Dai, ma che titolo è mai questo?! Tutti sanno come riposarsi! Il difficile è saper lavorare, essere efficaci, produttivi in meno tempo.. Che bisogno c’è di spiegare ai genitori l’importanza del riposo e come metterlo in pratica? Perché riposo non vuol dire andare in ferie. Perché molti genitori, trovare il tempo e il modo di identificare i loro bisogni è talvolta un’utopia. Infine, perché il rischio, a non sapersi fermare, è troppo alto per essere ignorato. Allora, prendi i tuoi occhiali da sole, trovati un posto comodo e tranquillo, e continua a leggere!
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Genitori, conosciamo il valore del riposo, ma non siamo capaci di riposare. Perché?
“Fantastico! Ho un giornata di ferie che mi avanza! Potrei approfittarne per tenere i bambini a casa, fare il cambio degli armadi, fare la spesa all’ipermercato e magari se mi avanza tempo, anche portare il gatto dal veterinario!”
“Sì, sono un po’ stanca, stamattina i bimbi mi hanno tirato giù dal letto alle 5.. Allora cosa vuoi, loro si sono riaddormentati; noi ne abbiamo approfittato per riverniciare casa..”
“Ero proprio sfinita, sai, ma i miei amici ci tenevano davvero a fare quel giro in bici da 140 km.. Allora li ho accompagnati.”
“Evviva il lunedì! Son state belle le vacanze eh? Ma dopo due settimane zaino in spalla, coi bambini che facevano i capricci perché non ne potevano più, io con le verruche ai piedi.. Meno male che ci sono solo una volta l’anno! Però i musei della guida li abbiamo visti tutti!”
Chi non si riconosce, almeno un po’, in una di queste frasi?!
Io, a tratti, un po’ in tutte!
Per qualche motivo, noi genitori abbiamo talvolta una buffa idea di cosa sia il riposo.
È un po’ come se lo considerassimo un modo per recuperare quel modo di vivere che avevamo prima di avere figli..
Ignorando volutamente che, nel frattempo, tutto è cambiato: non solo le nostre energie e il tempo a disposizione, ma anche e soprattutto, bisogni e priorità.
Perché non siamo più capaci di riposare davvero?
Faccio, quindi valgo
Quando, per seguire mio marito in una missione all’estero, ho smesso di lavorare per un periodo, ho fatto una gran fatica.
Assurdo, no? Finalmente posso tirare il fiato e stare di più coi bambini!
Ma per così tanto tempo avevo associato il senso del mio valore al numero di cose che facevo.
Il fatto di aver un lavoro a tempo pieno, di fare sport, di vedere gli amici, di crescere due figli..e di essere ancora viva, in qualche modo mi faceva sentire più forte.
Il riposo era un premio meritato alla fine della giornata, e per me equivaleva a buttarmi sul letto e addormentarmi istantaneamente.
Come definirci allora, una volta che non facciamo?
C’è davvero bisogno di distruggerci per poter meritare il riposo?
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Tutto è una priorità, niente lo è
I nodi venivano al pettine quando dovevo scegliere; quando un’attività escludeva l’altra.
Era la paralisi assoluta! Prendo ferie per accompagnare mia figlia alla gita di classe o partecipo alla riunione?
Vado a pranzo con le colleghe o faccio il corso di kick-boxing in palestra?
Accetto l’invito a cena degli amici, o tengo la serata libera per stare con mio marito?
Dubbi amletici che mi toglievano il sonno.
Arrivavo a cercare di destreggiarmi tra soluzioni improbabili, come andare alla gita mezza giornata per poi correre alla seconda metà della riunione e nel mentre passare dalla palestra dopo aver afferrato un panino al bar in cui le colleghe avevano pranzato.
Nessuno era soddisfatto, ma la mia ansia era tenuta a bada.
“Non ho tempo! Non ho tempo!” mi piaceva ripetere. “Tutto è importante per me!”
Stai attenta. Se tutto diventa importante, vuol dire che niente lo è davvero.
La paura di deludere
Ma io non potevo scegliere di dire di no. E se l’altra persona ci rimane male?
Se gli amici non mi invitano più? E se le colleghe avanzano col progetto senza di me?
Quindi, a volte lasciavo per ultime le persone a me più vicine, perché ero sicura che invece loro avrebbero capito.
Non riuscivo a collegare tutto questo con quel senso di tristezza profonda e frustrazione che a volte mi prendeva, la sera, quando ero troppo stanca per giocare coi bambini.
O quando mi costringevo a fare qualcosa contro voglia, solo per far piacere; a scapito di un momento di tranquillità. Sempre più stanca, ma sempre più di corsa.
Quali sono i rischi a sottovalutare il riposo, genitori?
“Perché non ti siedi un po’ sul divano?” mi chiedeva mio marito.
“A fare cosa?” rispondevo io.
“Niente. A stare qui con me. A goderci un po’ di riposo.”
Aveva ragione, naturalmente. Ma mi ci sono voluti anni per accorgermi che non era noia, quella che mi faceva saltare su come una molla.
Era l’inquietudine, il senso di inadeguatezza che derivava dal non essermi mai presa il tempo per capire cosa fosse davvero importante per me.
Corrono dei rischi, sai, quei genitori che ignorano il bisogno di riposo.
#1: Peggiora la qualità delle relazioni
Faccio un piccolo esempio.
La mamma si affanna in giro per casa. Un bimbo in braccio, un altro nel bagnetto. La cena in forno, con la mano libera si affanna a svuotare i sacchi della spesa.
Dall’altra parte della stanza, il papà è seduto sul divano, con gli occhi chiusi.
“Ma non vedi che c’è da fare? Perché non vieni a darmi una mano! Sono sempre io che devo fare tutto, non ne posso più!“
“Tesoro, ho bisogno di dieci minuti per ricaricarmi. La giornata è stata molto difficile. Se lasci tutto così com’è, dopo cena metto io via tutto.“
Tu cosa vedi?!
Io vedo una persona che ha imparato a identificare i suoi bisogni e a saper dar loro importanza; e una persona che invece arriva a sfinirsi.
Qual è il rischio a non sapersi fermare quando ce n’è bisogno? Risentimento. Incapacità a esprimersi in modo costruttivo e rispettoso.
#2: Fatica ed esaurimento
È il circolo vizioso che si installa: corsa perenne, tensione immanente.
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Più corriamo, meno siamo in grado di ascoltare i nostri bisogni e quelli di chi ci sta intorno;
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più ci distacchiamo dai nostri bisogni, più ci sentiamo frustrati e insoddisfatti;
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e più ci sentiamo insoddisfatti, più cerchiamo di riempire le giornate con altro.
La fatica aumenta, la ruota gira.
Non sempre è così drammatico, sia chiaro! Ma il vecchio detto “Prevenire è meglio che curare” ha ancora una sua validità.
#3: Si perde di vista cosa è importante
Perché per capire a cosa teniamo davvero, c’è bisogno di spazio. Di silenzio, di nulla.
Non ti ho ancora convinto che i genitori hanno bisogno di riposo?
La guida al riposo dei genitori
Allora, genitori in vacanza, cos’è il riposo?
Posto che non è semplicemente non andare a lavorare, o stare sdraiati in spiaggia.
Riposo è svuotare la mente e riconnetterci a chi siamo, oggi, adesso.
È essere pronti a osservare quello che i nostri occhi vedono, senza partire per la tangente.
Riposo è soltanto esserci, prendersi il lusso di fare attenzione alle sensazioni del corpo, alle curve dei nostri pensieri; e anche alla fronte corrucciata di nostro figlio mentre fa le costruzioni, o ai muscoli tesi sul collo del nostro compagno quando ride.
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#1. Hai il diritto di non fare niente
Spesso associamo il riposo a piccoli piaceri come leggere un libro, o fare sport, o prendere un aperitivo con gli amici.
Tutte attività nobilissime e riposanti, ne convengo.
C’è solo un limite: continuiamo a tenere la mente occupata da un’attività all’altra.
Ma per renderci conto di come stiamo, di che pensieri abbiamo su noi stessi.. c’è bisogno di fermarci.
Solo allora, nel non fare niente, possiamo ascoltarci.
L’autore del libro che sto leggendo, uno psichiatra francese, rivela che questo è addirittura il primo passo per migliorare la propria autostima.
Solo nel silenzio riusciamo a fare attenzione ai nostri pensieri, e solo così, a captare quei discorsi automatici un po’ negativi che talvolta ci portiamo dietro..
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#2. Ascolta i segnali del tuo corpo
Se guardi bene, quel mal di gola che non ti passa; la tensione al collo e alle spalle che ti prende in certi momenti; i mal di testa di fine giornata..
Sono forse puramente casuali. O forse no.
Resta vero che prestarvi attenzione può darci delle indicazioni preziose su cosa sia davvero in linea con quello che è importante per noi, e cosa invece no; e anche se stiamo tirando troppo la corda..
E a guardar bene, forse anche i “mali di pancino” di tua figlia hanno qualcosa da dire.
#3. Connettiti alla natura anziché a internet
Ho iniziato a vederne i benefici grazie ai bambini.
“Guarda mamma! Una coccinella!” esclama mio figlio estatico. Ed è capace di restare a fissarla, a seguirne i movimenti per un sacco di tempo, mentre io inizio a innervosirmi “dai amore, andiamo?!”
Ma poi ho iniziato a guardare. A fargli notare io stessa quando c’è la luna. O a osservare i colori brillanti dei fiori.
E tra parentesi, tutto ciò è molto pratico durante i lunghi viaggi in macchina, quando siamo stufi di ascoltare per la ventesima volta di fila “Il pulcino Pio”.
“Guarda che belli i campi di lavanda!”
E mentre mi sforzo di trovare delle cose belle su cui possano focalizzare l’attenzione, vedo dettagli che prima mi sfuggivano.
È sciocco sorridere davanti a un prato pieno di papaveri?
O entusiasmarsi per un buffo uccello posato sul dorso di un cavallo bianco?
Forse. Intanto, però, il sorriso mi ha fatto bene. E spero che insegnerà ai bambini a considerare la natura con amore, come parte di sé.
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#4. Ai tuoi figli basta la tua presenza
Non c’è bisogno di diventar matti per far fare loro l’ultimo progetto creativo che hai trovato su Pinterest.
Né di riempire tutte le giornate di uscite a scopo pedagogico, e programmare ogni minuto.
Mi sono ritrovata così tante volte a correre per un’ora in giro per casa per trovare gli accessori necessari; per poi impegnare i miei bambini per 5 minuti e mezzo e aver di nuovo su di me il loro sguardo interrogativo:
“Mamma, possiamo fare qualcosa insieme?”
A volte basta stare seduti vicini e osservarli mentre giocano o disegnano. La nostra attenzione nei loro confronti vale più di mille parole di incoraggiamento.
E ha, secondo me, gli stessi vantaggi di una seduta di meditazione.
Fonti, riferimenti, approfondimenti
Come fai tu a riposare? Qual è il tuo modo preferito per ricaricarti? Lascia un commento e racconta!
Più in basso, troverai invece un elenco di siti e articoli consigliati o da cui mi sono ispirata.
La biblioteca di riferimento
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Sto leggendo ora questo libro del francese Christophe André; se il tema principale, l’autostima, sembra a primo sguardo molto lontano dal tema del riposo, ti posso invece garantire che è da questa lettura che è nata l’idea. Solo quando impariamo a non fare niente, infatti, iniziamo a osservare i nostri pensieri, e a notare che sfumature prendano…
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