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Come insegnare ai bambini a perdere? Non ci resta che vincere..

“Mamma vinci sempre tu! Allora io non gioco. Non è per niente divertente!” Mai sentita questa frase? Mai beccato tuo figlio che bara ostentatamente per poter vincere? Non ti capita di dover separare i tuoi figli che si picchiano per chi deve stare davanti o per chi ha vinto il gioco o la gara? Se il bisogno di vincere a una certa età è naturale, più difficile per noi adulti capire quando e quanto farli vincere e come insegnare ai nostri bambini a perdere.. Senza troppi pianti e soprattutto, preservando la loro autostima. Un ribaltamento di prospettiva può aiutare..

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Uffa mamma non è giusto. Io non gioco più, tanto vinci sempre tu!

L’importante è vincere perdere

Mia figlia sbuffa.

“Mamma. Perché devi lavorare? Io voglio che giochi con me!”

Alla terza volta, allontano il computer e acconsento.

Prendiamo un pezzo di carta, disegno due linee verticali e due orizzontali, e iniziamo a riempirle di crocette e cerchi.

“Non è giusto mamma! Vinci sempre tu!”

Esclama lei, vicino alle lacrime, con una rabbia faticosamente repressa.

E lì, l’insidioso dilemma: cosa è meglio fare? Farla vincere, o giocare normalmente perché impari anche a perdere?

Tu cosa fai di solito?

Il mio primo pensiero è:

“Deve bene imparare a perdere. L’importante è divertirsi e stare insieme, non chi vince.”

E lei se ne va, “è inutile! Tanto vinci sempre tu! Che gusto c’è a giocare?”

Considero per un attimo l’ipotesi di approfittare di questo momento per tornare a lavorare..

Ma non è così che voglio lasciarla.

Insegnare a perdere, a non imbrogliare..cause perse?

Qualche giorno prima, era successo con suo fratello. Stavamo giocando a memory, un gioco in cui entrambi sono piuttosto forti.. E mentre sono un attimo girata, vedo con la coda dell’occhio che gira di nascosto un paio di carte.

“Eh no! Così a me non va di giocare! O rispetti le regole, oppure io non gioco!”

Un po’ mi vergogno di ammettere che non era mia figlia questa, ero io.. con voce e tono un filino infantile.

E lì per lì pensavo di far bene. Di svolgere appieno la mia funzione educativa..

Sai come a volte ti dimentichi di certe cose che hai letto e imparato, e queste ti ricompaiono magicamente quando meno te le aspetti ma quando più ne hai bisogno? A me è successo proprio così.

Pochi giorni dopo aver costretto mio figlio a non barare e fatto piangere mia figlia per poter vincere a tris, ho ritrovato un libretto assai prezioso alla giusta pagina..

Perché i bambini hanno bisogno di vincere per imparare a perdere

I bambini attraversano una fase in cui hanno bisogno di vincere, per riequilibrare le forze nei nostri confronti e sentirsi in controllo.

Il gioco è l’universo principale di espressione per un bambino; tanto che, in caso sospettiamo lui stia vivendo una difficoltà particolare, permettergli di “giocare” la scena spesso fa tirar fuori più o meno inconsciamente quello che lo angoscia, facendo magari parlare bambole e pupazzi.

Più è piccolo il bambino, più spesso gli capiterà di venire sopraffatto dal volere altrui: dai fratelli più grandi che si impongono, ai compagni di gioco magari più corpulenti, fino agli adulti che si occupano di lui e fanno (giustamente) le regole.

Anche se i limiti imposti sono a fin di bene, quello che il bimbo sente in quel momento è una forte costrizione, una frustrazione della sua volontà.. Ed ecco che il gioco è un momento perfetto per ribaltare la situazione è sentirsi, finalmente, “potente”.

Mai notato come i bambini, soprattutto intorno ai 5-6 anni, abbiano quasi un bisogno vitale di sentirsi “bravissimi” nelle cose che fanno?

La psicologa dello sviluppo Susan Harter ha fatto diverse ricerche sui bambini di questa età scoprendo quanto sia importante per loro primeggiare e vantarsi delle loro incredibili abilità, anche quando non corrispondono esattamente alla verità. Nelle sue interviste, la metà dei bambini sosteneva di essere il più veloce del gruppo..

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Sono velocissima mamma guarda!!

Come faccio allora a insegnargli a perdere? Perché questo, prima o poi, capiterà, ed è una competenza fondamentale.

Quando la voglia di vincere causa litigi tra fratelli a non finire

È a questo punto che ho ripensato in un’ottica tutta nuova la scena seguente.

Stiamo tornando a casa da scuola. Siamo tutti in bici: i bambini sul marciapiede, e io seguo al passo in strada, sulla pista ciclabile.

All’inizio provo sempre una grande tenerezza quando guardo i caschetti colorati e le gambotte ancora tenere da agnellino che pedalano ormai senza rotelle; anzi, forse è proprio orgoglio.

Poi, proprio dopo la prima curva difficile, si innesca la crisi.

Mia figlia supera suo fratello che ha ancora qualche difficoltà in questo passaggio.

Tutto si ferma. Perché è dura essere ultimi. Mio figlio a quel punto piange disperato, si blocca e non va più avanti..

Mentre sua sorella si allontana, e io devo scegliere a quale Santo votarmi.

Perché è inutile chiedere a lei di rallentare o di fermarsi: mio figlio ne approfitterebbe per superarla.. e nessuno vuole essere l’ultimo.

La strategia di lungo periodo per insegnare ai bambini a perdere

Solo adesso che scrivo, capisco che non c’era nulla che avrei potuto dire per confortare i bambini; nessun bla bla sull’importanza di partecipare sarebbe stato efficace sul momento. Avrei dovuto, invece, almeno ogni tanto, lasciarli vincere e permettergli di imbrogliare.. per quanto contro-intuitivo possa sembrare.

Vedi, il fatto è questo: c’è bisogno di una certa dose di sicurezza in sé per poter perdere con grazia. Senza sentirsi sviliti.

C’è bisogno di sentirsi amati indipendentemente dagli errori commessi, dalle partite vinte o perse.

È (anche) vincendo contro di noi che il bambino acquisisce questo senso della sua forza interiore, delle sue competenze, delle sue possibilità.

Questa solidità che gli permette poi di sopportare di perdere, soprattutto quando è con i suoi amichetti o fratelli.. senza che si buttino uno sull’altro per la frustrazione.

Come non pensare alla luce che illumina il volto dei miei figli quando vincono contro di noi genitori a memory?

Non c’è bisogno di farlo vincere sempre; il rischio sarebbe, a quel punto, di non vederci più come l’adulto giusto e capace che fa le regole e lo protegge.

E poi, non si apprezza veramente la vittoria se non si conosce la sconfitta!

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Oggi sono io che faccio volare l’aquilone per primo, domani tocca a te

 

Come fare allora?

  1. notiamo le situazioni in cui per nostro figlio è particolarmente importante vincere – magari in seguito a una giornata di scuola.

  2. diamo tutto il nostro supporto per affrontare quei sentimenti che accompagnano il fallimento: scoramento, frustrazione, rabbia.

  3. ricordiamoci che anche per imparare a perdere ci vuole tempo, e pratica: evitiamo di arrabbiarci perché nostro figlio non sa perdere! E soprattutto, evitiamo di sgridarlo quando sbaglia.

  4. diamo l’esempio.. giocando tanto, con entusiasmo, a giochi adatti all’età del bambino; non esageriamo la vittoria e ogni tanto perdiamo, anche ostentatamente.

  5. inventiamo delle piccole gare affettuose: chi dà più baci, chi resiste di più all’abbraccio, chi riesce a far sorridere per primo l’altro..

  6. prima di un gioco tra fratelli o compagni, o prima di una gara, possiamo usare il “gioco del fare finta” per inscenare entrambe le situazioni: come ci si comporta quando si vince? e quando si perde?

  7. nel caso di bambini particolarmente volitivi, il desiderio di vincere può essere una richiesta di attenzione- non fa mai male dedicarci per almeno dieci minuti a loro senza distrazioni per rinforzare il loro senso di essere importanti ai nostri occhi.

E poi sorridiamo, vedendo una nuova sicurezza crescere in nostro figlio.

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Per insegnare a perdere, ci vogliono..

Se ti stai chiedendo come ho fatto a risolvere il dilemma dei nostri tragitti in bicicletta, posso risponderti solo a metà.

Ho sperimentato che chiedere alla più grande di “cedere” e lasciare il posto al piccolo non soddisfa nessuno: lei lo trova ingiusto, e suo fratello sa di non aver vinto un bel niente.

La stanchezza dopo la scuola faceva sì che mio figlio non riuscisse a controllarsi né ad ascoltarmi.. Ma io dovevo comunque fare in modo che nessuno si mettesse in pericolo in strada.

Pensa che ti ripensa, ho atteso che fossimo tornati a casa.

Solo una volta che tutti eravamo seduti al tavolo della cucina a fare merenda, ho parlato.

Allora bambini. Io ho un problema. Capisco che vogliate stare davanti, ma vedete bene che non è possibile essere primi contemporaneamente.

Io però ho bisogno di potervi vedere, e che possiamo andare insieme a casa da scuola senza rischiare che vi mettiate in pericolo perché chi è rimasto indietro si ferma e piange e l’altro corre avanti.

Come possiamo fare? Avete in mente delle soluzioni?

…partecipazione ed equilibrio

Ho preso questo rischio di coinvolgerli. Aveva funzionato quando i miei figli litigavano per chi dovesse essere accompagnato per primo in classe, e alla fine avevamo deciso insieme di attribuire un colore a ogni bambino e segnare a giorni alterni quando avrei portato prima uno e quando l’altro.

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Allora, che soluzione possiamo trovare?

E incredibilmente, aveva funzionato: bastava guardare il calendario prima di uscire. E non c’erano più le accuse di preferire l’uno o l’altro.

Anche in quella situazione, dopo un paio di proposte poco realizzabili, l’idea è arrivata da mia figlia:

Possiamo fare a turno mamma! Segniamo sul calendario che giorno va prima lui, e che giorno io!

E sai qual è il bello di questo sistema? Che siccome è una loro proposta, sono molto più inclini a permetterti di metterla in pratica.

Non posso ancora dire che abbia funzionato, però: nel frattempo la scuola è finita. La risposta a settembre..

Fonti, riferimenti, approfondimenti

Quando i miei bambini litigano su chi deve vincere, tiro fuori il famoso poster. Se ancora non l’hai scaricato, lo trovi qui!

Più in basso, troverai invece un elenco di siti e articoli consigliati o da cui mi sono ispirata.

Lascia un commento per raccontare come fai quando i tuoi figli rifiutano di perdere!

La biblioteca di riferimento

Nota : i link verso Amazon.it o www.ilgiardinodeilibri.it sono affiliati: significa che se clicchi e decidi di effettuare un acquisto, io percepisco una piccola commissione senza costi aggiuntivi per te.

  • Non tutti gli psicologi sono concordi nel dire se sia giusto o meno far vincere i propri figli e in che misura. La psicologa francese cui ho fatto riferimento è Isabelle Filliozat, che ammiro molto. Purtroppo il libro da cui ho tratto ispirazione non è stato tradotto in italiano, ma trovi di molto validi: “Le ho provate tutte!” e “Le emozioni dei bambini” (anche su Il giardino dei libri)

  • Non ho ancora letto “Amarli senza se e senza ma. Dalla logica dei premi e delle punizioni a quella dell'amore e della ragione” dell’educatore americano Alfie Kohn, ma solo qualche estratto, e il suo approccio mi trova completamente d’accordo. Analizza il modo di vedere più comune e lo ribalta per interrogarsi non su come fare a far sì che i bambini facciano quello che vogliamo noi, ma come capire i bisogni reciproci e fare in modo che entrambi vengano ascoltati empaticamente. (Lo trovi anche qui)

  • Molto interessante l’approccio di Anna Oliverio Ferraris, intervistata qui da Nostrofiglio.it: insegniamo ai bambini a perdere anche attraverso il nostro atteggiamento verso gli errori e l’apprendimento. Quando forziamo troppo i bambini a “bruciare le tappe” e li sommergiamo di stimoli, ad esempio; o quando li sgridiamo di fronte a un errore o uno sbaglio.

  • Molto tenera e divertente al tempo stesso la riflessione di Serena sullo stesso tema!

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