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I bambini di oggi: ma è vero che si comportano peggio di quelli di ieri?

Bambini irrequieti, vite frenetiche, notizie allarmanti sui giornali che diffondono quella sensazione di degrado.. Ma è vero che i bambini di oggi si comportano tanto peggio di quelli di ieri? Che non c’è più rispetto, che le nuove generazioni cresciute con internet hanno perso il senso della relazione agli altri? Il dibattito è aperto.

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I bambini di oggi, sono davvero più difficili?

Altro che i bambini di oggi, ai miei tempi…!

Sgranavo gli occhi, poi aggrottavo la fronte, cercando di capire.

“Ai miei tempi, un bambino non si sarebbe mai permesso di rispondere così a un adulto!” aveva detto mio nonno.

E io non sapevo se sentirmi minacciata (dovevo vergognarmi?) o sollevata (che almeno mi son risparmiata quei tempi bui).

“Non rispondere così a tua madre! Guarda che quando ero piccolo io mi sarei preso un ceffone..” dice ora mio marito a nostra figlia.

Cerchio che si chiude o spirale che scende nel precipizio?

Se ci fidiamo delle notizie di cronaca sui giornali, è facile cadere preda dello sgomento. Abbiamo, in ordine sparso:

  • Adulti incatenati al cellulare, sempre meno capaci di sopportare le frustrazioni;

  • diffidenza, paura del diverso, manifestazioni di intolleranza;

  • scuole con poche risorse;

  • sconforto, impotenza, e quindi risentimento..

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È solo una questione di dove volgiamo l’attenzione?

Eppure mi ricordo, quando ero bambina. La guerra del golfo. Gli anziani che si lamentavano di noi sull’autobus.. Il mio sguardo è preda della mia interpretazione individuale per servire da prova.

Poi, però, penso a quella bambina che in un quartiere vicino al nostro, ha scritto al sindaco per organizzare una raccolta rifiuti nei parchi cittadini.

A quel ragazzino che mi ha chiesto scusa dopo avermi urtato per sbaglio.

Alle bimbe che si sono precipitate ad aiutarmi quando avevo fatto cadere per sbaglio la spesa mentre ero in bicicletta.

Ricordo i bambini di un campo nomadi non lontano da casa, che abbiamo sorpreso mentre costruivano un riparo di fortuna per un uccellino ferito.

Guardo ai compagni di scuola dei miei figli, e mi chiedo: ma sono io che sono fortunata, faccio io una selezione inconsapevole e guardo solo a ciò che va bene?

È vero che i bambini di oggi sono più difficili, e la colpa è chiaramente nostra, o è l’effetto naturale dei tempi che cambiano?

Quanto dobbiamo rimetterci in discussione, genitori?

Alla ricerca di una plausibile “verità” sui bambini di oggi

Partiamo da una premessa di base: io sono un’inguaribile ottimista. Il mio punto di vista è chiaramente di parte e tutt’altro che obiettivo.

Cosa ne dici però di fare diverse considerazioni, prima di buttarci nel giudizio?

Cosa può aver portato a farci supporre che i bambini di oggi siano più “difficili”, meno inclini ad ascolto e disciplina?

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I bambini di oggi e lo stile autoritario di ieri

Fino a qualche decennio fa, correggimi se sbaglio, tutta la nostra società era impostata a uno stile relazionale gerarchico e autoritario.

A tutti i livelli: in famiglia, come nelle istituzioni, chi deteneva il potere dettava le regole, e gli altri obbedivano.

Lo stile autoritario ha notevoli vantaggi: (lista non esaustiva)

  • le regole sono chiare. Si fa come dico io, senza troppi giri di parole. Tu non devi pensare, ma fare;

  • regole chiare vuol dire anche grande senso di sicurezza. Non ho bisogno di farmi domande;

  • la società tiene a bada i comportamenti indesiderati con le punizioni.

.. e anche diversi svantaggi:

  • le regole vengono seguite per paura e non perché sentite e interiorizzate come giuste; (da cui la tentazione di non aderirvi quando non si è sorvegliati, ad esempio)

  • non si rimettono in discussione le regole, ci si de-responsabilizza (e sappiamo tutti a cosa questo abbia portato qualche decina di anni fa)

  • ci si rimette alla “bontà e senso di giustizia” di chi fa le regole

Cos’è successo che ha sradicato questo modello, e cosa c’entra coi bambini di oggi?

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Fattore 1: il ruolo della donna e i bambini di oggi

Il primo cambiamento grosso è avvenuto quando, durante le due guerre mondiali, la maggior parte degli uomini erano al fronte, e quindi le donne hanno iniziato a essere molto più attive, a lavorare, a guadagnare uno stipendio, e a essere indipendenti.

Si è perso così, molto gradualmente, quel modello patriarcale con la donna sottomessa all’uomo.

Dalla scala familiare, il modello si è allargato alle altre sfere della vita in società.

Ma restiamo ai bambini: in quel modello di famiglia autoritaria, la mamma si sottometteva al papà.

I bambini avevano davanti agli occhi questo esempio: c’è un’autorità a cui obbedire, punto.

Dal momento in cui questo modello è cambiato, anche per i bambini è venuto meno questo esempio di relazione gerarchica e rispetto indiscutibile dell’autorità.

I bambini di oggi non si sottomettono più così facilmente a un’autorità indiscutibile.

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Fattore 2: l’informazione e i bambini di oggi

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Le tecnologie che hanno trasformato i rapporti sociali anche in famiglia…

Secondo grosso cambiamento: internet.

Pensiamoci bene: in fondo, prima di poter chiedere a Google.. si chiedeva a chi ne sapeva di più.

Il genitore era il detentore del sapere per eccellenza, per un bambino.

Sapere è potere, giusto? Oggi però, quando non so rispondere a una domanda di mio figlio, lui non dice chiedo a papà, ma chiedo a Google..

Anche questa orizzontalità dell’accesso all’informazione ha modificato il modo in cui i bambini di oggi vivono la relazione all’adulto.

I bambini di oggi, futuri impiegati di domani?

Ci sono infiniti articoli e libri sulle generazioni X, Y e Z e su come sia meglio gestirli sul lavoro.

Management intergenerazionale: come conciliare le esigenze di un generazione X con quelle di un babyboomer?

A me piace fare il parallelo tra gestione familiare e management, trovo che ci siano diversi punti di ispirazione e contatto, non trovi?

Possiamo dire allora che i cambiamenti invocati sullo stile di management riflettono il cambiamento delle aspettative, delle esigenze e dei comportamenti..

I bambini di oggi sono diversi da quelli di ieri perché noi adulti viviamo le nostre relazioni agli altri, e all’autorità, in modo diverso.

Vogliamo contribuire, partecipare, dire la nostra; sentirci coinvolti, liberi, e non costretti.

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Qual è il rischio di questi cambiamenti?

Perché cambiare è difficile? Perché il nostro cervello è costruito per appoggiarsi su vecchi automatismi, connessioni neuronali registrate fin dall’infanzia e ripetute infinite volte. Ci fa risparmiare tempo ed energie, questo modo di reagire automatico.

Da una generazione all’altra, allora.. abbiamo cambiamenti e resistenze. Da un lato vogliamo fare “meglio” dei nostri genitori, dall’altro non sempre ci riusciamo perché sotto stress, il cervello riprende le vecchie risposte automatiche..

Ecco perché tra il dire razionale e consapevole, e il fare nel momento di tensione, c’è di mezzo un mare di neuroni da ridirigere.

Navighiamo a braccio tra i residui di uno stile autoritario e quello di uno permissivo, spesso oscillando tra i due come su di una nave in balìa dei venti

La ricerca, e l’affermazione, di uno stile autorevole, quella famosa via di mezzo dell’equilibrio, richiede un tempo di adattamento generazionale..

Variabile secondo la nostra capacità e disponibilità e rimettere in discussione certi modelli automatici, nonostante la fatica, lo stress, gli sguardi giudicanti

E nel frattempo, provando “cosa funzioni” e cosa no, abbiamo a volte un eccesso dell’uso della forza, a volte l’assenza di regole..

Bambini di oggi che riflettono la ricerca di un nuovo equilibrio dei genitori di oggi.

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Bambini e genitori di oggi in evoluzione

Come guardi allo scorrere del tempo?

A me piace considerarlo un ciclo, o forse meglio una spirale.

Siamo in costante evoluzione, ma nutriamo una naturale e protettiva diffidenza ancestrale verso ciò che non è più come prima.

Mia figlia, d’altra parte, gioisce del suo “essere grande” tanto quanto si rattrista del non poter più esser presa in braccio come quando era piccola..

Allora no, non penso che i bambini di oggi siano “peggio”. Penso che siano più difficili, a volte, perché non ci basta più dire la regola e pretendere che sia eseguita, “perché lo dico io”.

Ci vuole un senso, un coinvolgimento, una partecipazione collaborativa che rimette in discussione costante il nostro ruolo e le nostre convinzioni.

Lo stesso senso, coinvolgimento e partecipazione che vorremmo mettere sul lavoro per sentirci contenti di contribuire.

La crescita è cammino, e sarebbe un peccato tornare indietro a metà strada, non trovi?

Fonti, riferimenti, approfondimenti

Ecco un elenco di siti, libri e articoli consigliati o da cui mi sono ispirata!

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  • L’analisi storica sommaria che ho riportato viene da quanto riportato da Jane Nelsen sulle teorie dello psicoterapeuta Alfred Adler. Le trovate nel libro che presenta la disciplina positiva (tra l’altro è appena uscita la nuovissima edizione italiana!). Lo trovate su Amazon e su Il Giardino dei Libri

  • Per un’analisi a mio avviso accurata e molto interessante dei rischi cui vanno incontro i bambini ( e i genitori) di oggi, consiglio la lettura di questo articolo – non farti scoraggiare dal titolo drammatico. Le indicazioni date sono molto sensate e pragmatiche, possiamo lasciar da parte gli allarmismi e concentrarci sui piccoli passi che possiamo portare avanti.

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