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Ma Cosa Vogliono i Bambini? 9 Consigli per un Rapporto Genitori Figli Straordinario

Forse stiamo sbagliando. Teorie, lambiccamenti, discussioni. La ricerca del Sacro Graal della pedagogia, ovvero: la ricetta per tirar su i figli con la certezza di riuscire a crescerli felici, amati, indipendenti. Ma cosa vogliono davvero i bambini dai loro genitori? E se per un sano rapporto profondo tra genitori e i figli ci fosse soprattutto bisogno di ridurre, semplificare, tornare all’essenziale? 

Costruire un rapporto genitori – figli nel caos quotidiano

“Sei cattiva mamma! Non è giusto! Non fai mai come ti diciamo noi!”

Probabilmente ho accelerato il passo senza volerlo. Serrato la mascella, in un ultimo tentativo di controllarmi.

Risuonano nella testa le vecchie frasi trite e ritrite, “Ma insomma, con tutto quello che faccio per voi! Non siete mai contenti!” schiere di antenati che si sfregano le mani pensando all’ironia dei cicli che si ripetono.

Ci facciamo in quattro per renderli felici. Far vivere loro esperienze memorabili, proteggerli, incoraggiarli. Eppure, sembra sempre che ci sfugga qualcosa..

“Non lo sai neanche cosa voglio, mamma.” c’è una disperazione sincera nella voce di mia figlia che mi catapulta alla sua adolescenza.

Nonostante tutto, c’è un certo senso di sicurezza a sapere i nostri figli ancora piccini, come se potessero in qualche modo appartenerci.

Le improvvise consapevolezze della mia bambina mi pongono costantemente davanti a nuovi interrogativi.

Stiamo facendo la cosa giusta? Li stiamo crescendo bene? Di cosa hanno davvero bisogno da noi i bambini?

Amore, comprensione, protezione.. restano parole luccicanti ma troppo dense nel via vai quotidiano.

Certo che amo incondizionatamente i miei figli, che voglio il loro bene. Ma come si traduca questo nelle azioni e scelte concrete di ogni giorno è tutto un altro paio di maniche.

È istintivo scrollarsi di dosso le lacrime dei bambini dicendoci “Sono io l’adulto, so io cosa è meglio per voi..”

Per tanti aspetti è anche vero. Ma forse, provare a chiederci cosa vogliono i bambini da noi – veramente, non mangiare il gelato tutti i giorni e guardare i cartoni 24 ore non stop- ci aiuterebbe a trovare un migliore equilibrio.

Ho raccolto qualche idea per aiutarci a passare dalla teoria alla pratica, dallo scoramento alla riacquisita fiducia.

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#1. La Regola d’Oro del rapporto genitori – figli: Dare l’esempio

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Non appena mia figlia aveva imparato a stare seduta, aveva subito preso l’abitudine di mettersi davanti alla libreria e far cadere, uno a uno, tutti i libri.

Poi ne prendeva uno o due in mano, li sfogliava tirando e stropicciando e strappando.

Anni e chili di libri dopo.. Oggi mi sembra ovvio, ripensandoci, che:

a) avrei potuto spostare i miei libri in uno scaffale più alto; (cosa che poi ho fatto)

b) mia figlia non poteva capire il mio: “Non si buttano giù i libri!”

A quell’età, ma allora non lo sapevo, i bambini non sono ancora in grado di astrarre e tenere a mente due concetti contemporaneamente (l’atto di prendere il libro e buttarlo a terra e la sua negazione).

Per non parlare poi della capacità a inibire gli impulsi, che viene ancora più tardi.

Né mi rendevo conto dell’effetto che doveva fare a mia figlia il vedere prima i miei sorrisi divertiti, poi lo sguardo esasperato e infine la faccia contorta in una smorfia da “NO!”.

Non c’è da stupirsi che volesse provare, ancora e ancora, per verificare che l’effetto su di me fosse sempre lo stesso.

I bambini sono scienziati in erba mica da ridere.

Ancora adesso, 6 anni dopo, mi ritrovo a fare lunghi discorsi complicati e irti di concetti difficili. Quando in molti casi basterebbe mostrare ai bambini come si fa.

Alzarsi, prendere il libro e mostrare a mia figlia come si tiene in mano, come si sfoglia, come si rimette a posto. E ripetere i gesti infinite volte, fino a che la sequenza non si registri nella sua mente.

Solo che dare l’esempio è difficile.

Perché dare l’esempio è difficile?

Intanto, perché siamo stanchi; il nostro primo impulso è restare dove siamo e usare le parole.

Ci sembra più “economico” lì per lì, perché ci dimentichiamo di mettere in conto il lungo periodo.

E poi, perché il vecchio proverbio “predica bene chi razzola male” non è mica andato a male.

“Non si mangia in giro per casa!” dico prima di afferrare un grissino e correre in bagno per vedere se la lavatrice ha finito. Ehm.

“Bisogna assaggiare prima di dire che non ci piace” propongo, piena di buone intenzioni.

Salvo storcere il naso inorridita quando mio figlio mi incita pieno di entusiasmo ad assaggiare la pasta coi fagioli “è buonissima mamma!” mentre io preferirei di gran lunga un temporaneo digiuno.

Questa cosa dell’esempio mi serve come cartina di tornasole per rivedere le mie priorità sulle regole su cui voglio insistere.

Mi sono accorta che nei periodi di stress e stanchezza, mi è più facile abbaiare ordini a destra e a manca come un caporale, che predisporre le condizioni per facilitare la collaborazione..

Con conseguente ammutinamento, conflitti e rabbia.

Poche, semplici regole che posso far applicare fino in fondo e su cui sono esemplare funzionano di più che tirarne fuori una nuova al giorno senza riuscire a dare seguito.

#2. Alla base di ogni rapporto, anche quello tra genitori e figli: Riempire il serbatoio affettivo

“Su, basta prenderlo in braccio! Poi prende il vizio!” questa credenza è così forte che rimane nell’imprinting genitoriale anche quando i bambini non sono più piccoli.

Quando ci rifiutiamo di abbracciarli o coccolarli nonostante l’evidente bisogno di contenimento, perché non vogliamo, col nostro gesto affettuoso, rinforzare un comportamento inadeguato.

Il problema con questo ragionamento è che i bambini hanno BISOGNO di coccole, abbracci, contatto fisico.

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Il bisogno scientifico di affetto

In un famoso esperimento, lo psicologo americano Harry Harlow ha separato dopo poche ore dalla nascita delle scimmiette dalla loro mamma.

Alcune di loro sono state messe in gabbia con due “mamme surrogate”, una fatta di fil di ferro, e l’altra di un materiale morbido; entrambi i surrogati avevano un sistema per dare il latte.

A un secondo gruppo di scimmie veniva assegnato a caso o il surrogato di filo o quello di materiale morbido.

I risultati hanno dimostrato che:

a) le scimmie preferivano il surrogato morbido e vi facevano riferimento per calmarsi e trovare conforto anche quando non avevano altri bisogni fisiologici;

b) le scimmie che avevano a disposizione questa finta mamma morbida mostravano un attaccamento emotivo e comportamenti “normali” in caso di eventi stressanti, cercando rifugio nella mamma. L’opposto invece accadeva alle scimmie cresciute solo con la finta mamma di fil di ferro, che non forniva alcun conforto né riferimento per calmarsi in caso di bisogno.

In poche parole: il legame tra adulto di riferimento e bambino non dipende esclusivamente dalla soddisfazione di un puro bisogno fisiologico come la fame, ma anche di bisogni emotivi e affettivi.. e passa dalle coccole e dal contatto fisico.

E questo è vero anche per i bimbi più grandi: un abbraccio e una carezza permettono di ricaricarci dalle tensioni della giornata, di ritrovare quella sicurezza interiore che è venuta magari meno dopo tutta la giornata lontani.

Proprio come un vero e proprio serbatoio che si svuota e ha bisogno di riempirsi grazie a piccoli momenti condivisi.

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#3. Regole sì, ma con empatia e rispetto

Capire il punto di vista dei bambini e mostrarci empatici e comprensivi di fronte ai loro bisogni e difficoltà non implica necessariamente “dargliela vinta”.

Se limiti e conseguenze sono posti con chiarezza in anticipo, nulla vieta di mostrarci dispiaciuti quando i bambini li infrangono e incorrono nelle conseguenze.

Insomma, a volte ci arrabbiamo perché abbiamo paura di essere inefficaci, di perdere il controllo, e perdiamo di vista l’obiettivo finale che, in fondo, non è avere ragione ma insegnare ai nostri figli a capire da soli cosa è giusto e cosa no, e assumersi le responsabilità delle loro scelte.

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#4. Insegnare a fidarsi di se stessi

Le prime volte che mia figlia ha voluto provare a saltare dai gradini ero piuttosto terrorizzata. Più era in alto, più le piaceva buttarsi.

Se non l’avessi lasciata provare, e anche cadere qualche volta, non le avrei mai permesso di imparare, né di darle quella fiducia che viene dall’aver superato un ostacolo.

Per me però è stato difficilissimo.. perché abbiamo l’istinto di voler proteggere i nostri bambini da ogni sofferenza e delusione.

E allora, siamo noi a dire ai nostri bambini quando hanno caldo e quando hanno freddo; a decidere se hanno o meno ancora fame.

Lo facciamo con le migliori intenzioni del mondo, ma pericoli imminenti a parte, non ci rendiamo conto di privarli di un’occasione per conoscersi e fidarsi di se stessi, del loro corpo.. o di imparare dai propri errori.

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#5. Per un buon rapporto tra genitori e figli è importante parlare, insieme.

“Com’è andata oggi? Cos’hai fatto a scuola?”

“Non mi ricordo”

Domande meccaniche, a volte poste mentre ripassiamo la lista delle cose da fare non appena arriviamo a casa.

I bambini non sono nostri amici né confidenti, ma adorano quando anche noi prendiamo il tempo di raccontare qualcosa delle nostre giornate, del nostro mondo di adulti. Allora, la conversazione diventa un vero scambio piacevole.

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#6. Ascoltare

Quante volte davanti a una confidenza abbiamo l’impulso di sparare a raffica una serie di consigli e possibili soluzioni, e non ci accorgiamo che il nostro interlocutore prova inutilmente a farci ritornare sul suo discorso.

Dare consigli ci fa sentire utili, importanti.

Solo che diventa un riflesso automatico: appena intuiamo vagamente il problema, smettiamo di ascoltare davvero perché i nostri pensieri schizzano in tutte le direzioni alla ricerca della soluzione.

Dimenticando che spesso il sostegno più importante è proprio esserci, senza offrire subito una soluzione o un giudizio, ma solo un orecchio attento e presente.

#7. Accettare che i bambini sono unici, diversi da come ce lo aspettavamo

Siamo creati per fare i confronti.

Come facciamo a valutare e interpretare se non ci compariamo a uno standard? Ovvio.

È così automatico che non ce ne rendiamo sempre conto; e coi nostri figli può diventare fastidioso..

  • li confrontiamo coi compagni della loro età;

  • paragoniamo i fratelli tra loro;

  • li confrontiamo con le nostre aspettative.

Senza accorgercene, ci addolciamo o irrigidiamo nei loro confronti.

Prima di incoraggiare, spronare, correggere.. ricordiamoci allora che tutti noi abbiamo bisogno di sentirci amati e accettati per come siamo, e solo quando abbiamo questa profonda certezza troviamo anche la voglia e la forza di migliorarci.

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#8. Tanto incoraggiamento, senza lode

Mia figlia era di umor nero. Stava disegnando insieme al papà, sforzandosi di ricopiare la figura di un libro delle principesse, quando improvvisamente è scoppiata a piangere disperata.

“È inutile! Non sono capace!”

“Ma se sei bravissima amore!”

E là, la reazione inaspettata: grida di rabbia furibonde.

“Non è vero che sono brava! Mi dici le bugie!”

La scena è rimasta in un angolo della mia testa; catalogata sotto “episodi strani dei bambini”.

Ci ho ripensato tempo dopo, approfondendo la differenza tra lodi e incoraggiamenti.

Anche se la lode è sincera in effetti, rimane un motivatore esterno, poco efficace quando cozza con le nostre convinzioni profonde. Come nel caso di mia figlia.

Diverso invece quando incoraggiamo partendo dai fatti: “stai seguendo il tuo impegno di provare a fare un disegno ogni giorno!” enfatizzando coi toni e la postura non tanto la nostra approvazione, quanto il motivo per cui i bambini possono essere fieri di sé.

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#9. Come alla base di ogni buon rapporto, la libertà: genitori, lasciate ai bambini la scelta

Anche se si tratta di scegliere il colore della maglietta o il tipo di bicchiere, permettere ai bambini di avere voce in capitolo su quello che li riguarda (in modo adeguato all’età ovviamente) è talmente un sollievo per loro.

Ci dimentichiamo quanto possa essere stressante sentirsi ripetere ordini a valanga per tutto il giorno, e quanto invece ci dia la carica sentire di avere un po’ di controllo sulle nostre vite.

Effetto collaterale non indifferente: scegliere insegna anche a prendere la responsabilità della conseguenza.

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22 commenti su “Ma Cosa Vogliono i Bambini? 9 Consigli per un Rapporto Genitori Figli Straordinario”

  1. Mi trovo molto in difficoltà nel commentare questo tipo di articoli, non ho figli, però penso che certe sia importante per tutti riuscire a trovare una buona fonte di consigli, e suggerimenti che possano dare una mano a chi effettivamente ha bisogno d’aiuto, la cosa che trovo molto piacevole è ce il modo e il linguaggio che scegli, è si specifico ma senza voler per forza apparire come una psicologa, piuttosto una persona con cui parlare che però saprebbe ascoltare ciò che un genitore ha da dire.

  2. io non ho figli ma penso che cosa più importante per un bambino sia la presenza fisica e mentale dei genitori…… purtroppo tanti fanno dei bimbi per poi lasciarli ai nonni, nonni che diventano genitori affidatari…… questo personalmente non lo ritengo giusto…… i bambini non sono dei giocattoli

  3. Adoro questo articolo, me lo sono letto e riletto perché cavolo se è vero tutto ciò che hai scritto e caspita se è difficile!
    Cerco sempre di dare tutto quello che ho e a volte basterebbe solo una parola detta diversamente per ridere insieme

    1. Ciao Laura, grazie! Eh già è ero che è difficile e appassionante.. ed è proprio come dici tu, a volte basterebbe una parola detta diversamente! Ma penso che quello che conta sia il volgere un’attenzione cosciente e potersi dire che abbiamo ogni giorno, in ogni istante la possibilità di fare meglio, e godersi l’avventura nel frattempo 🙂

  4. Il tuo articolo mi ha dato modo di riflettere parecchio. Non ho ancora figli ma posso solo immaginare come possa essere straordinario ma allo stesso tempo difficile essere genitori e cercare di educarli, dando loro l’esempio, le regole, la fiducia in se stessi ma soprattutto l’affetto.
    Maria Domenica

    1. Maria Domenica, eh già: straordinario e meraviglioso e intenso e difficile e sempre diverso da come te lo eri immaginato! Ma in generale una bella avventura 🙂

  5. Come mamma di un’adolescente posso dire che non si è mai contenti del rapporto genitore-figli perchè si pensa di sbagliare in continuazione pero’ è anche giusto mettersi sempre in discussione per migliorare ogni aspetto di questa difficile ma intenso percorso.
    Grazie dei consigli.

    1. Ciao Giusy, credo proprio che la difficoltà maggiore dell’essere genitori è che non sappiamo mai se stiamo facendo bene se non (forse) dopo! ma sono convinta che finché restiamo presenti e disposti a rimetterci in discussione la relazione si possa sempre migliorare

  6. Consigli utilissimi che insegnano anche ai genitori ad entrare nel mondo dei loro figli, bisogna insegnare loro l’affetto, donando affetto; donare comprensione, imparando a comprendere le scelte dei propri figli anche se non si condividono tali scelte. è una scuola, in cui ogni giorno si impara qualcosa e si deve fare sempre esercizio.

  7. Io credo che i bambini abbiamo fondamentalmente necessità di sentirsi amati, incoraggiati e approvati. Ogni bambino è un caso a se ma una buona dose di empatia tra genitori e figli può aiutare a comprendere le esigenze e le difficoltà del singolo figlio.

I commenti sono chiusi.

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