

Adesso, col senno di poi, sono abbastanza sicura che sia stato questo il problema con mia figlia: le ho dato il ciuccio abbastanza presto e cercavo fin da subito di farla aspettare un po’ tra i pasti, ma così facendo non ho stimolato abbastanza i seni e presto, non producevo abbastanza latte.

D’altro canto, se non ce la fai più e sei al limite delle forze, meglio riposarsi e dare il ciuccio finché non sei di nuovo disponibile, piuttosto di rischiare di perdere calma e pazienza!

I primi giorni si è sotto l’effetto degli ormoni, oltre che della fatica, ed è importante non aggiungere sensi di colpa o di inadeguatezza. Si fa quello che si può.

Le critiche

Proprio per questo, attenzione alle critiche mascherate da consigli non richiesti! Le mamme sono creature sensibili che vanno soprattutto incoraggiate a sentirsi capaci e competenti.

Il massimo dell’aiuto che possiamo dare è nelle cose pratiche della vita quotidiana: pulizie, spesa, cucina eccetera; e poi: ascoltando i suoi bisogni senza giudizi.

Vogliamo poi parlare del fatto che in molti posti pubblici è problematico allattare? Come a non voler proprio considerare quale prezioso investimento non sia, con la dovuta proporzione, per il futuro della nostra società.

Una madre che nutre suo figlio, in qualunque modo lo nutra naturalmente, dovrebbe essere guardata per quello che è : sta accompagnando un nuovo venuto nel suo diventare, un giorno, un adulto responsabile.

Parte della sua salute e del suo equilibrio psico-fisico dipende da come i suoi genitori hanno saputo occuparsi di lui fin dalla nascita.

Non dovremmo forse porci il problema di dare ai genitori di oggi le migliori condizioni possibili per tirare su al meglio gli adulti che condurranno il nostro mondo di domani? Non dovrebbe interessarci tutti?

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La stanchezza

Stare a casa e occuparsi di un neonato è stancante. Spesso, chi non lo vive in prima persona non lo capisce..

Mi è capitato di arrivare a fine giornata esausta;

“Cosa hai fatto oggi?” chiede il papà di ritorno dall’ufficio.

Il lavoro più difficile e faticoso: vietatissimo sentirsi in colpa se non siamo uscite, se non abbiamo fatto la spesa e stirato le camicie, eccetera.

Ci saranno giorni in cui riusciremo a fare tutto; e ce ne sono altri in cui bebè è inquieto, ha bisogno di più latte del solito, ha mal di pancia e vuol essere portato sempre in braccio.. è normale.

Hai il diritto di essere stanca e riposarti. 

Non bere abbastanza

Prima della mia seconda gravidanza ho sempre bevuto poco. Semplicemente non avevo sete; bere acqua mi infastidiva, e quando aumentavo i bicchieri giornalieri poi dovevo avere a disposizione un bagno ogni ora.

Con il secondo figlio volevo “fare meglio”. Avevo iniziato a bere di più durante la gravidanza, e mi sono abituata. Sono arrivata a bere 4 litri di acqua al giorno. E il latte era finalmente sufficiente, sono riuscita a dare esclusivamente il mio latte fino agli 8 mesi.

Facile come bere un bicchier d’acqua.. ma mi ci sono voluti innumerevoli tentativi e anche qualche pianto per capirlo!

I benefici dell’allattamento

Ora, torniamo al tema principale dell’allattamento. Perché allattare ? Quali sono i benefici, visto che finora abbiamo solo parlato di difficoltà? Allora, iniziamo coi benefici per la donna.

  • Risparmio economico. Secondo la direzione generale della sanità americana, il risparmio annuo stimato è di circa 1350$.
  • Praticità. Il latte materno è subito pronto, come e dove vuoi, a temperatura.
  • Subito dopo il parto, aiuta l’utero a contrarsi e a riprendere le sue dimensioni originali.
  • Protezione contro numerose malattie : diabete di tipo II, tumori a seno, utero e ovaie, ictus e malattie cardiache.
  • Ritorno più rapido al peso pre – gravidanza.

Già non è male. Vediamo anche lato bebè:

  • Migliore sviluppo del sistema digestivo e immunitario.
  • Riduzione a lungo termine del rischio di obesità.
  • Riduzione del rischio di contrarre allergie.
  • Migliore sviluppo cerebrale.
  • Migliore vista e sviluppo psicomotorio

Guida all’allattamento al seno: il ritorno al lavoro

Allattare e tornare a lavorare è possibile, ma si organizza e si prepara.

A partire dai 5 mesi circa, i bambini possono iniziare a essere gradualmente svezzati, e a sostituire un pasto con yogurt e formaggio e qualche omogeneizzato  – il che permette alla mamma i continuare ad allattare mattina e sera, e  magari di tirare il latte durante la pausa per dare un biberon a chi si occupa del bambino.

Bisogna, un po’ prima di tornare al lavoro:

  • dotarsi di un tiralatte, se possibile elettrico e a doppia pompa, per iniziare a fare un po’ di scorte e abituarsi ad usarlo;
  • mantenere i contatti con colleghi e responsabili, in modo da favorire il dialogo e poter prevedere un’organizzazione della giornata che consenta di prendere una pausa per tirare il latte.

Altre utilità del tiralatte

Già, uno ingenuamente si chiede, a cosa serve il tiralatte se vuoi allattare? Anche io la pensavo così. Prevedevo di procurarmene uno solo per poter continuare l’allattamento una volta ripreso il lavoro, per dare i biberon alla nounou*.

*Nounou è un termine francese che designa la tata che lavora a casa propria tenendo da 2 a 6 bambini. Una sorta di micro asilo in casa che viene riconosciuto e sovvenzionato dallo Stato; probabilmente la modalità più frequente quando i genitori lavorano.

Un giorno mia figlia ha dormito più del solito e mangiato meno. Fino al giorno prima, però, mi sollecitava ogni ora per mangiare.. Ahh le curve di crescita! Nell’arco di una giornata, avevo 38 di febbre e dolori al seno.

Chiamo subito l’ostetrica : inizio di mastite, infiammazione al seno. “Se tua figlia non mangia come al solito, tirati regolarmente il latte per svuotare il seno il più possibile.”

Passato in poche ore. Quando il problema si è ripresentato col secondo figlio, conoscevo i sintomi e avevo il tiralatte a disposizione!

In più, il tiralatte permette alla mamma di liberarsi qualche ora, e di lasciare a nonni o marito il suo latte senza sensi di colpa.

Guida all’allattamento al seno e vita lavorativa .

Quando è arrivato il mio secondo figlio, mi sono sentita “arrivata”; quasi padrona del tema allattamento. Me lo sono goduta molto di più! Tanto da continuarlo nonostante la ripresa lavorativa, con non pochi sacrifici.

Mi alzavo mezz’ora prima in modo da poter tirare il latte (in più oltre alla poppata del mattino).

Mi portavo biberon vuoto, tiralatte e compagnia in ufficio.

In pausa pranzo correvo a casa e facevo lo stesso (almeno ero più comoda).

Finché il mio bimbo non imparò a tenersi da solo il biberon, e iniziò in effetti a preferirlo rispetto al seno; e inoltre aveva già integrato quasi tutti i cibi, e prendeva il latte ormai solo mattina e sera.

Il che non bastava a “mantenere abbondante la mia produzione di latte”. Aveva 8 mesi.

La sindrome da Wonder Woman

Sono stata fortunata in molti modi : non mi è stata mai messa nessuna pressione. L’unica pressione, me la mettevo io. Lavoravo part-time, ma con gli stessi compiti di sempre, e volevo dimostrare di farcela, quindi mi mettevo da sola in ansia. Correvo sempre.

Nessuno mi ha costretta : ho scelto io di tornare al lavoro, perché non era da molto che avevo iniziato a lavorare per l’azienda e non volevo che si pensasse male di me. Volevo dimostrare il mio investimento.

Ho scelto io di continuare l’allattamento. Ho scelto io di chiedere un part-time per qualche mese.

Il perché di queste scelte spesso è dipeso dallo sguardo degli altri che io sentivo su di me, senza che osassi farne parte apertamente per verificare l’esattezza della mia interpretazione.

Volevo tutto : essere una mamma presente, essere una persona impegnata sul lavoro. Una pretesa assurda?

E’ stato estremamente stressante e faticoso, perché pur mettendo il 200% delle mie forze, non riuscivo a essere efficace come avrei voluto. Al lavoro, rimuginavo spesso al fatto che avrei voluto stare di più coi miei bimbi; a casa, stanca, non riuscivo a essere completamente serena e disponibile.

Non ho elencato bene le mie priorità, tutto finiva con l’essere prioritario.. non poteva funzionare, e mi sentivo in colpa. Vi suona vagamente familiare?

…e il senso di colpa

Ora mi chiedo : possibile che ancora oggi nel 2018, noi donne dobbiamo sentirci divise e lacerate in due dai sensi di colpa qualunque scelta facciamo?

Com’è possibile che ancora esista un’inconciliabilità, parziale o totale, tra maternità e vita professionale? Un’inconciliabilità tra il nostro essere madri, e anche l’essere mille altre cose?

Donne in carriera, amiche, amanti, infermiere, donne di casa, viaggiatrici, volontarie, e chi più ne ha più ne metta. Perché ancora accettiamo questa lacerazione tra i nostri molteplici ruoli, che ci toglie dei diritti, e rinnega un pezzo di noi?

Non trovo giusto che molte donne debbano pensare :

“se non torno in tempo al lavoro dopo la maternità forse non avrò una promozione”;

“se non rimango in ufficio fino a tardi mi etichetteranno subito come la neo-mamma che ormai ha messo il lavoro in secondo piano”;

“mi hanno rifiutato il part-time e non so come fare perché l’asilo chiude presto e non posso permettermi una baby-sitter fissa, forse dovrò licenziarmi”

Guida all’allattamento al seno: quando finisce

Ci sono mamme che decidono di allattare qualche mese, altre che continuano diversi anni.

Solo tu e il tuo bambino potete decidere come e quando farlo, in una dinamica familiare che vi è propria.

Assicurati solo che entrambi i vostri bisogni siano rispettati, e che la tua sia una scelta fatta serenamente e per il piacere reciproco.

Non ha senso “farsi violenza” perché ci sentiamo in colpa, perché le nostre mamme hanno fatto in un certo modo, eccetera.

È possibile che, in seguito al calo degli ormoni dell’allattamento (prolattina e ossitocina) tu ti senta un po’ triste. Può capitare, e non c’è niente che non vada in te!

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Allattamento e società

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L’allattamento è affare di tutti

Ho letto questo articolo di qualche anno fa su Repubblica.it che riporta le statistiche sull’allattamento in Europa.

Al di là del fatto che prendendo fonti diverse, le percentuali cambiano (provate a leggere anche questo sul portale allattamento  o questo sul portale dell’epidemiologia della salute pubblica), la maggior parte di noi allatta in media per i primi 4 mesi, ma in pochi arrivano all’allattamento esclusivo a 6 mesi.

Riporto qui qualche riga tratta dalla relazione dell’Unicef, Oms e del Global Brestfeeding Collective sull’allattamento  (la traduzione dall’inglese è mia) :

Soltanto 23 Paesi hanno attualmente raggiunto l’obiettivo globale per il 2030 di un allattamento esclusivo fino ai 6 mesi.

Questo dovrebbe spingere i politici di tutto il mondo ad una azione urgente. Molti capiscono l’importanza dell’allattamento, ma troppo spesso la responsabilità è posta esclusivamente sulle madri, senza nessun’altra considerazione sui fattori politici, sociali e ambientali che influenzano l’allattamento.

Cionondimeno tali fattori possono agevolare o contrastare le scelte individuali. Centinaia di migliaia di vite potrebbero essere salvate se i Paesi si impegnassero a cambiare le loro politiche garantendo maggiori fondi per il sostegno dell’allattamento.

L’allattamento è uno degli investimenti più intelligenti per costruire il futuro e la prosperità dei bambini. La mancanza di sostegno politico e di fondi è un problema mondiale, che deve essere affrontato tempestivamente.

Mai giudicare una mamma

Sottoscrivo. Sottolineando : non si tratta di giudicare la scelta di una donna che desidera o meno allattare. Si tratta di porre le migliori condizioni possibili affinché questa scelta possa essere presa serenamente.

A sostegno dei genitori

Un genitore sereno riesce meglio a entrare in sintonia col suo bebè, e quindi non solo a capirne meglio e prima i suoi bisogni, ma anche a trasmettergli la sua serenità.

E a sua volta, questa serenità fa sì che le connessioni neuronali si formino correttamente, permettendo lo sviluppo ottimale del cervello.

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In sintesi : genitore sereno = bebè sereno = cervello ben formato = futuro adulto emotivamente equilibrato.
E se ti pare roba da poco…

Ma quando parlo di dare sostegno ai genitori, non intendo solo tramite un sistema legislativo adeguato. Non è solo il compito di un’entità terza formale e lontana da noi.

Penso agli sguardi riprovatori. Alle ingerenze. Al disinteresse. Ai commenti non richiesti e giudicanti.. Tutto ciò che contribuisce a far sentire un neo-genitore solo, fragile, sotto pressione. Abbiamo tutti un ruolo da svolgere..

Fonti, riferimenti, approfondimenti

Come hai vissuto la tua esperienza d’allattamento? E se non hai allattato, perché? Scrivi cosa ne pensi nei commenti!

Ecco un elenco di siti, libri e articoli consigliati o da cui mi sono ispirata!

Nota : i link verso Amazon.it o www.ilgiardinodeilibri.it sono affiliati: significa che se clicchi e decidi di effettuare un acquisto, io percepisco una piccola commissione senza costi aggiuntivi per te.

  • Condivido appieno il proposito dell’autore di questo libro, Carlos Gonzalez: “Un dono per tutta la vita. Guida all'allattamento materno.” Il suo scopo “non è convincere le madri ad allattare, né dimostrare che “al seno è meglio”, bensì offrire informazioni pratiche per aiutare le madri che desiderano allattare a farlo senza stress e con soddisfazione.”

  • Puoi leggere un ricco approfondimento sul percorso di allattamento, sulle virtù del latte, consigli sul sito Medela;
  • Dai un’occhiata anche al sito del Ministero della Salute.

  • E se sei neo-mamma e hai dubbi e questioni riguardanti l’allattamento o la scelta su come nutrire il tuo bimbo, dai un’occhiata al sito della Leche League, associazione che promuove l’allattamento e sostiene le mamme che desiderano informarsi.

2 commenti su “Guida completa all’allattamento al seno per la donna che lavora (ma non solo)”

  1. Rieccomi da papà e nonno a commentare questo bellissimo articolo. Purtroppo l’allattamento e sempre visto come qualcosa di alieno. Mia figlia si e ostinata ad allattare ma tutti, persino le nonne bisnonne, le hanno dato contro. Ovviamente non noi genitori. E devo dire che è una delle cose migliori che una mamma possa fare per il proprio figlio. E poi nn e vero che e solo un problema da mamma… Io come papà e ora come nonno passavo del tempo a vedere quel piccolino che con tutte le forze beveva a poi non posso. Il miracolo della vita nella sua forma migliore. Alle prossime

    1. Grazie per questa testimonianza che scalda il cuore Roberto! Credo che per tua figlia, il tuo sostegno incondizionato sia stato prezioso. Che tutte le donne possano avere accanto il supporto di cui hanno bisogno in un momento così delicato, e così importante per i nostri bambini 🙂

I commenti sono chiusi.

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