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Bambini ribelli e sfidanti? Se li chiami capricci potresti avere questo problema

Sai quei bambini che si oppongono, non obbediscono, ribattono … con i quali non sappiamo più come intervenire – perché né cedere né imporsi sembra funzionare, e passiamo ore a discutere.

Vediamo allora un primo semplice passo per cambiare il nostro sguardo sui capricci e imparare ad interpretare i bisogni nascosti dietro i comportamenti dei nostri figli.

Un elemento fondamentale che rivoluzionerà il nostro modo di vedere il comportamento di sfida e ribellione o di sfrontatezza dei bambini, non più necessariamente come una provocazione fine a se stessa, ma come un campanello di un bisogno più profondo. Solo comprendendo le vere cause dietro ai comportamenti dei nostri bambini possiamo scegliere come agire in modo utile e consapevole.

Ideale se ultimamente hai dovuto affrontare discussioni senza fine coi tuoi bambini, scenate o rispostacce, o crisi di opposizione che non sai come prendere e interpretare. Il cambiamento inizia sempre da noi, e sempre con un primo, piccolo passo.

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I “capricci” dei bambini ribelli

Parliamo allora di quei bambini che noi a volte chiamiamo “ribelli”, quelli che sfidano, che sono esigenti. Non collaborano, non ascoltano, fanno di testa loro, pretendono.

E magari anche se i tuoi bambini non sono sempre così, ci sono però dei periodi, delle fasi in cui si comportano in questo modo, e noi genitori non sappiamo più come fare, come trattarli perché se cediamo, ci sembra di dargliela vinta, e se invece ci impuntiamo partono discussioni accese che non finiscono più e loro sembrano opporsi ancora di più.

È là che ci ritroviamo a passare 2 ore per uscire, per andare a dormire, per lavarci e abbiamo la sensazione di non saper più da che parte sbattere la testa.

Perché sostengo che “non sono capricci”?

Sono convinta che dirci: “Il bambino è viziato, il bambino sta facendo un altro dei suoi capricci” non ci aiuta ma anzi ci mette i bastoni tra le ruote. Ora ti spiego perché.

Immaginiamo un attimo la scena.

Magari chiediamo al bambino di darci una mano ad apparecchiare o sparecchiare la tavola, ad esempio. Oppure gli diciamo di spegnere i cartoni e venire a tavola; oppure ancora, di smettere di giocare e venire con noi perché è tardi e dobbiamo ancora fare una lunga lista di cose.

Il bambino ci risponde “Ma certo mamma, provvedo immediatamente!”

Uhm. Poco probabile.

Ci risponde male; magari in modo secco, un po’ arrogante, insomma ci sfida.

Il nostro primo impulso potrebbe essere di urlargli contro a nostra volta, “come ti permetti di parlarmi in questo modo?”, oppure di contro-argomentare, di farlo ragionare, dare spiegazioni alle quale naturalmente il bambino risponde e argomenta.

E va avanti così, in un’escalation, finché tipicamente noi esplodiamo.

Per capire i capricci dei bambini ribelli, pongo prima i miei obiettivi

Prima di andare oltre, ti invito a farti questa domanda secondo me molto importante:

cosa vuoi ottenere? Cosa vogliamo noi genitori?

Non soltanto nell’immediato, cioè “Voglio che mio figlio venga immediatamente quando lo chiamo”, ma anche nel lungo periodo.

Cosa voglio insegnargli?

Questa prima domanda è fondamentale. Perché se il mio obiettivo è insegnare collaborazione e rispetto, le mie azioni educative saranno molto diverse che non se il mio obiettivo è insegnare obbedienza cieca e assoluta all’autorità.

La nostra reazione ai capricci dei bambini ribelli

Chiarito questo punto, proviamo per un attimo a considerare la nostra reazione.

Di solito, o cediamo alle richieste del bambino (“va bene, ancora 5 minuti) oppure insistiamo finché non obbedisce, in un circolo vizioso perpetuo che lascia entrambe le parti insoddisfatte.

Ora, noi vogliamo che il nostro bambino senta che gli vogliamo bene, e ci sentiamo magari in colpa a negargli certe cose o a sbottare quando non ne possiamo più; ma allo stesso tempo vogliamo insegnargli a rispettarci e a rispettare certe regole.

Stiamo cercando quell’equilibrio tra ascoltare e rispettare i nostri bisogni e i loro, tra fermezza ed empatia.

Il bisogno fondamentale dietro i capricci dei bambini ribelli

Perché la nostra reazione tipica non funziona?

Sia che cediamo, sia che insistiamo, manchiamo di cogliere il vero bisogno del bambino dietro il suo comportamento, e quindi non reagiamo in modo utile.

Partiamo da un presupposto fondamentale: Qual è l’interesse del bambino?

Nonostante il suo amore per i cartoni animati, il suo bisogno primario è sentire il nostro amore, che lo accettiamo per come è, lo includiamo, che è capace e può contribuire.

Quindi quando si comporta rispondendoci male, sfidandoci, pretendendo cose assurde da noi, è perché da qualche parte:

  • Uno dei suoi bisogni non è stato colto e colmato e
  • Si è erroneamente e inconsapevolmente convinto che quel comportamento là era il modo giusto per colmare il suo bisogno.

Sia che cediamo, sia che ci impuntiamo, se non cogliamo il vero bisogno dietro la sfida, la sfida si riprodurrà.

Il problema dietro alla parola vizio e capriccio

Ora noi ci diciamo: “Sei proprio viziato. Stai facendo i capricci”. Magari non lo diciamo ad alta voce ma lo pensiamo.

Cosa c’è che non va in questa frase?

Intanto, se il bambino è “viziato”, e ammesso che sia davvero il caso perché un bambino piccolo non ha il cervello sufficientemente sviluppato per essere viziato nel vero senso del termine, è comunque una nostra responsabilità.

Cioè non è che il bambino si è viziato da solo, ma siamo noi che l’abbiamo viziato non facendogli mai provare la frustrazione e facendogli considerare normale che noi sacrifichiamo tutto pur di soddisfare immediatamente ogni suo desiderio (e bada bene, sottolineo qui desiderio e non bisogno).

Quindi, inutile dare la colpa al bambino.

Ma poi, come ci sentiamo quando pensiamo “fa i capricci!”? Qual è l’emozione scaturita in noi da questo pensiero?

Tipicamente:

  • Sfidati,
  • sconfitti,
  • impotenti,
  • irritati,
  • che non ne possiamo più…

Mettiamoci poi che magari è fine pomeriggio/sera e anche noi siamo stanchi della nostra giornata, e questa emozione fa un bel mix esplosivo. Ci troviamo ad affrontare una situazione stressante.

Ora, se il nostro cervello sente “stress”, potenziale minaccia (perché ricordiamoci, ci siamo appena sentiti sfidati e sconfitti) sente anche reazione automatica allo stress, attacco, fuga o immobilizzazione.

In ogni caso, la reazione automatica allo stress è una reazione fisiologica in cui perdiamo temporaneamente il pieno controllo della nostra corteccia prefrontale, la parte razionale del cervello, e andiamo col pilota automatico.

Non proprio le condizioni migliori per cercare di capire e analizzare il bisogno vero del bambino e come fare a rispondervi in modo adeguato, giusto?

I possibili bisogni dei nostri figli

Quale può essere il bisogno del bambino?

Tra i principali bisogni che emergono in questi casi, una volta che abbiamo escluso i bisogni fisiologici (fame, sete, stanchezza, sonno) possiamo pensare a un bisogno di attenzione esclusiva, di maggiore autonomia, di coltivare un sentimento di capacità..

Il primo esercizio per comprendere i capricci

Allora, come possiamo fare?

Oggi vediamo un primo primissimo step: imparo a osservarmi.

Intanto osservo se magari, con i miei atteggiamenti e le mie parole, potrei in qualche modo invitare il bambino a sentirsi controllato, incompetente ai miei occhi, poco considerato. Devo guardare con gli occhi del mio bambino.

Poi, provo a fermarmi e a modificare il mio modo di parlare e di pensare.

Anziché “ecco che bambino capriccioso o viziato”, mi alleno a dire: “Cosa succede?”

Perché mio figlio si comporta così? Cosa vuole dirmi?

Vedrai che la tua reazione non sarà la stessa.

Al prossimo episodio…

Ci ritroviamo al prossimo passo di educazione positiva per vedere come possiamo prevenire l’opposizione e rispondere in modo appropriato. Ricordo, l’obiettivo non è far fare al bambino tutto quello che vuole, ma come invitare collaborazione e rispetto anziché rapporto di forza.

Grazie per aver preso il tempo di allenarti un po’ a mettere in pratica l’educazione positiva insieme a me e un pensiero a tutti i genitori che ogni giorno fanno del loro meglio. Se hai voglia di approfondire con me come mettere in pratica l’educazione positiva nella vostra vita, considera la possibilità di partecipare al mio percorso online TEMPO per Crescere.

Pensa a mettere un like e una condivisione se pensi che il tema di oggi possa servire a una persona a te cara, e a presto!

Fammi sapere come va con questo primo esercizio nello spazio dedicato ai commenti sotto!

Note e risorse

Se ti interessa l’argomento, puoi leggere:
🌻 Lo stress, 6 cose che ancora non sai e che sono fondamentali quando diventi genitore
🌻 4 segreti che devi conoscere per far smettere i comportamenti di sfida dei bambini
🌻 Tuo figlio ti risponde male? Ribalto il punto di vista: non è una sfida
🌻 Le urla dei bambini al supermercato non sono capricci
🌻 Capricci e scenate? 6 trucchi per gestire le crisi di rabbia dei bambini (senza urlare)
🌻 La Disciplina Positiva di Jane Nelsen e Lynn Lott (link affiliato)
🌻 Le Emozioni dei Bambini di Isabelle Filliozat (link affiliato)
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🤔Cos’è l’educazione positiva? Ne parlo qui

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