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Farsi ascoltare dai bambini? Un dialogo senza uscita di emergenza
Ultimamente sono stressata e preoccupata, dormo male. Lotto per recuperare le energie. Soprattutto la sera, avrei bisogno di riposo, di stare un po’ tranquilla. Ma… ho figli. Anche loro stressati e preoccupati di riflesso. La loro bacchetta magica? Io naturalmente !
Dobbiamo uscire. Siamo in ritardo… Il mio cervello si è arenato su questi pensieri circolari.
Smettila! Ti stai vestendo? Vai a lavarti i denti! Ma cosa ti prende che salti sul letto? Fermati, ho detto! 1, 2, 3 basta ora!
Guardo l’orologio. In ritardo, ancora una volta.
Non ci credo! Vi sveglio ogni giorno prima, e siamo sempre e comunque in ritardo!
Sento tutta la mia impotenza e la mia frustrazione montarmi dentro, contengono la neo-corteccia sotto la morsa delle emozioni liberate. Il che, ovviamente, non fa muovere i miei figli più in fretta.
Quando finalmente entriamo nell’ascensore, respiro. Guardo i miei figli mezzi addormentati, gli occhi pieni di un misto di tristezza e fatica.
La mia tenerezza materna si sostituisce al panico da ritardo cronico, ed ecco, mi sento in colpa. Perché urlo? So che non funziona. Eppure ho provato di tutto, a essere gentile come iper dura.
Come si fa a farsi ascoltare dai bambini? Cosa c’è di sbagliato nel nostro modo di comunicare?
Cambiare se stessi prima di cambiare l’altro
C’è solo un angolo dell’universo che si è in grado di migliorare con certezza, ed è te stesso. _ Aldous Huxley
Molto semplice. Quando ho capito che mi aspettavo che fossero i miei figli a cambiare, quando ero io che avevo in realtà il problema, ho avuto il primo clic.
Perché sembra semplice, ma rivoluziona tutto: invece di lamentarsi perché le cose non vanno come desideriamo, ne diventiamo responsabili.
E così: posso intervenire e trovare una soluzione, invece di aspettare che le condizioni esterne si avverino (tipo: che i miei figli crescano, siano più autosufficienti, che intervenga un altro adulto al mio posto, ecc.)
Non posso cambiare i miei figli. D’altra parte, non sopporto più di parlare ai muri! Ti è mai capitato di avere quella sensazione lì, che nessuno ti ascolta?
Mentre mi interrogo circa le colpe dei miei figli e le loro possibili cause, una cosa mi colpisce: se qualcuno mi avesse invaso l’inizio della giornata, buttandomi addosso le stesse frasi che ho lanciato alla mia prole, non sarei in vena di collaborare o rispondere con gentilezza e remissività.
Forse è così.. Devo ripartire da me. (Diventare genitore è principalmente un lavoro su se stessi, non è vero?)
Per farsi ascoltare dai bambini, controlla le tue aspettative
Chiedere a un bambino di 3 anni di non muoversi o non ridere ad alta voce è andare contro alla sua natura. Ho letto un articolo molto interessante scritto da un’americana, che suggeriva che uno dei motivi per cui i nostri figli non ci ascoltano è perché non li facciamo abbastanza muovere e giocare all’aperto.
Secondo Angela J. Hanscom, autrice e ergo-terapeuta pediatrica, un bambino di 3 anni avrebbe bisogno di movimento libero e gioco all’aperto tra le 5 e le 8 ore al giorno. Le sfide fisiche che i bambini incontrano quando giocano li aiutano a padroneggiare meglio i loro corpi, sviluppando il senso vestibolare e la propriocezione.
Cosa?!
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Il sistema vestibolare regola le sensazioni date dal nostro corpo in movimento e in equilibrio. Gli organi corrispondenti si trovano nell’orecchio interno.
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La propriocezione si riferisce alla percezione della posizione delle nostre diverse parti del corpo.
Perché i bambini possano concentrarsi, ascoltarci e riuscire a restare fermi, devono avere sviluppato a sufficienza sia il sistema vestibolare, che la propriocezione. Questo avviene solitamente prima dei 6 anni, attraverso la sperimentazione corporea.
Beh, 8 ore di gioco all’aperto è del tutto irrealistico, tuttavia è vero che se le sostituiamo con 8 ore seduti – in classe o di fronte a uno schermo – il bisogno di muoversi emergerà dopo, quando chiederemo di stare a tavola o di evitare di trasformare il bagno in una piscina.
(Ho risolto questo problema facendo pulire ai miei figli. Trasformano regolarmente il bagno in piscina, ma almeno non sono io che devo asciugare).
Ho cercato di mettermi nei panni dei miei figli, con tutta la mia empatia e comprensione. Li ho svegliati dolcemente, ma 3 minuti più tardi, ho iniziato col “fai in fretta”– la fretta non ha alcun senso per loro, dal momento che non hanno ancora capito che cosa siano un minuto o un’ora.
Ed è molto più interessante ballare e cantare tra un pantalone e un calzino, invece di vestirsi meccanicamente come cerco di insegnare loro.. Va bene. Ma allora, ci dimentichiamo le regole?!
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Quando farsi ascoltare dai bambini fa rima con dare ordini
Certo, se la maggior parte delle nostre conversazioni con i bambini sono costituite da ordini, non è che metta molta voglia no?
A casa, c’è questo momento di magica tranquillità quando facciamo colazione, e ci raccontiamo i nostri sogni. Così, tutti e tre seduti al tavolo, la testa ancora appoggiata sulle braccia tra un cucchiaio di latte e l’altro, siamo davvero insieme.
Mi vedo, però, iniziare a “coraggio, guarda la lancetta! Finisci la colazione! Andare a vestirsi!
Il legame si spezza, lo sento ora che mi osservo dall’esterno. Le orecchie non ascoltano più.
Primo cambiamento: parlare con l’altro, invece di parlare a. Osservare, ascoltare, stare insieme. Avere una conversazione, invece di una mitragliatrice di comandi.
Mi sposto nella mia stanza per vestirmi, e quando torno, mia figlia è sotto le coperte. Che ci fai qui? Non stare a letto!
Secondo cambiamento: non solo do ordini di continuo, li metto pure al negativo: non fare questo, non fare quello.. Di che organizzare un’insubordinazione! Infatti.. Cosa succede se trasformiamo le frasi in positivo, spiegando cosa fare anziché cosa non fare?
Quando farsi ascoltare dai bambini fa rima con criticare
Vado in bagno. Mia figlia piagnucola e mi segue. “Come è possibile che tu non sappia ancora vestirti da sola?!”
Passiamo alle critiche personali. Vedo le mie parole entrare da un orecchio e uscire dall’altro, con l’unico effetto di scalfire un po’ l’auto-stima di mia figlia, ma non di convincerla a prepararsi.
Non fai mai quello che ti chiedo!
Tu, tu, tu – e nessuna risposta dall’altra parte. Of course !
Terzo cambiamento: mi mordo la lingua. Sì, si deve davvero tacere, respirare, prendere tempo; E poi, inversione di tendenza! Parlare di me (ora ti spiego).
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Quando farsi ascoltare dai bambini fa rima con urlare
Ok,non ce la faccio più.
Dobbiamo uscire! Vuoi uscire in pigiama?
E poi mi parte l’urlo (non sono l’unica a perdere le staffe vero? Rassicurami!)
Perché voglio uscire in tempo, perché sono stanca, perché non appena mi allontano, i bambini iniziano a giocare o cantare e si dimenticano quello che stavano facendo, e poi devo correre!
Tranne che urlare, nella migliore ipotesi fa piangere mio figlio, e nella peggiore, non ha alcun effetto. Abbatte solo l’umore, mentre i miei figli stavano solo facendo il loro lavoro: giocare.
Quarto cambiamento: dormo un po’ di più (e sì!). E mi faccio aiutare laddove possibile. Cerca di tenere le urla per le emergenze. Chiedi scusa se perdi il controllo.
Quando farsi ascoltare dai bambini implica cambiare
Persi nell’analisi dei nostri punti di vista, ci dimentichiamo rapidamente di considerare che una conversazione si fa almeno in due; e che parlare in modo che i bambini ascoltino, o che chiunque ci ascolti, implica stabilire una connessione empatica.
Questo è particolarmente vero coi bambini, che hanno una neocorteccia ancora immatura (la parte del cervello che controlla le nostre decisioni razionali) ma lavorano molto con il sistema limbico (dove vengono gestite emozioni e memoria).
Se un amico rispondesse alla tua confessione di dolore rimproverandoti, “ma che cos’hai che non va?! Ma non l’hai ancora capito, come fai? Non è possibile, Oh! probabilmente non sarebbe più tanto tuo amico dopo.
Spesso chiediamo ai nostri figli di “ascoltarci” quando noi non li ascoltiamo; né facciamo troppi sforzi per farci ascoltare.
Ti spiego. Abbiamo visto che il bambino, prima di 5-6 anni, non vede la realtà come noi.
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Ascolto e comprensione
In aggiunta a questo, la sua comprensione delle proprie emozioni e la loro espressione è ancora limitata (cerchiamo di essere onesti: a volte è difficile anche per noi!).
Così esprimono molto con i loro corpi. Ogni gesto è un messaggio, più o meno nascosto, che lui ci manda perché noi lo capiamo e glielo spieghiamo.
So che mettersi a decriptare un messaggio quando il tuo bimbo tira calci mentre lo vesti; O quando si getta a terra urlando in mezzo al marciapiede; È molto difficile.
Ascoltare significa comprendere il bisogno nascosto che ha generato questa esplosione di emozioni, espressa attraverso un comportamento – solitamente contrario a quello che tu gli avevi chiesto.
Ascoltare significa, anche, capire il nostro bisogno, e imparare ad esprimerlo al bambino, invece di mandargli solo accuse e critiche.
Ho ascoltato. Mi metto nei panni dei miei piccoli, che non hanno voglia di fare in fretta e uscire, che vogliono solo coccole e calma. E che hanno a che fare con una mamma che mette loro fretta mentre fuori è ancora buio. Non è divertente, vero?
Ammetto, nonostante i miei sforzi, mi ci sono voluti mesi per tornare davvero indietro e vedere l’altro lato della situazione. Ma ogni cambiamento profondo richiede tempo (e sarà molto efficace nel lungo periodo!).
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Come parlare – esempi
Parlare di se stessi, invece di accusare o dare ordini, offre molti vantaggi:
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Quando accusiamo qualcuno, il nostro interlocutore tenderà a mettersi sulla difensiva, invece di ascoltare ed eseguire la nostra richiesta. Quando parliamo di noi stessi, delle nostre necessità e dei bisogni dell’altro, creiamo legami empatici; Ci preoccupiamo della nostra relazione. Questo è vero per i bambini come per gli adulti!
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Quando diamo ordini, in pratica non abbiamo modo di farci obbedire. Sì, possiamo minacciare e punire. E il nostro bambino finirà (forse) cedendo per paura o vergogna (che non è un granché né per la loro autostima, né per un rapporto sano con noi, né per il loro cervello). D’altra parte, se parliamo di noi, e delle conseguenze che daremo, abbiamo il potere di intervenire (perché, ricordate, non possiamo agire dall’altro, ma su noi stessi, Oh yeah!)
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Uno svantaggio: è più difficile da mettere in pratica. Non ci siamo abituati, quindi dobbiamo pensarci invece di lanciare il nostro pilota automatico.
Il mio consiglio? Pratica con una situazione alla volta. Memorizza alcune delle frasi qui sotto, e lavora con una o due che funzionano bene per voi e la vostra situazione, prima di passare a quella successiva.
Le frasi utili !
Invece di “ma smettila di agitarti! Come vuoi che ti vesta se ti muovi così?! “
Puoi dire: “vedo che sei agitato. Forse ti piacerebbe giocare invece di essere così di fretta? Possiamo fare così: conto fino a 10 e vediamo se nel frattempo riusciamo a mettere pantaloni e maglietta! E se ci arriviamo, possiamo fare un giro di nascondino! Va bene?
“Non è possibile, sei ancora in pigiama! Ti ho chiesto di vestirti dieci minuti fa! Che ci fai ancora così? Hai 5 anni, non è possibile che tu non sia nemmeno in grado di vestirti! “
Si può provare con: “Sai, quando vedo che non hai ascoltato la mia richiesta di vestirti e ti vedo ancora a letto, mi sento arrabbiata. Ho davvero bisogno di essere puntuale al mattino. Cosa puoi fare per vestirti da sola? Vuoi che mi occupi io di te, perché ti dà fastidio che io aiuto il tuo fratellino? Voglio anche io passare del tempo con te, ma preferisco fare un gioco insieme una volta che sei vestita. OK? ”
Un’altra situazione: “davvero non mangi niente! L’ho fatto per te! Ma lo sai quanti bambini non hanno nulla da mangiare?
Può essere sostituito da: “Puoi mangiare qualsiasi cosa sul tavolo, scegli pure! Sparecchio quando l’orologio sarà sulla lancetta del… Io mangio perché voglio essere sicuro di non avere fame prima di colazione (pranzo/cena..)! Voglio avere tutte le mie forze per poter giocare.”
“Alzati, e vieni a fare colazione, siamo in ritardo! Puoi anche andare a letto prima la prossima volta! ” suonerà meglio così:
“Vuoi che ti porti in braccio in cucina, o preferisci alzarti da solo quando te la senti? Io lascio la colazione sul tavolo per altri 10 minuti.
Quando farsi ascoltare dai bambini – alcune istruzioni pratiche
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Mettiti al livello del tuo bambino, guardalo negli occhi, cerca un contatto. Non urlare dall’altra estremità dell’appartamento! I bambini hanno una visione periferica limitata. Se stanno giocando, si dimenticano tutto il resto, ma non per cattiva volontà!
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Esprimi in modo positivo la domanda.
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Se necessario, manifesta il tuo bisogno, la tua emozione, e fai la tua richiesta
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Verbalizza la necessità del bambino, per mostrargli chiaramente che lo capisci (lo aiuterà anche a chiarire a se stesso le sue sensazioni)
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Mantieni, se possibile, la calma; E se la perdi, poi chiedi scusa!
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Prova tutte le tecniche di collaborazione: il gioco, la scelta, una gara..
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Prepara i tuoi figli prima di ogni nuova attività: se stanno giocando, avvertili 5 minuti prima che dovranno mettere a posto. Utilizza un timer, se necessario, per dare loro modo di controllare da soli il passare del tempo.
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Coinvolgilo nella costituzione di una routine. Ci sono diversi modi per farlo, con mappe, disegni.. Quello che ho testato personalmente: prendi un pezzo di carta, siediti con i bambini e chiedi. Cosa devi fare per prepararti prima di andare a letto? Ho scritto quello che mi hanno detto, e mia figlia ha fatto i disegni corrispondenti accanto a ogni azione. Abbiamo poi scelto un posto ben visibile per appenderlo, e ogni sera chiedo di andare a controllare la lista. Da 5 anni, funziona molto bene!
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Il che mi riporta a: invece di dare ordini, fai domande. Di cosa pensi di aver bisogno per andare a scuola?
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Lo facciamo di nuovo?
Lo so, alzarsi la mattina è molto difficile. Ho capito che non avevi voglia di alzarti. Ti piacerebbe giocare un po’ di più con me invece di prepararsi ad andare a letto. Vedo che sei arrabbiata. Ma vedi, anche io mi sento arrabbiata, quando vedo che non ti stai preparando, perché mi sento come se dovessi fare tutto da sola, e tu non mi volessi aiutare. Quindi, penso che potremmo passare un bel po’ di tempo insieme se collaborassimo.
Sì, parlare per farsi ascoltare dai bambini a volte richiede più tempo. Devi pensare a riposare, chiedere aiuto, fare un passo indietro. Richiede pensare alle tue esigenze, cosa che non è ovvia.
Ma ecco : parlare in modo che i bambini ascoltino implica tessere legami reali, con te stesso, e con le persone a te care. Vedrai: è un buon allenamento per migliorare la tua comunicazione, anche con gli adulti ! Perché quando cambiamo, tutto cambia.
Risorse e referenze
Condivido con voi alcuni articoli che ho preso come riferimento, e letture utili come sempre! Link a Amazon in questa pagina sono link di affiliazione.
Ma prima, 2 cose:
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Articoli:
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Non perderti questo articolo che contiene le interviste a 3 maestre di scuola materna di diverso orientamento pedagogico, e che danno le loro tecniche per affrontare alcuni dei momenti critici coi bambini, tipo mettere a posto i giochi. Molto interessante!
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Un articolo completo che parte dallo stile di educazione per arrivare alla costruzione di soluzioni efficaci, della psicologa Annabell Sarpato
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Lo so, alcuni di questi consigli li abbiamo già citati, ma secondo me è sempre bene ripassarli e leggerli da diversi punti di vista. In più, il sito è davvero ben fatto!
Libri:
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In Francia questo libro è diventato un best-seller, tanto che l’autrice ha scritto anche due approfondimenti più specifici al mondo del lavoro e alla famiglia. In italiano c’è per ora la versione originale, una sfida a non lamentarsi per 21 giorni.. A mio avviso, un ottimo punto di partenza per un cambiamento interiore che ci può portare a parlare in modo da farsi ascoltare.
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Non smetterò mai di consigliare questo libro sulla comunicazione non violenta. Una lettura obbligatoria!
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Dato il titolo e il nodo centrale del mio articolo, non potevo tralasciare questa guida per i genitori: Come parlare perché i bambini ti ascoltino & come ascoltare perché ti parlino
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E infine, Daniele Novara (è il mio ultimo acquisto!) Urlare non serve a nulla