A chi non è mai capitato di alzarsi con un’ottima organizzazione in testa, sentendosi efficienti, e con il tempo in mano? Una mattina zen, in cui hai chiaro in mente cosa vuoi fare e quando, e ti senti perfettamente in equilibrio.
E a chi non è mai successo di svegliare poi gli adorati creaturi e sentire attimo dopo attimo sgretolarsi questa sensazione di forza e controllo per finire nell’esasperazione?!! Alzare la mano!!!
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Una mattina zen come un’altra
Quando entro in camera dei bambini, vedere i loro visini pieni di sonno mi riempie di tenerezza (leggi : invasione di ossitocina).
Inizio a vestirli, li sveglio dolcemente. Distribuisco bacini e carezze, e mi informo sui loro sogni.
Di solito li inventano al momento… È molto divertente ascoltarli mentre mi dicono : “il mio lecca-lecca è diventato fango!” o “il mio letto si è trasformato in una foglia!“; “Io sono stato mangiato da un dinosauro..“
Li accompagno a fare colazione, mi siedo in mezzo a loro, e insieme chiacchieriamo ancora un po’.
Stiamo tranquilli fino a che non decido che è ora di attivare la fase 2: fare pipì, lavarsi denti – faccia- mani, salutare papà, mettersi giacca e scarpe e uscire.
Mattina zen, poi tutto precipita…
La mia sensazione di sicurezza, serenità, in controllo della situazione, è solo un ricordo.
Mia figlia si butta sul letto col papà e non ne vuole sapere di venire in bagno.
Quando poi riesco a trascinarla, non vuole fare pipì. Nel frattempo io ho finito di lavare suo fratello e devo andare in camera a vestirlo, ma lei non vuole restare da sola in bagno…
Quindi, io inizio a sentirmi molto frustrata dal fatto che :
- i miei figli non fanno quello che chiedo loro; e
- arriverò molto probabilmente in ritardo;
- io odio arrivare in ritardo.
Di conseguenza, alzo la voce, minaccio, i bimbi collaborano ancora meno. Mi arrabbio ancora di più. Ed è solo mattina!
Finalmente, con la forza riesco ad infilarli nello chariot della bici e a partire, e pedalando pedalando, mi calmo e comincio a farmi l’autoanalisi.
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se non hai le aspettative giuste
Perché non riusciamo ad uscire tranquillamente e in orario senza che io debba svegliarli 3 ore prima ogni mattina?
Naturalmente, non c’è una sola risposta, né una sola, magica soluzione (o almeno : io non ne ho trovata, se tu ce l’hai fatta, scrivi!)
Credo di aver individuato parte del problema :
mi creo false aspettative, o meglio aspettative non realistiche su cosa i miei figli possano fare.
Mi aspetto che mia figlia, 5 anni appena compiuti, si prepari almeno in parte da sola. E su di ciò costruisco la mia tabella di marcia.
La vesto io mentre dorme ancora, ma potrebbe, ad esempio, fare pipì e lavarsi i denti, mentre io vesto suo fratello che di anni ne ha 2. Mi illudo di poter fare altre cose contemporaneamente, come caricare la lavatrice, o preparare la merenda.
Ma mia figlia vuole stare con me, non accetta che io mi occupi di suo fratello e non di lei. Devo contare questo tempo o la mia scaletta sarà falsa, e genererà stress.
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La mattina zen e il desiderio di controllare tutto
Altro nodo : perché mi frustra così tanto arrivare dieci minuti in ritardo ?
Certo, in tantissime situazioni bisogna essere puntuali, ma dieci minuti occasionali di ritardo non sono un problema di per sé. Il problema è la perdita di controllo sulla situazione.
Ma come posso aspettarmi che i miei figli capiscano se ancora non hanno ben chiara la concezione del tempo?
Per loro il ritardo è un mantra che io ripeto loro, ma non sanno realmente cosa sia. Per mio figlio io potrei avere due anni come lui o diciannove (che bello!) come centocinquanta e non farebbe nessuna differenza.
Come può capire quando gli urlo “Muoviti dobbiamo andare!” ?!
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Se la scienza ci aiuta
Vi parlerò certamente più nel dettaglio del libro di Isabelle Fillozat “Le ho provate tutte!”.
Nel libro viene spiegato che fino all’età di 5 anni i bambini non hanno ancora la maturità cerebrale per concentrarsi a lungo su un unico compito.
Figurarsi quando in giro ci sono bambole, libri, giochi che sono molto più interessanti delle scarpe da allacciare.
Altre volte, mi capita di commettere l’errore peggiore, cioè di non essere chiara nel dare le regole.
Se dico : “oggi non puoi prendere la bici, perché è prevista pioggia“, poi non posso cambiare idea. Invece le dico “uhm ma se ci tieni proprio..“.
E 5 minuti dopo : “Se avessi fatto presto avremmo potuto usarla la tua bici! Adesso è troppo tardi! Ci hai messo una vita!“. A dare le regole devo essere io, e anche a guidare le tempistiche.
Né posso incolparla per una cosa che il suo cervello ancora non può capire.
Io sono poi un pessimo esempio:
Mentre carico la lavatrice, mi ricordo di non aver pulito la lettiera del gatto, e mentre lo faccio vedo per terra un fazzoletto. Allora vado a buttarlo nella spazzatura, noto una tazza sporca e quindi la lavo. E nel frattempo mi sono dimenticata della lavatrice !
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Mattina zen, davvero?!
Quindi, abbiamo fatto un patto. Ho promesso che non mi sarei più arrabbiata con loro durante i preparativi, e che avevano diritto a ricordarmi della promessa.
Loro, in cambio, hanno promesso di impegnarsi a seguire la routine mattutina con ordine. Colazione, poi in bagno, e infine da papà nel letto fino all’ora di uscire. Gli ho spiegato come guardare l’orologio come riferimento.
E io mentalmente mi sono ripromessa di non fare nient’altro contemporaneamente. Devo essere pronta quando vado a svegliarli, e poi essere tutta per loro.
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La scena che ho descritto è un evento ricorrente in casa tua?
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Fonti, riferimenti, approfondimenti
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La psicologa francese cui ho fatto riferimento è Isabelle Filliozat, che ammiro molto e che cito spesso. Trovi di molto validi: “Le ho provate tutte!” e “Le emozioni dei bambini” (anche su Il giardino dei libri)
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Per una serie di idee molto utili e originali guarda questo articolo di Baby Green, che ha chiesto ad altre mamme di suggerire i loro trucchi migliori.
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Per il punto di vista “psicologico”, puoi dare un occhiata a “Come organizzarsi per uscire di casa senza stress“, della dottoressa Annabel Sarpato.